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Virginio Bettini
Se Attila arriva a Cortina d'Ampezzo
23 Maggio 2006
Articoli del 2005
La nuova viabilità tangenziale di Cortina voluta dal centro destra, e i suoi impatti ambientali. Il manifesto, 30 novembre 2005 (f.b.)

Marina Lecis, minuta, iperattiva, occhi brillanti sotto una cascata di riccioli rossicci, sarda trapiantata in Cadore, corrispondente da Cortina d'Ampezzo per il Corriere delle Alpi, scopre, il giorno di ferragosto di quest'anno, che circa un mese prima, il 21 luglio era stato pubblicato su Repubblica e Gazzettino un avviso che annunciava la procedura di partecipazione alla valutazione d'impatto ambientale di un'opera di cui nessuno, fino a quel momento, aveva segnalato l'esistenza. Un'opera che avrebbe stravolto l'Ampezzano e l'intero territorio di Cortina: una circonvallazione di 11,328 km, chiamata «Ss 51 di Alemagna-Variante all'abitato di Cortina d'Ampezzo».

Tutti i no della Soprintendenza

La mattina del 16 agosto si precipita in Comune dove però non riesce a farsi consegnare il progetto. Si appella al capogruppo della minoranza in Comune, Francesco De Menego, ma anch'egli non ne sa nulla. Decide allora di agire in proprio e si precipita a Venezia presso la Soprintendenza per i beni architettonici e il paesaggio per le province di Venezia, Belluno, Padova e Treviso, dove, oltre a prendere visione della documentazione e della sintesi non tecnica della valutazione d'impatto percepisce che la Soprintendenza sta per redigere un parere tutt'altro che favorevole all'opera. Il parere avrà la data del 23 agosto. Marina Lecis ne scrive, verificando poi sul territorio gli impatti segnalati dalle osservazione della Soprintendenza che ha scritto, nudo e crudo: «Per quanto riguarda l'impatto paesaggistico della variante proposta, si rileva che questo risulta eccessivo e tale da comportare l'alterazione dei tratti caratteristici della località protetta che sono la ragione stessa per la quale l'intero territorio comunale di Cortina d'Ampezzo è stato sottoposto a vincolo, ai sensi della normativa di tutela ambientale attualmente vigente».

La Soprintendenza segnalava problemi per la galleria Zuel (impatto su frane attive, falde e biotopi), impatti paesistici del viadotto-bretella di collegamento tra lo svincolo di Cortina Sud e l'Albergo Miramonti, l'irrimediabile alterazione di una delle poche aree naturali cortinesi con lo svincolo di Cortina Sud, la compromissione della sinistra orografica e ripariale del fiume Boite con la bretella di collegamento tra Cortina Sud e la statale 48 per il passo Falzarego, la compromissione della frazione di Alverà. Lecis si reca ad Alverà per capire se la popolazione ne sa qualcosa e si rende conto che nessuno sa dell'opera.

Nel frattempo, i suoi articoli allarmano la giunta forzista di Cortina che aveva cercato di occultare il progetto. Il sindaco avvocato Giacomno Giacobbi e l'ex sindaco, ora assessore, Paolo Franceschi immediatamente invitano consiglieri comunali e stampa a una seduta di presentazione del progetto Anas. Un'ufficializzazione che non sarebbe mai avvenuta senza il lavoro della Lecis.

Nel corso dell'incontro, gli amministratori non prestano attenzione ai problemi ambientali. Si dichiarano in perfetta sintonia con il ministro Lunardi, attivo frequentatore di Cortina. Una sola idea hanno per la testa: i soldi, quei 441 milioni di euro per la realizzazione dell'opera che vanno subito reperiti nei fondi europei, collocando il progetto nell'ambito del «Corridoio 5» e nulla importa se, nella realtà, la realizzazione di quest'opera rappresenterebbe il completo sconvolgimento della valle e la negazione di alcuni fondamentali principi di metodo e analisi cui la valutazione d'impatto ambientale dovrebbe attenersi.

Il tracciato non tiene assolutamente conto dei concetti base della legge 97/1994 (Nuove disposizioni per le zone montane), i quali ribadiscono come lo sviluppo della montagna debba avvenire tramite tutela-valorizzazione delle qualità ambientali e delle potenzialità endogene dell'habitat montano e prescinde da una delle fondamentali leggi regionali del Veneto, la 11/2004 (Norme per il governo del territorio), la quale prevede il non avvio di interventi progettuali impattanti in assenza di una valutazione strategica dei piani, sulla base della Direttiva 2001/42 Ce del 27 giugno 2001. Me lo ricorda l'arch. Marco Stevanin dello Studio Terra di San Donà di Piave. Lo stesso presidente della Provincia di Belluno, Sergio Reolon, a capo di una giunta di centro-sinistra mi ribadisce che questo genere di infrastrutture dovrebbe essere pianificato sulla base di un piano strategico che, per ora, manca e che la Provincia dovrebbe varare entro 6 mesi.

Marco Stevanin, con l'avvocato Luigi Ceruti, si è posto completamente al servizio dei cittadini di Cortina insorti contro un tale scempio, grazie all'impegno ed al coordinamento di un pensionato, ex fondista, Sergio Maioni, la cui placida serenità nel porsi in posizione antagonista al potere forzitaliota e la cui costante dedizione alla salvaguardia e alla tutela del territorio, lo renderebbero degno di sfidare gli attuali, compromessi amministratori, per la carica di sindaco, nel 2007.

