Su Repubblica di venerdì scorso, nelle pagine di economia, un'interessante intervista di Salvatore Tropea al presidente dell'istituto San Paolo di Torino sottolinea come si stia rafforzando il legame tra Torino e Milano sulla formazione (l'alleanza dei politecnici), sulla sanità (un distretto medicale comune), sulle fiere (un unico polo fieristico con due sedi, Lingotto e Fiera di Milano). Elemento cardine di questa nuova alleanza sarà il sistema delle comunicazioni e, in particolare, la nuova rete ferroviaria ad alta velocità/capacità in via di completamento.
E' un fenomeno in netta controtendenza con quanto è avvenuto negli ultimi anni perché privilegia la concentrazione rispetto alla diffusione e rafforza le grandi città, da molti anni in declino demografico e stasi economica. Naturalmente la possibilità che si venga a formare un asse privilegiato di sviluppo, collocato a nord-ovest, cinquanta anni dopo l'affermazione del triangolo industriale To-Mi-Ge, è tutta da dimostrare. Altrettanto naturalmente, non esiste nessun piano, nessun documento pubblico e nemmeno nessun pensiero complessivo sulle opportunità e sugli svantaggi di questo tipo di evoluzione delle due maggiori città del nord-Italia. Lo stesso presidente dell'Istituto San Paolo denuncia l'assenza di un "grande progetto". Evidentemente, né il Documento di inquadramento delle politiche del Comune di Milano, né il piano strategico del Comune di Torino avevano questo respiro, probabilmente a causa dell'orizzonte troppo angusto del committente: il comune. A me sono tornate alla mente le "linee fondamentali" dell'assetto del territorio nazionale, che lo Stato potrebbe definire in base alle leggi vigenti (in fin dei conti l'alta velocità è un progetto nazionale e tutte le altre questioni hanno rilevanza inter-regionale). Meglio ancora se lo Stato si facesse promotore di un accordo tra le due regioni su una proposta comune e se sostenesse questo accordo con una formula simile ai contratti Stato-regione della Francia.
Chissà se al candidato premier (?) del centrosinistra interessa un ragionamento sulla competitività del territorio. E chissà se ai suoi alleati interessa che lo sviluppo del paese sia promosso nelle sedi democratiche, anziché attraverso singoli progetti e singole alleanze tra soggetti economici, magari formulando un pensiero complessivo sulla distribuzione di vantaggi e svantaggi e sulle conseguenze ambientali...
Chissà!