Verona-in online, 13 febbraio 2017 (c.m.c.)
Le vicende di questi ultimi giorni, legate all’accoglienza dei profughi in città e in provincia, aiutano molto a chiarire perché in Italia, ogni volta che ne arriva qualcuno, ci troviamo perennemente nella confusione più totale e nell’emergenza.
Le politiche migratorie sono regolate dalla Legge 189 del 2002, la Bossi-Fini. Non si può quindi ragionevolmente pensare che contenga indicazioni buoniste o di sinistra. In base a questa legge il Prefetto di Verona ha deciso di destinare all’accoglienza di una quindicina di profughi (mica migliaia) un edificio del quartiere San Zeno, sede dello Sportello Immigrazione. La Lega Nord ha promosso una raccolta di firme contro questa decisione, raccogliendone 517, fra persone della zona e passanti occasionali.
Poco lontano, a Lugagnano, il Prefetto ha pure richiesto al Sindaco la disponibilità ad accogliere giovani profughi o mamme italiane vittime di violenza coi loro bambini. Il Sindaco Mazzi, invece di opporsi, ha avviato una serie di incontri coi membri della sua comunità, cercando di coinvolgere tutti per trovare la soluzione migliore. Ha fatto il suo dovere. Si sta dando da fare per risolvere il problema nel migliore dei modi invece di crearne altri.
Le leggi in materia, anche se discutibili, ci sono. Vanno ottemperate senza sollevare continue opposizioni. Basterebbe organizzarsi, basterebbe che tutti si attivassero per fare la propria parte e i cittadini non vivrebbero in uno stato d’ansia permanente per le paure sollevate ad arte da politici poco interessati al loro benessere. I problemi sono già tanti senza che ci sia chi li ingigantisce.
Detto questo, diamoci da fare perché questi centri funzionino al meglio. Mi pare che la scelta di favorire gruppi poco numerosi, all’interno della città, sia più positiva rispetto a quella dei grandi CIE sovraffollati e isolati che abbiamo visto tante volte in televisione.
E’ importante che ci siano regole ferme e chiare e che gli ospiti vengano coinvolti nella gestione del Centro, nella sua pulizia, nella preparazione dei pasti… Lasciare delle persone inattive serve solo ad incattivirle. Bisognerebbe organizzare da subito corsi di lingua italiana per dar loro la possibilità di comunicare in fretta; far intervenire i mediatori linguistico-culturali (a Verona ce ne sono molti, formati anche attraverso Master universitari); mettere i richiedenti asilo in contatto con i loro compatrioti arrivati in Italia già da tempo; creare occasioni di incontro con gli abitanti del quartiere per facilitare la loro inclusione sociale.
Fra un po’ avremo una nuova amministrazione cittadina; spero che si adoperi da subito per organizzare una dignitosa accoglienza di queste persone, che non scappano da casa per puro divertimento, favorendo in questo modo anche la serenità di tutti i cittadini.