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Iaia Vantaggato
Sinistra dopo il voto. Alleanze in Fabbrica
1 Aprile 2010
Sinistra
Segnali di saggezza da “Sinistra ecologia e libertà” dopo la vittoria in Puglia. Il manifesto, 1° aprile 2010

Lotta alla precarietà e difesa del bene pubblico a cominciare dall'acqua nonché avvio di una seria riflessione sulla crisi - data ormai per definitiva - del centrosinistra.

Qualcuno forse si aspettava che il primo coordinamento nazionale di Sinistra, ecologia e libertà - convocato all'indomani delle elezioni - si sarebbe «limitato» a celebrare la vittoria di Vendola in Puglia chiudendo gli occhi sul disastro abbattutosi nel resto dell'Italia, ma così non è stato. Certo resta grande la soddisfazione per il risultato pugliese ma non è dalla conta dei voti né dal numero dei consiglieri eletti che Sel decide di ripartire. I partiti sono finiti, consumati e inadeguati - aveva già dichiarato Vendola in un'intervista a Repubblica - e ora si apre una nuova fase: quella in cui strutture più leggere si attrezzino per transitare la sinistra verso una nuova rifondazione. E a Bersani risponde: «Sono d'accordo sulla necessità di costruire il cantiere della sinistra, purché sia chiaro che non si tratta di avviare operazioni di restauro. La mia opinione è che bisogna rifondare la cultura, la proposta, il progetto del centrosinistra». Non si tratta insomma di emendare alcuni aspetti ma di «ricostruire il vocabolario dell'alternativa. Noi non abbiamo sbagliato i comunicatori, abbiamo sbagliato il messaggio». La berlusconizzazione dell'Italia - conclude Vendola - è un problema culturale prima ancora che politico, sociale prima che elettorale. Bisogna essere all'altezza della sfida».

Insomma il punto di crisi del centrosinistra «in quanto tale» - nient'altro che una fredda aggregazione di alleanze incapace di dare risposte credibili - è irreversibile. Non i singoli partiti presi uno per uno né la loro sommatoria ma la logica che - anche in queste elezioni - ne ha consentito la (mancata) tenuta: con chi mi prendo, con chi mi alleo?

Di questa logica la Puglia ha fatto piazza pulita ed è questo che dalla Puglia - concordano le diverse anime di Sel presenti ieri alla riunione del coordinamento - va esportato. Prendere atto della crisi, insomma, e immaginare altre costruzioni di cultura sociale. Sel si rivolge a tutti, dal Pd ai partiti della Federazione ma a una condizione: si dialoga solo con chi prende atto che o il centrosinistra ritrova una sua capacità di essere credibile o non si va da nessuna parte. Esportare le «Fabbriche di Nichi» non basta se non all'interno di un progetto più ampio che rifiuti una volta per tutte le logiche partitiche e che faccia saltare in aria l'ormai asfissiante appiattimento della politica sull'organizzazione.

Questa la linea prevalente nell'incontro di ieri anche se Sinistra, Ecologia e Libertà è ancora in attesa di darsi una forma in vista del congresso che presumibilmente si terrà in ottobre. Nel mezzo due date intermedie: gli Stati generali delle Fabbriche e un nuovo aggiornamento previsto per la fine di aprile.

E sulla forma - se snella, meno snella o corpacciosa - certo ci sarà ancora da discutere ma anche qui sbaglia chi crede che all'interno di Sel esistano già due schieramenti predefiniti e con tanto di nomi cognomi: da un lato Bertinotti e Vendola, dall'altro Claudio Fava con tutta Sd. Più complessa e per fortuna meno personalistica è la questione perché le incertezze riguardo alla forma che Sel potrà assumere prima del congresso attraversano in realtà entrambi gli «schieramenti» e sono più legate alle esperienze soggettive delle singole persone che a eventuali atti di fede. «Quello che c'è di positivo - dice qualcuno uscendo dall'incontro - è che oggi anche le soggettività della politica sono venute fuori».

Bello sarebbe mettere la parola fine alle lotte intestine e magari riprendere a dialogare anche con la Federazione e con gli ex (ma non poi tanto) compagni di Rifondazione. Una strada percorribile, forse, se si accetta l'idea che essere una minoranza va bene ma che essere minoritari per vocazione suona ormai come una dannazione.

E se per il momento la Federazione tace - anche a causa di un infortunio che ha bloccato a letto il co-fondatore Diliberto - parla invece Rosi Bindi che non sembra però aver colto appieno il messaggio che arriva da Sel: «Attenzione a sciogliere i partiti per poi rifondarli, è da anni che lo facciamo, dentro una logica tutta interna al sistema politico». Proprio quello che Sel vorrebbe evitare.

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