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Mariuccia Ciotta
Senza pace
17 Agosto 2005
Articoli del 2004
Poche parole bastano, se sono giuste. Da il manifesto, 27 agosto 2004.

Silenzio adesso. Enzo Baldoni, l'italiano simpatico, il viaggiatore spericolato, il pacifista è morto. Ucciso in mezzo a un mare d'inchiostro versato da chi lo ha usato per attaccare i suoi compagni, la gente che come lui è contro la guerra. Lo hanno fatto diventare una caricatura, il rovescio comico di Fabrizio Quattrocchi, tanto per dire che non ci sono ostaggi «buoni» o «cattivi». Che tutti gli italiani sono uguali. Ora sì. Ma Enzo Baldoni ha sacrificato la sua vita per aiutare le vittime di una selvaggia crociata integralista contro integralisti, di un conflitto che ha moltiplicato il terrore. Era lì armato soltanto della sua fantasia, creatore di interferenze estetico-politiche, capace di far sorridere i bambini all'ospedale, di riconsegnare i caduti senza nome alla grande platea della pietà, di immettere su Internet la flagranza della morte che non è fatta di numeri, ma di persone. Omaggio a Enzo Baldoni, vittima due volte, della barbarie di militanti di un Iraq che nelle loro mani non sarà mai pacificato, e di coloro lo ha indicato come «amico» dei suoi assassini. Non era un italiano come gli altri, aveva più coraggio di noi che ce ne stiamo qui a parlare della sua fine straziante e di chi ha irriso il suo magnifico slancio, di chi non vede mentre lui ha visto che cos'è la guerra.

Perché siamo in Iraq - ostaggi tutti di un mezzo presidente dalla tortura facile - ora lo sappiamo. E sappiamo anche perché dobbiamo andarcene. L'ultimatum è scaduto sulla linea della fermezza. Non è troppo tardi per farlo, si dirà. E invece sì, è troppo tardi perché Enzo non c'è più e non ci resta che la sua rondinella liquida a volare sulle macerie di un mondo più triste, più buio e sconfitto.

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