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Paolo Berdini
Se crolla il muro tra pubblico e privato
14 Aprile 2010
Articoli del 2010
Ormai “le amministrazioni pubbliche sono diventate come le porte girevoli degli affari privati”, per accedere alla liquidazione dei beni comuni. Il manifesto, 14 aprile 2010

La festa del convegno confindustriale di Parma è stata parzialmente rovinata dall'assenza di Silvio Scaglia. Il titolo del convegno era Libertà e benessere e il manager di Fastweb era la persona più adatta per dimostrare la bontà del binomio. Libertà, perché attualmente costretto in istituto di pena. Benessere perché avrebbe potuto fare una vera lezione alla plaudente platea su come fosse stato possibile costruire l'impressionante arricchimento di pochi sfruttando ricchezza pubblica costruita in decenni di investimenti pubblici e di immense capacità tecniche e professionali. Di come sia stato possibile appropriarsi e saccheggiare i beni comuni, le città e il territorio.

Silvio Scaglia e Francesco Micheli, il primo manager Omnitel e il secondo finanziere, fondano alla fine di giugno del 1999 la Astico srl con capitale sociale di 20 milioni di lire (10 mila euro circa). Il 30 luglio l'impresa cambia nome e nasce e-biscom. Il 4 ottobre il capitale sociale viene aumentato a 38 miliardi di lire (19,6 milioni di euro). Il 22 dicembre nuovo aumento di capitale a 24 milioni di euro mediante emissione di circa 11 milioni di azioni del valore nominale di 25 euro: la valutazione della società arriva pertanto pari a 1 miliardo e 223 milioni di euro.

Come è stato possibile? Semplice, lucrando sui beni pubblici. Il 29 luglio 1999 era stato infatti concluso un accordo con Aem, storica azienda del comune di Milano. Era nata nel 1910 nel solco della nascente cultura delle municipalizzate. Decine e decine di anni di investimenti, dalle dighe in Valtellina a gigantesche infrastrutture tecnologiche. Il povero ranocchio da 10 mila euro, dunque, convola a giuste nozze con un gigante, il secondo fornitore di energia in Italia. Poi si quota in borsa e il gioco è fatto. Per raggiungere l'apice del capolavoro, il 21 marzo 2000 e-biscom viene nuovamente capitalizzata attraverso l'emissione di oltre 10 milioni di azioni del valore nominale di 160 euro: essa vale 7,7 miliardi di euro. In nove mesi si è passati da 10 mila euro a 7,7 miliardi di euro sfruttando una ricchezza pubblica costruita con giganteschi investimenti pubblici.

Una lezione così sarebbe stata accolta con ovazioni dai cinquemila intervenuti, perché i prossimi affari di cui vogliono appropriarsi sono quello dell'acqua e quello del patrimonio immobiliare dello Stato. Per compiere l'ultimo assalto, possiedono tutte le pedine di comando, ad iniziare dalla pubblica amministrazione. Le riforme Bassanini, insieme alla legge sull'elezione diretta del sindaco del 1993, hanno cancellato ogni possibilità di controllo. Ormai le amministrazioni pubbliche sono diventate come le porte girevoli degli alberghi: si entra e si esce con molta eleganza, tanto nessuno obietta nulla. Stefano Parisi, city manager (una terminologia nata dalle leggi di riforma delle amministrazioni pubbliche dopo tangentopoli) della giunta Albertini al momento della conclusione dell'accordo tra Aem e e-biscom, nel 2004 diventa amministratore delegato e direttore generale di Fastweb. Sergio Scarpelli, assessore del comune diventa nel 2001 direttore delle relazioni esterne della stessa Fastweb.

La politica è ormai asservita e anche chi, come il consigliere comunale di Milano Basilio Rizzo, denunciò con forza l'indegno imbroglio venne lasciato solo. Ha dunque ragione Guglielmo Ragozzino ad affermare sul manifesto di sabato scorso che è soltanto dalla società civile e dai movimenti di resistenza che essa esprime che può venire una vera alternativa. La politica è ormai incapace di leggere questi fenomeni strutturali e di costruire una cultura differente. E la vicenda della privatizzazione dell'acqua può diventare l'occasione per ricostruire il profilo di un'alternativa sempre più urgente per fermare il saccheggio dei beni comuni.

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