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Giorgio Bocca
Se il galantuomo diventa un nemico
24 Maggio 2006
I tempi del cavalier B.
Questi signori sono stati votati da un italiano su due!. Da la Repubblica del 23 maggio 2006

Dice bene il regista Moretti: non è cambiato nulla, il paese è sempre sotto l´ala nera di una ondata reazionaria, nemica della democrazia e della giustizia, pronta all´attacco dello Stato e delle istituzioni, pronta soprattutto a considerare i galantuomini come nemici, gli onesti come colpevoli. Alla notizia che Francesco Saverio Borrelli era stato nominato capo dell´ufficio indagini della Federazione del calcio, l´Italia berlusconiana compatta è scesa in campo per accusarlo, in mancanza di delitti compiuti, delle peggiori intenzioni quali giustizialismo sovversivo, interdizione e ricatto verso l´Italia sportiva onesta che sarebbe quella dei notabili ladri e mafiosi del calcio.

Incredibile? Incredibile no ma salutare per capire che la partita non è ancora chiusa, che il recupero della democrazia è ancora da cominciare. Il modo di ragionare o sragionare è sempre lo stesso di Mani pulite e della gestione governativa di Berlusconi: l´esercizio della giustizia, ordinaria come sportiva, è una congiura politica con cui gli "assassini" comunisti e i loro utili idioti cercano di instaurare la loro dittatura.

Non importa che le indagini giudiziarie su Bettino Craxi e sui corrotti della prima Repubblica siano giunte a processi regolari, ritenuti tali dall´Alta corte di giustizia europea, non importa che la refurtiva dei loro furti sia stata recuperata nei caveaux delle banche svizzere o lussemburghesi, bisogna continuare a dire a gridare che Mani pulite fu una operazione premeditata per eliminare, per spezzare il fronte moderato italiano che sino allora aveva governato saggiamente l´Italia e impedito che cadesse nelle mani sanguinanti di una dittatura rossa. I ladri, i mafiosi, i corrotti e corruttori? Specchietti per le allodole, falsi scopi, inganni per il popolo bue, dietro i quali si muoveva implacabile l´armata dei rossi e dei loro stolti alleati. La nomina di Borrelli a dirigere le indagini sul grande scandalo del calcio è la cartina di tornasole, il reagente chimico, la prova della verità, la caduta delle menzogne, il re nudo del popolo berlusconiano che "non molla", che non tollera ritorni alla giustizia, che concepisce la democrazia solo come alleanza delle cosche più forti e più ricche. Eccoli lì tutti schierati come ai bei tempi in cui si gridava allo scandalo di Mani pulite, all´inaudito oltraggio che veniva compiuto perseguendo personaggi altolocati, politici e banchieri, finanzieri e poliziotti presi con le mani nella marmellata o come il povero Chiesa mentre facevano scomparire le banconote nel water del Pio Albergo Trivulzio.

Ecco dietro Berlusconi («Si sono scelti l´arbitro di fiducia») in prima fila Fabrizio Cicchitto, che non ci crederete ma apparteneva alla sinistra lombardiana, era per la politica etica per la epurazione dei ladri e ora alza il suo lamento se con la nomina di Borrelli «si ritorna al giustizialismo che ci ha deliziato negli anni Novanta», cioè se si ritorna ad essere per Lombardi e non per Craxi. E´ contro anche Maurizio Gasparri il missino che legiferava sulla televisione con l´approvazione di Silvio. Ha detto: «Io sono della Roma, se fossi del Milan sarei preoccupato». Capito? Per lui Borrelli un magistrato che per una vita ha onorato la magistratura sarebbe uno scelto da Guido Rossi per far carte false contro la squadra di Berlusconi. Che di cadaveri nell´armadio deve averne non pochi se grida che i «comunisti si sono impadroniti del calcio». Ci sono nella nostra politica dei nani che colgono ogni occasione per alzare il capino e far vedere che esistono. Uno è Marco Taradash esponente dei non meglio conosciuti Riformatori liberali. Lui è del disinteressato parere che le nomine di Guido Rossi a commissario straordinario della Federazione del calcio e della Melandri a ministro dello Sport abbiano uno scopo preciso «mettere le mani sul calcio e tentare di orientare politicamente le emozioni che la passione calcistica suscita. La nomina di Borrelli amplia la natura dello scontro. Non c´è ingenuità in questo ma voglia di rivincita politica con regole truccate e l´arbitro compare». Ha ragione Moretti: il berlusconismo che "non molla" è ancora fra di noi, nei giornali nelle televisioni nei due rami del Parlamento. Con le tecniche di sempre: l´arroganza, la certezza di essere detentori del potere, la diffamazione degli avversari.

Che cosa vuol dire il missino La Russa quando afferma che Borrelli è «persona preparata ma con un bagaglio di polemiche non marginali il quale può prefigurare una sorta di occupazione dello sport». Semmai diciamo noi potrebbe prefigurare una disoccupazione, un chiarimento visto che il Milan ha piazzato come presidente della Lega il suo amministratore Galliani, di Berlusconi fidato secondo.

«In Italia torna l´uso politico della Giustizia» afferma Gianfranco Rotondi segretario di una Democrazia Cristiana che francamente pensavamo defunta, super berlusconiano. E non poteva mancare la Santanché che attribuisce a Borrelli il motto «retrocedere, retrocedere, retrocedere» per dire che è stato chiamato a quel posto per punire la squadra di Berlusconi... Poteva mancare Stefania Craxi? «Mi auguro che non compia gli stessi errori che ha compiuto quando commissariava il mondo della politica». Quali errori? Quelli di scoprire i conti segreti del socialismo craxiano in Svizzera o i miliardi affidati a un barista di Portofino perché li portasse in Costarica? Non è cambiato nulla in Italia. Contro Borrelli quelli di sempre, con Borrelli quelli che stavano al suo fianco come Gerardo D´Ambrosio: «Sarà sicuramente all´altezza dell´incarico che gli è stato assegnato come ha fatto in passato. In analoghe circostanze si comportò benissimo». Già ma è proprio per questo che non è gradito a lor signori.

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