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Carlo Di Foggia
Spiagge, ci riprovano: condono o svendita
13 Novembre 2015
Poteri forti
«Quello delle spiagge è un rito che si ripete puntuale ogni anno. La questione è vecchia, e risale al 2006, quando il governo Prodi nella Finanziaria decise di mettere ordine sulla materia rivedendo i canoni legati alle attività turistico-balneari, spiagge comprese».

«Quello delle spiagge è un rito che si ripete puntuale ogni anno. La questione è vecchia, e risale al 2006, quando il governo Prodi nella Finanziaria decise di mettere ordine sulla materia rivedendo i canoni legati alle attività turistico-balneari, spiagge comprese». Il Fatto Quotidiano, 13 novembre 2015 (m.p.r.)

Bene che vada, ci sarà il condono bis, a prezzi di saldo. Male che vada, le spiagge - o meglio gli spazi di “pertinenza economica” degli stabilimenti balneari (bar, ristoranti, palestre, piscine ecc. La vera polpa delle concessioni) - verranno vendute, o meglio, “sdemanializzate”, per usare il linguaggio tecnico dei proponenti. In pratica, peggio di quello che provò a fare il governo Berlusconi nel 2006 - il prolungamento di 50 anni delle concessioni - senza però riuscirci anche per l’opposizione del centrosinistra.

Ora la manovra è concentrica e il mezzo sono una serie di emendamenti fotocopia alla manovra in discussione in commissione Bilancio al Senato: Pd, Ncd e Forza Italia provano, o meglio riprovano, a condonare i canoni non pagati ai proprietari delle aree di pertinenza, mentre Forza Italia - a firma Maurizio Gasparri - punta al colpo grosso, tanto clamoroso quanto tecnicamente ben congegnato, sfilare al demanio marittimo quelle aree per poi affidarle al sistema delle “cartolarizzazioni”, il nome tecnico per le vendite di pezzi dello Stato, con diritto di prelazione per i “conduttori”, cioè chi ci sta già dentro.
Quello delle spiagge è un rito che si ripete puntuale ogni anno. La questione è vecchia, e risale al 2006, quando il governo Prodi nella Finanziaria di fine anno decise di mettere ordine sulla materia rivedendo i canoni (di proroga in proroga mai ritoccati da decenni) legati alle attività turistico-balneari, spiagge comprese. E un adeguamento anche per le aree di pertinenza commerciale (bar, ristoranti, etc), calcolato sul valore del mercato immobiliare della zona. Apriti cielo “Abbiamo subìto aumenti stellari”, denunciano i balneari. Ma prima le pertinenze non pagavano nulla. Pena la perdita della concessione. Da lì sono partiti i contenziosi. A fine 2013 - governo Letta - nella manovra passa un emendamento che condona il passato: per chiudere i conti con il Fisco dal 2006 i concessionari possono scegliere di pagare il 30% subito o il 60 spalmato su sei anni. La sanatoria si è chiusa nel 2014.
Ora Fi e Ncd puntano a prorogarla per altri due anni, fino a fine 2016. L’emendamento Pd - a prima firma Manuela Granaiola, una vera pasionaria dei balneari, già autrice di vari tentativi di privatizzare le spiagge - fa invece anche di più: sospende i provvedimenti di revoca delle concessioni e riapre quelli del condono ad libitum; cancella la rivalutazione in base al mercato immobiliare di zona; e, per il futuro, lo stesso canone, in favore di un pagamento una tantum tra i 2 e i 4 mila euro. Una pietra tombale sui tentativi avviati dai tempi di Prodi di far pagare il giusto a chi fino ad allora se l’era cavata a prezzi di saldo.
Basti pensare che dal “demanio marittimo”, cioè dalle spiagge, lo Stato nel 2014 ha incassato 101 milioni, meno dell’anno prima e meno di quanto riscuoteva nel 2009. Nel 2013, per aggirare le accuse di voler privatizzare le spiagge, la Granaiola tirò fuori il coniglio dal cilindro: la proroga delle concessioni per 30 anni. La palla passava insomma ai nipoti degli attuali proprietari. Il tutto per aggirare gli obblighi europei imposti da un’apposita direttiva, che prevede di mettere le concessioni a gara pubblica, senza diritto di prelazione per il titolare precedente. Dal 2010 di proroga in proroga la direttiva non è mai entrata in vigore, con la procedura di infrazione europea costretta a ripartire di volta in volta da zero, l’ultima grazie al governo Monti che ha prolungato le concessioni da fine 2015 al 2020. Una blindatura minacciata però da due ricorsi, uno in Lombardia e uno in Sardegna, i cui rispettivi Tar hanno deciso di interpellare la Corte di Giustizia Ue, che si pronuncerà il 2 dicembre: in caso positivo, le concessioni tornerebbero subito sul mercato.
Niente paura, qui entra in gioco l’emendamento Gasparri, che risolve il problema alla radice sfilando le aree di pertinenza al demanio per poi venderle a chi già le usa. Chi partecipa a un bando per aggiudicarsi la gestione dei una spiaggia i cui bar, ristoranti e servizi sono occupati dal vecchio proprietario? Ieri Gasparri ha risposto insultando il leader dei Verdi Angelo Bonelli che ha svelato il suo emendamento: “È un fallito, nessuno vende nulla, vogliamo solo fornire certezze normative”. Ieri fonti parlamentari riferivano che almeno sul primo punto - il condono - l’accordo è in fieri. Sul resto, si vedrà.
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