Alessandro Dal Lago
Non ne posso più. Della «sicurezza»
Se non erriamo, tra i firmatari del patto sulla sicurezza c'è lo stesso on. Minniti che ieri ha avanzato sospetti di «terrorismo» sul sequestro dell'autobus di Alessandria. A Milano il patto prevede l'installazione di videocamere all'ingresso della città, nonché la dislocazione dei magazzini dei cinesi nell'hinterland e il pattugliamento rafforzato nelle zone a rischio. A Roma l'amministrazione Veltroni provvede allo sradicamento dei campi rom e si prende un po' di mesi di tempo per trovare altre aree in cui insediare i cittadini Ue nomadi. Il prefetto Serra coordinerà un'apposita task force. La Lega minaccia «passeggiate» in altri campi rom. In alcune città italiane, Forza nuova fa lavoro sociale nei quartieri aizzando i «proletari» contro gli stranieri. Nel frattempo, l'inchiesta sul clamoroso caso di pedofilia in provincia di Roma si è un po' sgonfiata. I procuratori chiedono l'incidente probatorio con partecipazione dei bambini e gli psicologi insorgono. Un anno fa, sotto casa mia, nei pittoreschi carrugi di Genova, una donna è stata sgozzata a notte fonda. L'opinione diffusa ha incolpato prontamente i «marocchini». Due ne sono stati arrestati e rilasciati poco dopo come estranei ai fatti. Dell'omicidio è stato accusato il fidanzato italiano della donna, che è ancora sotto inchiesta. Il luogo dell'uccisione era sorvegliato da telecamere, ma le registrazioni non permettono di capire molto. Mesi fa, un tunisino è stato accusato per una strage commessa da una coppia di normali cittadini lombardi. Settimane fa la lettera di un cittadino «che non ne può più» ha innescato su Repubblica un dibattito sui crimini degli stranieri. Tema di fondo: «anche a sinistra stiamo diventando razzisti?» Ma no, ha rassicurato tutti l'on. Veltroni, «chiedere più legalità non è di destra». Che dire? In quanto appartenente alla malfamata categoria dei sociologi e per di più «di sinistra», dovrei ripetere le cose che mi è capitato spesso di scrivere su queste pagine. In sintesi, due pesi e due misure, il ritorno trionfale, nell'attuale governo, di retoriche sicuritarie, la condizione terribile in cui si trovano i migranti, sospettati a prescindere, e così via. Ma anch'io «non ne posso più». E, allora, parlo come «cittadino». Non ne posso più del modo in cui la grande stampa indipendente - non solo Libero o Il giornale - usa la criminalità per eccitare i cittadini. Vedi caso del tunisino e vedi molte cronache sul caso di pedofilia. A quando una vera riflessione deontologica nei media sul trattamento giornalistico della criminalità, vera e soprattutto presunta? Non ne posso più dei «cittadini» di sinistra che si chiedono, opportunamente esaltati da rubriche giornalistiche, se stanno diventando razzisti. Tra parentesi, il cittadino che ha aperto il famoso dibattito di Repubblica cita, a conforto della sua angoscia, la cafoneria di «una donna di colore» che sull'autobus non avrebbe ceduto il posto a un anziano. Alle proteste del cittadino, la donna gli avrebbe sputato in faccia. Sì, se tutto è vero, la donna è stata una cafona, ma quando, parole del cittadino, lui «l'ha presa per un braccio e l'ha scaraventata giù dall'autobus», l'illegalità l'ha commessa lui. Non ne posso più di «patti per la sicurezza». Le telecamere servono ai produttori di telecamere. Quanto alla dislocazione forzata dei cinesi nell'hinterland e dei rom non si sa dove, ricordo che su analoghe deportazioni varie istituzioni europee hanno duramente criticato l'Italia (e a suo tempo, se non erro, Rutelli è stato condannato per un'iniziativa simile). Quanto all'efficacia delle misure speciali, task force ecc., beh, discutiamone tra un anno. Visto come sono andate le cose negli ultimi quindici anni, scommetto che saremo esattamente al punto di prima. Nel frattempo, il welfare state autoritario, che taglia su tutto ma non sulle spese per la sicurezza, si sarà rafforzato, con soddisfazione di apparati di pubblica sicurezza e produttori di divise, volanti e manganelli. E un buon numero di clandestini saranno finiti in galera o nei Cpt. Quando e se mai tutto si diraderà, allora potremo discutere seriamente di criminalità e fenomeni sociali connessi. Un contributo, però, lo voglio dare. Sembra che uno dei tre albanesi, il regolare incensurato, avesse perso il lavoro pochi giorni prima dell'atto «terroristico». Questo non vorrà dire proprio nulla?
