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Sandro Roggio
Sede di potere
6 Aprile 2006
Articoli del 2005
Un commento su una questione che non è solo di costume. A proposito della “apertura” di Villa Certosa, da il manifesto del 19 maggio 2005

Sede di potere

Un commento su una questione che non è solo di costume. A proposito della “apertura” di Villa Certosa, da il manifesto del 19 maggio 2005

Non è bello che la maggior parte dei giornali scrivano da anni Palazzo Grazioli e Villa Certosa, tutto maiuscolo, lasciando intendere a chi non ci fa caso che siano sedi istituzionali o pressappoco. Non si capisce se per pigrizia o per compiacenza più o meno consapevole verso Berlusconi, si continui nei tg a ripetere la frase convenzionale «il premier ha ricevuto questo e quello a Palazzo Grazioli»; al posto di quella meno elegante «Berlusconi ha convocato a casa sua un vertice di maggioranza ecc». E' servita anche quest'ambiguità a Berlusconi. Il messaggio come nelle accorte pubblicità scorre e arriva: qualcuno potrà pensare che si fa così, che è una fortuna avere un presidente molto ricco che mette a disposizione le sue case per le attività di governo. Per altri, si provi a chiedere in giro, quel palazzo è di proprietà dello Stato, un po' come la residenza di Blair a Downing Street. Ma almeno ora che il berlusconismo è in crisi sarebbe opportuno lasciare a Berlusconi tutta la regia di questa farsa. Non è irrilevante che si dica chiaro che a casa sua - non a palazzo Grazioli: a casa sua - si prendono le decisioni che a Palazzo Chigi e in parlamento si ratificano. Se si dà un'occhiata al rapporto tra architettura e potere si vede che è stato a lungo gestito senza un preciso confine tra edifici di proprietà privata e sedi istituzionali, spesso coincidenti. Il principe aveva poca convenienza a fare qualcosa fuori dalle mura domestiche. Il suo palazzo era splendido, a prova di sorprese. Oltre alle stanze private vi erano ambienti destinati alle cerimonie e agli appuntamenti solenni. Ma è noto che spesso in privati o intimi incontri (un banchetto o una notte d'amore) capitava di decidere il futuro dei sudditi. Serviva al principe dare l'idea che tutto fosse sotto la sua supervisione che era continuamente rafforzata. (Cosimo dei Medici, realizza gli Uffizi come estensione del vecchio palazzo per trasferirvi il suo studio e le magistrature che così potrà controllare più agevolmente).

Per le moderne forme di governo, è stato obbligatorio abbandonare queste pratiche e dotarsi di sedi istituzionali. Non solo per ragioni connesse ad un nuovo ordine simbolico, protocollare ma per ammettere un agevole accesso alle informazioni da parte del pubblico, senza rinunciare alle riunioni riservate, sempre sottaciute.

Berlusconi ripristinando antiche consuetudini ostenta le sue case come i motori di ogni iniziativa, dando corpo alla sua idea di riforma in senso presidenzialista in tanti modi confusi e provocatori. Una condotta che ha superato ogni misura ed è arrivata al punto di ottenere la secretazione sulla sua residenza nel mare di Sardegna. Costringendo i magistrati sardi a chiamare in causa la Corte Costituzionale che nei prossimi giorni dovrà decidere sulla legittimità di questa forzatura che mira a impedire alla Procura ogni indagine su lavori che hanno poco a che fare, come sanno tutti, con le ragioni della sicurezza delle istituzioni.

Dal giudizio è lecito attendersi un po' di chiarezza. C'è ragionevole ottimismo, perché si pensa che la Corte non convaliderà l'idea balzana che la casa di vacanza di un privato cittadino, temporaneamente capo del governo, si possa trasformare senza renderne conto alle autorità di una Regione autonoma. Forse per questo Berlusconi, per una volta pessimista, ha finalmente deciso di ammettere l'accesso degli inquirenti a casa sua rinunciando al segreto.

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