L'analisi ecosistemica

Maioni ha imparato molto dalla frequentazione di Lecis, Stevanin e Ceruti. Sa che il territorio interessato dall'infrastruttura, nel suo delicato equilibrio tra ambiente naturale ed ambiente antropico, disegnato dalle «Regole», non può essere esaminato e valutato prescindendo dai principi stessi della Landscape Ecology, ovvero da un'analisi ecosistemica delle relazioni dinamiche che esistono tra le fondamentali componenti naturali, aree cotonali, aree sorce-sink e l'insieme della rete ecologica. Sa che quest'inutile infrastruttura lineare, in un ambito segnato dal delicato equilibrio uomo-natura, interromperà fondamentali connessioni ecologiche, distruggerà habitat e biotopi.

Mi ricorda che il progetto non tiene conto dei numerosi impatti già esistente in valle, come il campo da golf di 18 buche di Fraina-Noulù, in comune di Cortina e della centrale idroelettrica del Rio Falzarego-Ponte di Landries. «Certo - dice - a nessuno degli amministratori di Cortina importa degli impatti cumulativi. Vedono solo la possibilità di meglio collegarsi con il corridoio europeo numero 5, sul tracciato Lisbona-Kiev, per accogliere le nuove, possibili clientele invernali ed estive dell'est».

C'è anche dell'altro. Il progetto, in sé non considera alcuno scenario alternativo, quale il ripristino della linea ferroviaria Calalzo di Cadore-Cortina d'Ampezzo-Dobbiaco o il progetto della viabilità presentato dalla minoranza in consiglio comunale, un'ipotesi di modesto impatto ambientale, teso a migliorare la circolazione nell'Ampezzano.

L'amministrazione forzista di Cortina dovrebbe ricordarsi, nel suo accecato sostenere l'infrastruttura e nel suo negarsi a qualsiasi confronto con i cittadini, del fatto che le opere più impattanti del progetto, la galleria Piè Rosà, la galleria Meleres, lo svincolo Cortina Sud, le gallerie Riva e Zuel, sono localizzate nei margini cotonali di sistemi ambientali dalla forte criticità, identificati, dal Piano regolatore generale, quali aree di interesse naturalistico: la zona umida di Noulù, il lago Marzo ed il bosco in località Fraina, la zona umida del Pisandro di Fiames, il biotopo lungo le sponde del fiume Boite.

Anche le opere di cantiere non debbono essere sottovalutate in un ambito come quello Ampezzano. Come reagirà il turismo ad almeno 6 anni di cantieri e a un feroce andirivieni di un totale di 160.000 camion che sposteranno non meno di un milione e mezzo di metri cubi di smarino? Che ne sarà della frazione di Alverà e delle residenze prossime all'imbocco della galleria sud del Piè Rosà, irreversibilmente segnate da queste opere? Cortina perderà anche il percorso storico della passeggiata Convento a Campo di Sopra, trasformata in strada di collegamento del cantiere.

Infine il problema clou, il vero problema. La geologa Maria Luisa Perissinotto della Società Terra ed il professor Rinaldo Genevois dell'Università di Padova, sottolineano la gravità delle problematiche geologiche dell'area. Genevois da 8 anni si occupa delle colate detritiche dell'area di Cortina. Ne ha censite ben 329. Le gallerie si inseriranno in questi corpi di frana. La testimonianza di Genevois che ha al suo attivo 35 anni di docenza in geologia applicata presso una prestigiosa università come Padova, non sembra interessare gli amministratori. Lui non sapeva nulla di questo progetto e sconsolato mi dice: «La soluzione, come presentata, non è buona».

1400-1600 tir al giorno

La giunta di Cortina resta indifferente, anche al fatto che se, dopo la realizzazione dell'opera, anche solo il 20% del traffico del Brennero prendesse la via della Val Punteria e della Valle del Boite, nell'Ampezzano si riverserebbe un traffico di transito di 1.400-1.600 tir/giorno. Forza Italia non ascolta neppure il commissario all'urbanistica della minoranza in consiglio, Stefano Verocai, il quale ricorda come il Consiglio comunale abbia deliberato la creazione di un gruppo di lavoro ad hoc che discutesse sulla realizzazione non di una tangenziale, ma di una strada di scorrimento. Per Verocai il progetto Anas è figlio di un input preciso della giunta: la realizzazione del parcheggio scambiatore in area Convento. Verocai confessa, anche per smentire il sindaco, che non si dispone di dati specifici sul traffico in entrata e uscita da Cortina e che una viabilità più adeguata per la valle del Boite non è certo quella disegnata dal progetto Anas.

Forse sarebbe utile che l'amministrazione di Cortina fosse meno spocchiosa, che si confrontasse con la gente, (non lo ha fatto nel corso dell'incontro voluto dai cittadini e patrocinato dalla Università Iuav di Venezia, presso il PalaVolkswagen, sabato 26 novembre,) e che si acculturasse un pochino, magari leggendo il bel libro Managing Mountain Protected Areas: Challanges and Responsures for the 21st Century, curato da David Harmon e Grame Worboys per l'Editrice Andromeda, dove sono raccolti gli atti del Convegno promosso a Durban nel 2003 dalla Uicn. I testi che il volume raccoglie rappresentano quanto di più avanzato sia stato prodotto nell'ultimo decennio dagli operatori tecnico-scientifici e dalla gestione del territorio sul tema della tutela del territorio montano, temi e problemi affrontati oggi dai cittadini di Cortina a fronte di un'opera infrastrutturale distruttiva dell'ambiente montano.

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