Riuscire a fare cose in sé sbagliate in modi sbagliati per servire meglio le voglie della speculazione immobiliare e il diffuso razzismo. Di questo record d'insipienza morale e politica ci raccontano gli articoli di Carlo Lania, Luca Kocci e Rachele Gonnella. il manifesto, 27 agosto 2017
«SIAMO RIFUGIATI,
ABBIAMO DIRITTO
AD AVERE UNA CASA»
di Carlo Lanìa
La procura di Roma ha aperto un’inchiesta sul presunto racketdegli affitti nello stabile di via Curtatone sgomberato giovedì dalle forzedell’ordine. Un’ipotesi che i rifugiati eritrei che occupavano una parte deisette piani dell’edificio che affaccia su piazza Indipendenza ieri hannorespinto con decisione. «Non pagavamo per poter dormire in una stanza, i soldiservivano per le ristrutturazioni e le pulizie», hanno spiegato in molti.
Dopo le cariche indiscriminate di tre giorni fa, quando sonostati svegliati dalla polizia e sgomberati a colpi di potenti getti d’acqua daigiardini dove dormivano da alcuni giorni, ieri per i rifugiati eritrei èarrivato il momento per un piccolo riscatto. Sono stati loro ad aprire la manifestazioneindetta dai movimenti della casa, e lo hanno fatto con un striscione con cuihanno voluto ricordare a tutti che loro sono «rifugiati e non terroristi». Piùdi cinquemila le persone che hanno partecipato al corteo che da piazzadell’Esquilino ha attraversato pacificamente il centro della città fino apiazza Madonna di Loreto dove i manifestanti hanno dato vita un sit in echiesto l’apertura di un tavolo sull’emergenza abitativa tra Regione, Comune eprefetto.
Ma al centro della manifestazione ieri sono stati i rifugiati divia Curtatone, diventati loro malgrado uno dei simboli delle molte occupazioniesistenti a Roma (secondo alcune stime oltre 90). «Vogliamo una casa, vogliamoun tetto, vogliamo la possibilità di poter mandare a scuola i nostri figli»,hanno gridato lungo via Cavour. Tra di loro anche una delle donne colpitegiovedì dal cannone ad acqua della polizia mentre cercava di recuperare vestitie documenti in piazza Indipendenza. «Gli ultimi episodi avvenuti nella capitaledimostrano il pieno fallimento delle politiche dell’accoglienza in Italia, dovesi ragiona solo per emergenze e in nome del profitto, generando mostri comequello di Mafia capitale», ha spiegato la «Coalizione internazionale deisans-papier».
Italiani e stranieri hanno sfilato insieme. Presenti tutte leprincipali realtà delle occupazioni capitoline, dai Blocchi precarimetropolitani al Coordinamento cittadino lotta per la casa. Nel corteo ancheuna delegazione delle 60 famiglie accampate nella basilica dei santi Apostoli:«La nostra colpa è la povertà», è la protesta affidata a uno striscione.
Dopo quello di via Curtatone in teoria nelle prossime settimane aRoma potrebbero esserci altri 15 sgomberi classificati come urgenti in unalista stilata sedici mesi fa dal prefetto Francesco Tronca, all’epocacommissario prefettizio della capitale, all’interno del «Piano di attuazionedel programma regionale per l’emergenza abitativa per Roma capitale». Sgomberiche, come indicò Tronca in una delibera, dovrebbero essere eseguiti solo «manmano che si renderanno disponibili gli alloggi per l’emergenza abitativa». Lastessa linea adottata ora dal Viminale che dopo gli scontri di giovedì invieràla prossima settimana ai prefetti unacircolare con le nuove linee guida per gli sgomberi, indicando come prioritarioil reperimento di abitazioni alternative prima di poter procedere con le forzedell’ordine. L’emergenza casa potrebbe però entrare anche nell’ordine delgiorno dei lavori del Campidoglio. Stefano Fassina, deputato e consiglierecomunale di Sinistra italiana, ha assicurato di voler chiedere alla conferenzadei capigruppo dell’assemblea capitolina di indire un consiglio comunalestraordinario per il piano casa.
«Qualcuno sta creandouna politica della paura ma non è questa la soluzione», ha detto ieri unaportavoce del movimento riferendosi a quanto accaduto nella capitale negliultimi giorni. L’esito della manifestazione dimostra che però è una politicache si può sconfiggere.
VIA CURTATONE, ILVATICANO:
«VIOLENZA INACCETABILE»
di Luca Kocci
«Migranti. Il segretario di Stato Parolin al meeting di Clesprime sconcerto e dolore per le immagini delle sgombero»
Le immagini dellosgombero dei migranti dallo stabile di via Curtatone e poi da piazzaIndipendenza a Roma «non possono che provocare sconcerto e dolore, soprattuttoper la violenza che si è manifestata, una violenza che non è accettabile danessuna parte». È quello che pensa il segretario di Stato vaticano cardinalePietro Parolin – il più stretto collaboratore di papa Francesco -, interpellatoa margine del Meeting di Comunione e Liberazione a Rimini, dove ieri èintervenuto sul tema «L’abbraccio della Chiesa all’uomo contemporaneo».
A Roma, precisa ilcardinale, «c’era la possibilità di fare le cose bene, secondo le regole. Oraci sarà l’impegno a trovare delle abitazioni alternative per queste persone.Penso che se c’è buona volontà le soluzioni si trovano, senza arrivare amanifestazioni così spiacevoli». Certo, «ci si poteva pensare prima», rispondead una domanda, «perché soluzioni non mancano».
