Un piano nel mirino
Sandro Roggio
Prende forma il progetto del presidente Soru per una più rigorosa tutela dei paesaggi della Sardegna, specie di quelli costieri. La proposta di piano paesistico, completata nei giorni scorsi, entra nella fase del confronto con gli enti locali. Ed è davvero un'altra storia quella che si annuncia. Come sa chi ha visto la prima puntata, quella conclusa nel `93 tra tante omissioni e contraddizioni che hanno contribuito all'annullamento degli strumenti approvati. Il procedimento si caratterizza per l'accesso facile e senza mediazioni alle informazioni ( il lavoro è già consultabile in rete e non è sempre così). Ma soprattutto c'è da dire, e con forza, che nell'era delle leggi personalizzate - per stare al tema, di leggi molto accondiscendenti verso la rendita edilizia (come la legge Lupi approvata di recente dalla Camera)-, questo modello è davvero in controtendenza.
E non c'è dubbio che sarà un buon esempio per le altre Regioni.
Il cambiamento è profondo e richiede un approccio adeguato: è la struttura stessa di questo progetto che non ammette una lettura secondo le logiche di un'altra stagione politica, quando prevaleva il rito delle distribuzione patteggiata dei volumi. Quando i piani - specie quelli comunali- erano ratifiche di volontà manifestate dalle imprese di fare, qui o lì, - in genere nei luoghi più belli e accessibili - ciò che chiedeva il mercato. Quando i buoni principi contenuti nella vecchia legge, erano indeboliti dalle eccezioni previste nelle stesse disposizioni per favorire alcuni importanti imprenditori.
Il complesso delle regole proposte contraddice ogni cedimento discrezionale (tutti uguali di fronte alla necessità di entrare nella globalizzazione del mercato turistico «con la schiena dritta», come ha detto l'assessore all'urbanistica Gianvalerio Sanna presentando il piano). Cosa peraltro molto conveniente: non solo perché il turista si è fatto più esigente, e chiede di conoscere luoghi veri e non villaggivacanze di cartapesta. Ancora prima perché i sardi hanno iniziato a riconoscere la necessità di non svendere i luoghi preziosi dell'identità.
Il paesaggio- valore costituzionale- è nel progetto protagonista, presupposto per ogni scelta per cui le trasformazioni ammesse sono prevalentemente volte alla riqualificazione. I luoghi che sono stati risparmiati dall'assalto speculativo degli ultimi 30 anni saranno puntigliosamente conservati. E si prevedono programmi estesi di riordino urbanistico (perché ci sono molte brutte cose sparse da rimediare) e l'idea di fondo è quella di valorizzare e potenziare gli insediamenti esistenti - quelli abitati tutto l'anno - che con pochi adattamenti potrebbero essere in grado di offrire un'eccellente ospitalità. Insomma un altro modello di sviluppo.
La fase del confronto nei prossimi mesi sarà molto impegnativa: sono previste una ventina di istruttorie pubbliche che Soru stesso, si dice, presiederà.
Sarà un percorso difficile perché c'è da attendersi- già ce ne sono- organizzate reazioni alle previsioni che contraddicono ipotesi di intervento un tempo superprotette, ritenute oggi inammissibili. Per questo serve che la discussione, che non dovrà essere limitata ai comuni costieri, e neppure alla sola Sardegna, rinforzi il consenso attorno all'idea del governo regionale che si è rivelato più vasto di quanto ci sia aspettasse.
Solo da un profondo cambio di mentalità, normalmente lento su questi temi, la proposta potrà essere non solo approvata ma messa al riparo. Oggi, non è una novità, chi ha interessi - e fa politica- sta già preparano le mosse per una controriforma.
Renato Soru ridisegna la Sardegna
Coistantino Cossu
Salvacoste atto secondo: la giunta Soru ha approvato nei giorni scorsi il piano paesaggistico regionale. Vengono confermati i principi di salvaguardia, compreso il divieto di costruire entro i due chilometri dal mare, stabiliti dalla legge dell'agosto dell'anno scorso, ma si potrà riprendere l'attività edilizia negli insediamenti esistenti, quelli degli anni Cinquanta e quelli successivi, anche i più recenti. Qui, però, si potrà intervenire, prevalentemente, per riqualificare ciò che già esiste, con attenzione al recupero del degrado, alle ristrutturazioni, alla cancellazione graduale degli interventi più dissennati. Si potranno costruire anche nuove cubature, ma solo per interventi limitati legati all'attività turistica alberghiera di qualità, niente villaggi alveare o seconde case L'obiettivo è di evitare quanto più possibile nuove costruzioni e di migliorare quelle esistenti, riconvertirle. «Con la vecchia normativa - spiega l'assessore all'urbanistica Gian Valerio Sanna - prevalevano i piani urbanistici comunali e tutti attendevano di sapere quale cubatura poter utilizzare per le costruzioni. Ora il criterio è capovolto: si potrà costruire o modificare solo se c'è aderenza con il paesaggio circostante e se questa corrispondenza migliora l'utilizzo del territorio ed è funzionale al suo sviluppo». «Nelle campagne - aggiunge Soru - blocchiamo le lottizzazioni abusive vietando ogni nuova costruzione all'interno di appezzamenti inferiori ai dieci ettari. Si potrà costruire solo per la produzione, in caso di attività produttive agricole o legate all'agricoltura».
