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Ida Dominijanni
Se crolla il castello di carte
21 Giugno 2009
Articoli del 2009
La melma sta montando e rischia di travolgere il capo del governo: ma l'opposizione è incerta e silente. Da il manifesto, 21 giugno 2009 (m.p.g.)

La notte del 4 novembre scorso, mentre più o meno tutto il mondo faceva la spola fra la tv, internet e Twitter scrutando proiezioni e risultati fino al discorso della vittoria del primo afroamericano eletto presidente degli Stati uniti, Silvio Berlusconi riceveva Patrizia D'Addario a palazzo Grazioli. Nel "letto grande" per la precisione, dopo una bella doccia e avvolto in un accappatoio. Snobismo e menefreghismo, o senso di sconfitta e bisogno di consolazione? Come tutto nella vita di Berlusconi, anche questa coincidenza sta sul confine fra il ridicolo e il tragico. Più tragica che ridicola, se si somma al fatto che quella notte il premier rapito da Eros mancò senza spiegazioni la serata ufficiale organizzata a Roma dalla Fondazione Italia-Usa. Più ridicola che tragica, se tanta strafottenza di allora si paragona alla postura non propriamente eretta in cui le telecamere della Casa bianca lo hanno immortalato pochi giorni fa - senza i trucchi delle tv di regime italiane - nello Studio ovale della Casa bianca, in cerca di un cenno di benedizione del Messia nero che lo tirasse fuori per un giorno dalla melma che lo sommerge.

Imprevedibili rovesciamenti della storia, ai quali uno come Berlusconi, che ancora trova la faccia di raccontare barzellette in cui Dio deve accontentarsi di fare il suo vice, non riesce a rassegnarsi. Un altro imprevedibile rovesciamento vuole, ohibò, che le donne parlino: mogli o escort, madonne o puttane, ragazze madri o ragazze squillo, prima o poi danno fiato alla voce e lo tradiscono, per motivi nobili, come denunciare il sistema di intrattenimento del sultano, o meno nobili, come vendicarsi per non aver ricevuto dal sultano l'aiuto sperato per una speculazione edilizia. Mogli o escort, le donne sono pur sempre, diceva il filosofo, "l'eterna ironia della comunità". Quando meno te l'aspetti strappano il velo. Il re è nudo, questa volta alla lettera.

Berlusconi non è l'unico a fare l'incredulo di fronte al tifone che lo sta travolgendo, al quale replica di puntata in puntata con il suo alquanto ebete "che male c'è?". Sono increduli i suoi, che seguitano a demolire le testimoni dando loro ora della velina ingrata ora della puttana, ripetendo pateticamente l'argomento ormai risibile della privacy violata, farneticando di complotti internazionali e di servizi deviati pur di non ammettere che il castello di carte dell'incantesimo berlusconiano sta crollando su se stesso. Ma sono increduli anche nell'opposizione, che a sua volta immagina trame e disegni imperscrutabili pur di non dare al tifone in corso la dignità di un caso politico di prima grandezza.

Agli uni e agli altri, bisognerebbe ricordare i fiumi di parole impiegati solo pochi anni fa per legittimare la guerra in Afghanistan con l'argomento che "lo stato di salute di una civiltà si misura dal rapporto fra i sessi": quella misura non vale da noi? Vale in guerra e non in pace? Vale a Oriente e non a Occidente? Che cosa dice dello stato della nostra civiltà questo mercimonio sessuale organizzato dal potere, dai servi del potere come i Tarantini e dalle mediatrici del potere come le Ronzulli? Che cosa dice dell'emancipazione e della libertà femminile, ma ancor prima dello stato del mercato del lavoro e dell'economia, la fredda professionalità con cui Barbara Montereale svolge le sue prestazioni e contratta i suoi compensi di "ragazza immagine" e la glaciale prudenza con cui Patrizia D'Addario registra le sue performance da escort? Che cosa ci dice dello stato culturale della nazione l' oscillazione dei giornali di destra fra la monumentalizzazione dell'"organo incostituzionale" (sic, su Libero) del premier e l'alibi del suo intervento alla prostata? O l'imbarazzato silenzio dell'opposizione che per non correre rischi non parla e non giudica, confidando che la giustizia faccia il suo corso senza scomodare la politica?

"Induzione alla prostituzione" è una faccenda seria, tanto seria che i più seri opinion maker vicini a Berlusconi lanciano l'allarme. Checché ne dica l'avvocato Ghedini, il problema non è se il premier sia perseguibile penalmente come "ultimo utilizzatore", ma se sia perseguibile politicamente come primo mandante di un sistema che è parte costitutiva della sua macchina di potere e di consenso. La questione forse è giudiziaria, certamente è politica. La maggioranza può fingere di ignorarlo e continuare a predicare, come un gregge di replicanti, che Berlusconi ha dalla sua il voto popolare e solo questo conta in democrazia. L'opposizione invece non può glissare e aspettare che sia la procura di Bari o un'altra a risolvere il problema. Silvio Berlusconi non cederà il passo a nessuna soluzione d'emergenza istituzionale al ciclone che forse non lo farà arrivare neanche al G8: come nel Caimano, ricorrerà a ogni mezzo lecito e illecito e si appellerà al popolo prima di dichiararsi sconfitto. Se è questa la stretta che si profila, sarà bene prepararsi a combattere, quantomeno con un discorso di verità più forte del suo reality corrotto.

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