il manifesto, 25 maggio 2017
Le prime immagini diffuse dalla Ong maltese Moas mostrano centinaia di uomini che si sostengono a vicenda attaccati ai giubbotti di salvataggio, mentre sullo sfondo si vede il barcone sul quale viaggiavano carico di altre centinaia di uomini e donne. Erano almeno in cinquecento a bordo di quella carretta che non ha retto al peso di tanta umanità disperata in mezzo alla quale si trovavano anche tantissimi bambini. Non a caso tra i 34 migranti morti nell’ennesima tragedia del Mediterraneo si contano anche molti dei minori: «Almeno una decina», fa sapere in serata la Guardia costiera che con la nave Fiorillo ha affiancato la Phoenix del Moas nei soccorsi. A provocare il rovesciamento parziale del barcone sarebbe stata un’onda anomala o la decisione di molti migranti di spostarsi tutti sullo stesso lato del mezzo alla vista della Phoenix. Fatto sta che la barca si è inclinata improvvisamente provocando la caduta in mare di almeno duecento tra uomini, donne e bambini prima che il barcone riuscisse a raddrizzarsi.
Nel Mediterraneo si continua quindi a morire. Accantonate per il momento, almeno si spera, le polemiche sulle Ong, resta solo da aggiornare la contabilità di quanti perdono la vita nella speranza di raggiungere l’Europa. Con la certezza che nessun accordo con i paesi africani riuscirà mai a fermarli. La tragedia di ieri è avvenuta intorno alle 9 del mattino 30 miglia a nord della città libica di Zuara, quindi in piene acque internazionali. Il primo ad avvistare l’imbarcazione carica fino all’inverosimile di migranti è l’equipaggio della nave Phoenix del Moas che allerta la sala operativa della Guardia costiera a Roma.
Forse proprio la vista della nave intervenuta a prestare loro soccorso crea agitazione tra i migranti che si trovano a bordo del barcone, una parte dei quali si sarebbe spostata su un di lato sbilanciando l’imbarcazione che comincia a inclinarsi. Inevitabile la caduta i mare di quanti si trovano ammassati lungo i bordi. «Non è la scena di un film dell’horror, ma una tragedia che sta avvenendo adesso, alle porta dell’Europa» twitta il fondatore del Moas, Chris Catrambone. Inviate dalla sala operativa della Guardia costiera italiana sul posto arrivano anche la Fiorillo e, in seguito, altre unità navali. Oltre alle 34 vittime accertate ci sarebbero anche dei dispersi.
Intanto due episodi fanno chiarezza su quanto accade lungo la rotta tra la Libia e l’Italia e sulle conseguenze degli accordi siglati con il paese nordafricano. Il primo sarebbe avvenuto martedì ed è stato denunciato dalla ong tedesca Jugend Retted secondo la quale la guardia costiera libica avrebbe usato le armi per convincere alcuni barconi a fermarsi. Un episodio smentito dalla Marina libica ma confermato anche da Medici senza frontiere e da Sos Mediterranee. Sempre martedì la Guardia costiera libica avrebbe inoltre raggiunto e bloccato 12 miglia al largo di Sebrata due barconi con a bordo in tutto 237 migranti provenienti dalla stessa Libia, dal Marocco, dall’Africa subsahariana e dal Bangladesh. Costretti a rientrare a Sebrata, i migranti sono stati stati arrestati con l’accusa di immigrazione clandestina e consegnati al centro di accoglienza di Al Nasr che fa capo all’autorità della lotta contro l’immigrazione clandestina di Zawiya. L’episodio conferma così il trattamento riservato ai migranti dalle autorità di Tripoli con le quali il Viminale sta trattando ormai da mesi, e questo nonostante le garanzie più volte offerte da Roma e Bruxelles sul fatto che da parte libica si sarebbero rispettati i diritti umani di quanti fuggono da guerre e miseria.
Per quanto riguarda i soccorsi quella di ieri è stata una giornata particolarmente intensa e difficile, con 14 navi impiegate dalla Guardia costiera italiana in 12 operazioni per soccorrere più di 2.000 migranti diretti verso l’Italia a bordo di gommoni e piccole imbarcazioni. Secondo stime fornite dall’Organizzazione internazionale delle migrazioni (Oim) su un totale di oltre 50 mila migranti arrivati quest’anno (il 39% in più rispetto allo stesso periodo del 2016) circa 1.400 hanno perso la vita nel tentativo di attraversare il Mediterraneo. Sempre l’Oim ha denunciato un altro naufragio avvenuto venerdì scorso e nel quale risulterebbero disperse 150 persone.