Se nel dialogoestemporaneo con i giornalisti Parolin cammina sul filo dell’equilibrio,durante il suo intervento all’interno dei padiglioni della kermesse ciellina ilcardinale è più netto. «Una parte non piccola del dibattito civile e politicodi questo periodo si è concentrata sul come difenderci dal migrante», dice ilsegretario di Stato vaticano. «Per la politica è doveroso mettere a puntoschemi alternativi a una migrazione massiccia e incontrollata. È doveroso stabilireun progetto che eviti disordini e infiltrazioni di violenti e disagi tra chiaccoglie. È giusto coinvolgere l’Europa, e non solo. È lungimirante affrontareil problema strutturale dello sviluppo dei popoli di provenienza dei migranti,che richiederà comunque decenni prima di dare frutto». Ma, aggiungerivolgendosi alla platea di Cl, «non dimentichiamo che queste donne, uomini ebambini sono in questo istante nostri fratelli. E questa parola traccia unadivisione netta tra coloro che riconoscono Dio nei poveri e nei bisognosi ecoloro che non lo riconoscono».
«Eppure – conclude, bacchettando i «cattolicidella domenica» – anche noi cristiani continuiamo a ragionare secondo unadivisione che è antropologicamente e teologicamente drammatica, che passa da un’loro’ come ’non noi’ e un ’noi’ come ’non loro’», mentre «abbiamo bisogno diricomprendere senza superficialità il tema della diversità, della suaricchezza, in un quadro di conoscenza e rispetto reciproci».
LO SGOMBERO E IL DESTINO
DEL PALAZZO DI VIA CURTATONE
di Rachele Gonnella
«Affari del mattone nella capitale. Mistero sul futurodell'edificio occupato dai rifugiati da quasi quattro anni»
Il palazzo da cuiesattamente una settimana fa la polizia ha cacciato i circa mille rifugiati –poi in parte accampati con donne e bambini nelle aiuole della sottostantepiazza Indipendenza e cacciati anche da lì con gli idranti tre giorni fa – èormai vuoto. O meglio, dei nove piani – più due sotterranei – dell’edificiorazionalista costruito negli anni cinquanta a non più di cento passi dalla stazionetermini resta vivo solo il supermercato al piano terra.
Attraverso le finestredella balconata rimaste aperte, da dove i bambini eritrei e etiopi sisporgevano durante il blitz per fare linguacce ai poliziotti «caritatevoli» chemanganellavano i loro parenti, ora entrano le cornacchie. E nessuno per ilmomento, neanche al i municipio, sa quale potrebbe essere la prossimadestinazione di quelle ampie metrature che un tempo ospitavano gli uffici della Federconsorzi.
Né si capisce l’urgenzadi quell’ordine di sgombero forzato in pieno agosto, cioè a ridossodell’apertura delle scuole, senza una effettiva e concordata alternativad’alloggio per tante famiglie, per lo più cattoliche, che abitavano là dentro.
L’occupazione andavaavanti dall’ottobre del 2013, e il decreto di sequestro preventivo per«invasione di terreni e edifici» – l’occupazione, appunto – è stato firmato dalgiudice il 1° dicembre di due anni dopo, quindi due anni e mezzo fa.
Di solleciti allaprefettura, per l’esecuzione dello sgombero forzato dei locali, da allora se nesono succeduti almeno tre.
Due solleciti da partedella proprietà risalgono all’inizio del 2016, quando poi all’interno delpalazzo un soprallugo dei vigili del fuoco portò al sequestro di unacinquantina di bombole di gas usate per preparare i pasti. Sempre in quelperiodo indagini della guardia costiera sui tabulati telefonici di sospettiscafisti portarono all’arresto di un paio di occupanti. Ma anche allora non siprocedette allo sgombero.
I dirigenti delsupermercato escludono che il palazzo sia ora stato messo in vendita, magariper sfruttare la ripresina del mercato immobiliare romano. «abbiamoristrutturato tutto solo un anno fa con un grosso investimento e il contrattod’affitto è appena stato rinnovato», dice l’addetto stampa che presidial’ingresso in giacca e cravatta, soddisfatto della cacciata deiclienti-occupanti e della presenza di due blindati dietro l’angolo.
Di certo la proprietà haavuto un danno dall’occupazione, calcolato in 240 mila euro l’anno di bolletteper acqua e luce – allacci che non si possono staccare in casi di primarianecessità come questi – e 575 mila euro di Imu e Tasi. Ma si tratta dispiccioli considerati volumi d’affari e plusvalenze miliardari dei proprietari:il fondo d’investimento omega, ossatura della holding idea fimit sgr, uncolosso finanziario nato per incamerare e mettere a reddito le grandi e spessoprestigiose proprietà immobiliari di banche (omega ha «in pancia» gli immobilidi intesa-s.paolo) o enti pubblici come Enasarco e Inps, diventato inbrevissimo tempo (dal 2008 al 20111, in piena crisi) primo playeritaliano di fondi immobiliari e quarto a livello europeo.
È una creatura dimassimo caputi, ingegnere civile che dall’azienda del padre onofrio, altroingegnere civile amico dell’«asfaltatore d’Abruzzo» Remo Gaspari a Chieti,diventato top manager dell’alta finanza real estate. Caputi, con moltemani in pasta – siede nei cda di Acea, Mps, Antonveneta – è un ex amico e oggi,vice presidente di Assoimmobiliare, concorrente di Caltagirone. E proprio conla ristrutturazione della vicina stazione termini ha avuto il suo trampolino dilancio.
Di recente è uscito daidea Fimit. Nel frattempo la «sua» creatura, tramite il fondo Alpha, è in balloper affittare due grossi edifici a Massimina, periferia nordovest dellacapitale, come hub per immigrati. I fili del destino tra l’1% e gli ultimi delrestante 99% talvolta si intrecciano.