Daniele Farina
E va bene, a sinistra parliamo di sicurezza
Immagino che nelle redazioni di molti quotidiani e dell'informazione radiotelevisiva la questione della sicurezza dei cittadini venga affrontata seguendo regole precise. Ai giornalisti vengono fornite alcune domande con le quali affrontare preventivamente qualunque fatto di cronaca. Del tipo: 1) Gli autori del reato hanno usufruito dell'indulto ? 2) Sono immigrati irregolari? 3) C'è di mezzo la droga? Se nessuna delle risposte è positiva la notizia tendenzialmente non interessa, anzi posso figurarmi il disappunto di taluni direttori. E' un modo ironico per dire che, sul tema, l'informazione sta facendo un pessimo lavoro, nocivo non tanto per la professionalità della categoria, quanto per quella condizione, la sicurezza, che si vorrebbe tutelare. In questo è evidente che politica e giornalismo vanno a braccetto: sono due tra i mestieri più antichi del mondo e hanno dunque un' intima conoscenza. Adesso che si è aperta la sfida politica su chi meglio tutela i cittadini, ogni evento, meglio se drammatico o, peggio, tragico, diventa il campo di una battaglia senza esclusione di colpi: è meglio il tandem Cofferati&Chiamparino o il trio Moratti-Gentilini-Landrù? Il fatto che su questo terreno si impantanino egualmente i cingolati del centrodestra e le armate del centrosinistra non interessa a nessuno. Impantanare significa, nel concreto, che nelle condizioni date qualunque ricetta o pozione è poco utile indipendentemente da chi la propone. La domanda fondamentale non compare mai: qual è la legislazione vigente e, soprattutto, è efficace? Dato che, in particolare, due terzi dei reati hanno una qualche connessione con le droghe e l'immigrazione una risposta sensata, magari di sinistra, sarebbe quella di mettere mano istantaneamente alle norme che regolano la materia. La Bossi-Fini sui migranti e la Fini- Giovanardi sugli stupefacenti sono i due fiori all'occhiello del passato governo e, sotto il profilo dei risultati, sono un'evidente catastrofe. Pure, dopo ogni evento, scorrendo la mole fluviale delle dichiarazioni politiche un accenno alla verifica non lo si scorge mai. Il dubbio che la legalità (l'insieme delle norme) e il suo effettivo esercizio siano tigri di carta non sfiora nessuno. Il sospetto che la legislazione stessa concorra a produrre il reato, e dunque criminali quanto vittime, non trova cittadinanza. L'esperienza nazionale ed estera - pensiamo alle sorti della ormai, fortunatamente desueta, tolleranza zero - è in costante dissolvenza. E allora? Allora servono paradigmi alternativi per la sicurezza dei cittadini che, sempre nel concreto, significano leggi ispirate da principi e dotate di strumenti completamente diversi dagli attuali. In una qualunque azienda a fine anno si fa il bilancio e su quello gli amministratori restano o vanno a casa. In politica i tempi possono essere più lunghi e lo Stato, nonostante i tentativi, non è ancora un'impresa commerciale, ma è intollerabile che i curatori di un tale fallimento continuino a imperversare, inquinino i dati, si ergano autorevolmente da pulpiti improvvisati quanto istituzionali. Sul campo dato, con gli strumenti dati, la partita è già perduta e spaventa che una parte dell'attuale maggioranza vi abbia piantato le tende. Vi sono tutte le condizioni e già i segnali per una involuzione delle libertà, dei diritti e dell'ordinamento, anche costituzionale, senza produrre sui problemi reali alcun risultato. Ma forse proprio quello delle politiche alternative può essere un pane, un contenuto, del soggetto a sinistra di cui largamente si parla. Anche perché non è affatto vero che «la sicurezza non è di destra né di sinistra»: o almeno il destra-centro-sinistra ha dimostrato di non produrla, forse noi, guardando avanti, invece sì.
Postilla
Legalità e sicurezza, law and order, stanno diventando un must di quell'intesa bipartisan i cui segnali serpeggiano ovunque? Si direbbe di si, a leggere i giornali. E' una strada pericolosa, che già su eddyburg si segnalò a proposito di Bologna (vedi ).
Non tutti sanno (ma ne hanno scritto Mike Davis e Paola Somma) che da oltre un decennio il Pentagono sta simulando, con insediamenti costruiti ex novo o con lo studio attento delle guerre in corso, la guerriglia urbana, poichè gli stateghi di Washington ipotizzano che la ribellione generata dall'ingiustizia sociale e dal propagarsi della provertà, di cui i grandi agglomerati urbani costituiscono gli scenari e gli incubatori più importanti, saranno i campi di battaglia della guerra futura. E' a questio che ci prepariamo anche nelle nostre città?