«Il summit del sud Europa» ha come obiettivo «il miglioramento della vita dei cittadini dell’Unione», ha dichiarato alla fine di questo «incontro a sette», il primo ministro greco, Alexis Tsipras. Le previsioni della vigilia sono state rispettate: nessuno scontro frontale con Berlino, nessun desiderio di isolazionismo politico, ma la volontà di contribuire in modo fattivo, a dare nuovo e diverso impulso alla costruzione europea. Italia, Grecia, Francia, Cipro, Malta, Portogallo e Spagna (malgrado Rajoy non abbia partecipato, a causa della perenne crisi politica di Madrid), sono convinte che si debba ricercare soluzioni migliori.
Per una gestione solidale della questione migratoria, per riportare in primo piano il valore ed il bisogno di un’Europa sociale, per potenziare e possibilmente raddoppiare i fondi del Piano Juncker riservati alla crescita e gli investimenti. «Contribuiamo al dialogo, abbiamo bisogno di una nuova visione, vogliamo ispirare i nostri popoli», ha dichiarato il leader di Syriza. Ed allo stesso tempo, ha sottolineato che si deve fare di tutto per rigettare, con forza, le chiusure nazionalistiche e la xenofobia.
Il prossimo incontro dei paesi del Sud Europa si terrà in Portogallo, e lo scopo, come hanno detto tutti, non è e non sarà dividere, ma arrivare ad un’«Unione migliore». Nel corso della conferenza stampa, Matteo Renzi ha sottolineato che «la scommessa di questo incontro di Atene è rinnovare un’idea di Mediterraneo da cui l’Europa tira fuori la parte migliore di sé». Perché non può essere solo «regole, finanza, austerity e tecnicità», ma deve voler dire anche «valori, ideali e dimensione sociale».
Per formare il cittadino europeo di domani, il quale dovrà essere «kalos kai agathos», con un forte riferimento alla dimensione etica del suo agire. E Francois Hollande, dal canto suo, ha ribadito il bisogno di unità e coesione, per riuscire a dare speranza alle popolazioni dei paesi membri dell’Unione, specie quelle dei paesi che si affacciano sulla sponda mediterranea. La questione principale, quindi, è riuscire a rilanciare al più presto politiche di crescita, che possano avere ricadute positive sull’ occupazione e sulla vita concreta dei cittadini.
Il presidente francese e tutti gli altri partecipanti al vertice sanno bene che dopo il referendum sulla Brexit, non si può più far finta di niente, e che bisogna cercare di far sentire la propria voce, per incidere sul cammino che, d’ora un poi, seguirà l’Ue. «Non vogliamo creare un gruppo separato, ma l’Europa ha bisogno di un nuovo orientamento», ha spiegato il presidente di Cipro, Nikos Anastasiadis. Al momento, si può dire che l’iniziativa politica di Alexis Tsipras ha raggiunto il suo scopo: dimostrare che in questa realtà europea non c’è più un pensiero unico neoliberale, proporre delle iniziative concrete (come il rafforzamento del piano Juncker) e rendere l’ incontro dei leader del Sud Europa, un appuntamento stabile.
Non solo di quelli a orientamento progressista, come ha dimostrato la partecipazione all’iniziativa, di Cipro e Spagna. Perché un problema come quello dei giovani, «che non guardano al futuro con speranza, e chiedono un lavoro di qualità»- come ha detto il primo ministro portoghese Antonio Costa- in questo vastissimo Mezzogiorno fatto di disoccupazione e sofferenza, travalica anche le divisioni di carattere meramente ideologico.
Al vertice di Atene ha voluto reagire con stizza, una parte importante dei popolari: il ministro delle finanze tedesco, il noto falco Wolfgang Schauble, ha dichiarato che «per lo più, quando i leader socialisti si incontrano, non viene fuori nulla di buono». E il capogruppo dei popolari al Parlamento Europeo, Manfred Weber, ha deciso di rincarare la dose, convinto che Renzi e Hollande «si stiano lasciando manipolare da Alexis Tsipras» e che «questo atteggiamento non sia davvero indice di senso di responsabilità».
Prese di posizione estreme, che sono indice di nervosismo, in vista del vertice dei capi di stato e di governo europei a Bratislava, tra una settimana, dove si dovrà dare indicazioni concrete su priorità e scelte dell’Unione.