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Giampiero Martinotti
Spunta l'isola disegnata dalle archistar
30 Luglio 2008
Articoli del 2008
Dubai insegna: dopo la cementificazione delle coste, a Montecarlo ci si allarga sul mare aperto con le solite “grandi firme”. La Repubblica, 30 luglio 2008 (f.b.)

Anche Montecarlo si è arreso alle star dell ‘architettura, ha chiamato a raccolta le grandi firme per costruire 275 mila metri quadri sull ‘acqua e allargare così il perimetro di appena due chilometri quadrati che racchiude il principato. Come ha ricordato nei giorni scorsi Le Monde, Alberto II ha "mondializzato" i suoi appalti, messo fine alla regola che voleva in concorso solo i monegaschi e si è offerto il lusso di una competizione con il fior fiore dell ‘architettura mondiale: Norman Foster, Rem Koolhaas, Frank Gehry, Christan de Portzamparc, Daniel Libeskind e diversi altri chiamati a riflettere su come rendere ancor più attraente per i ricchi "Le Rocher".

Da un secolo e mezzo a questa parte Monaco ha cercato di allargarsi costruendo sull ‘acqua, ma stavolta il progetto, lanciato nel 2006 da Alberto, è faraonico: 10-12 ettari di città da costruire sul mare con un investimento di otto miliardi di euro. «Si tratta di preparare il futuro, rimediando all ‘attuale insufficienza delle superfici immobiliari e degli spazi destinati al pubblico», ha detto Sua Altezza Serenissima. I vincitori si conosceranno a fine anno e il complesso dovrebbe essere interamente realizzato nell ‘arco di una quindicina d ‘anni. A investire non sarà il principato, che si limiterà a pagare le attrezzature pubbliche, bensì i privati, che recupereranno i loro soldi con la vendita al metro quadro. Sull ‘isola artificiale troverà posto un grande complesso culturale, destinato ad essere «una vera opera d ‘arte per rafforzare la notorietà del principato». E poi alloggi, commerci, alberghi, uffici. Per i ricchi, naturalmente, visto che sono loro a fare la fortuna di questo minuscolo lembo di terra dove l’imposta sul reddito delle persone fisiche è inesistente.

Jean-Paul Proust, ex questore di Parigi e oggi capo del governo monegasco (è la Francia a scegliere il "ministro di Stato" del principato), ha detto a Le Monde di non voler ripetere gli errori del passato, i casermoni alti decine di metri che sfigurano la città: «Costruiremo una città bassa, al massimo trentotto metri sopra il livello del mare. Non rovineremo la prospettiva dalla riva. L ‘estensione prenderà la forma di un capo che avanza piuttosto lontano in mare».

Una sfida non solo per gli architetti, che dovranno immaginare qualcosa di nuovo e, si suppone, di spettacolare. Ma anche per gli ingegneri. Non tanto perché dovranno costruire sul mare, ma perché dovranno rispettare l ‘equilibrio ecologico dei fondi marini, evitare di dirottare le correnti marine, magari costruendo su moderne palafitte. Una sfida tecnologica di tutto rispetto a due passi dall ‘imbocco del porto. Lì è già in costruzione il nuovo Yachting Club disegnato da Norman Foster e destinato ai miliardari che arrivano qui con i loro panfili che assomigliano a grandi ville galleggianti (solo Saint-Tropez può rivaleggiare con le barche di Montecarlo). E sempre lungo la costa è in costruzione il nuovo ospedale, naturalmente all ‘avanguardia dal punto di vista sanitario come dal punto di vista del comfort.

Progetti faraonici per uno staterello fiorente come pochi altri: 32 mila abitanti, di cui solo 8 mila monegaschi, e 45 mila posti di lavoro. Nel 2007, lo Stato ha incassato 730 milioni di euro e ne ha spesi 789, per un terzo destinati agli investimenti. La metà delle entrate fiscali viene dall ‘Iva, mentre non c ‘è Irpef e nemmeno imposta sulle società quando realizzano tre quarti del fatturato nel principato. Il giro d ‘affari generato nei due chilometri quadrati su cui regnano i Grimaldi è stato nel 2006 di ben 13 miliardi di euro. I soldi per i progetti faraonici, insomma, non mancano, anche se Monaco continua ad avere una brutta reputazione in materia fiscale e di riciclaggio, malgrado gli sforzi di Alberto per riacquistare un ‘immagine più lusinghiera. In ogni caso, questa immagine non sembra disturbare più di tanto i 45 mila residenti: poche settimane fa, uno dei più grandi chef francesi, Alain Ducasse, ha avuto il rarissimo onore di vedersi conferire la nazionalità monegasca. E non ha esitato ad abbandonare il suo passaporto francese pur di godere dei privilegi fiscali del principato.

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