Che cosa Renato Soru esattamente abbia in mente lo si vede bene nel caso delle coste del Sulcis. Qui la chiusura delle ormai improduttive miniere di carbone e di zinco ha lasciato libera una cubatura enorme. Vecchi edifici abbandonati, case di minatori, uffici delle compagnie minerarie, impianti di superficie per lo stoccaggio e la pulitura dei materiali estratti dalle gallerie: per riqualificare tutto ciò la giunta Soru ha lanciato un bando internazionale aperto alle multinazionali del settore turistico.
Insomma, neppure un metro cubo in più in una delle zone e più belle della costa orientale della Sardegna, ma riqualificazione: villaggi di minatori trasformati in centri residenziali e in alberghi ad alto target. Non si costruisce niente in più, è vero; ma è altrettanto vero che la zona delle miniere, dopo l'intervento dei «soggetti qualificati», cambierà aspetto in maniera radicale; diventerà un comprensorio turistico di rilievo internazionale, capace di attrarre una domanda molto superiore rispetto a quanto accade ora. E infatti per il concorso bandito da Soru nella zona delle miniere hanno già manifestato interesse la Real Estate del gruppo Tronchetti Provera e la Colony Capital di Tom Barrack, il miliardario texano proprietario della Costa Smeralda.
Proprio la Costa Smeralda sarà un altro importante banco di prova del piano approvato dalla giunta regionale sarda. Lo scorso novembre è stato presentato in consiglio comunale ad Arzachena (la cittadina nei cui confini è compreso il villaggio creato dal principe Karim Aga Khan negli anni Sessanta) un progetto della Sardegna Resort (controllata dalla Colony Capital di Barrack) che prevede nuove volumetrie per circa 170 mila metri cubi, con un investimento complessivo di 180 milioni di euro, spalmati in sette anni di intervento. Una vera e propria colata di cemento vecchio stile. Soru e Barrack si sono incontrati. L'imprenditore americano ha detto che i suoi progetti di sviluppo rispettano l'ambiente. Come andrà a finire? Barrack sarà autorizzato a costruire visto che fa turismo di qualità? Oppure si dovrà accontentare di restaurare ciò che ha già? Per ora si sa solo che Soru ha invitato il successore dell'Aga Khan a dirottare gli investimenti sul progetto di recupero turistico delle miniere del Sulcis.
Proprio il caso del Sulcis, però, dimostra che riqualificazione può anche significare modificare radicalmente lo stato delle cose in un intero territorio. Barrack o Tronchetti Provera dovranno restaurare case cadenti e trasformarle in alberghi di lusso, ma bisognerà anche costruire infrastrutture, provvedere a servizi essenziali che ora mancano; aumenterà la pressione antropica su due gioielli naturalistici come le spiagge di Scivu e di Piscinas e su svariati ettari di dune sabbiose che sono uniche nel Mediterraneo; un sistema che ha equilibri delicatissimi. Tutta la zona è inserita all'interno di un'area protetta, il «Parco geominerario del Sulcis-Iglesiente», che non a caso sinora è rimasto solo sulle carte dei decreti istitutivi. A Piscinas come a Porto Cervo? «Il recupero dei siti minerari dovrà avvenire - sta scritto nel piano - senza snaturare il paesaggio minerario reinterpretandolo in falsa chiave turistica o in termini di rinnovo avulso dal contesto». E' un punto sul quale bisognerà fare molta attenzione che alle dichiarazioni d'intenti seguano i fatti. Come per tutto il piano approvato dalla giunta Soru.
Postilla
Il territorio costiero soggetto a particolare tutela come bene d'insieme di rilevanza regionale non è costituito, come si afferma nell'articolo, da una fascia di 2000 metri, ma da un'area a profondità variabile - ove superiore ove inferiore ai 2 km - delimitata sulla base di una specifica analisi delle caratteristiche strutturali del territorio. Le "sciabolate" geometriche (tot metri lineari) transitoriamente poste dalle leggi di salvaguardia sono uno strumento provvisorio che la pianificazione è chiamata a superare con più rigorose determinazioni, legate alle specifiche caratteristiche dei siti e della loro dinamica: lo fece Galasso nel 1985, lo ha fatto Soru nel 2004.