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Leaders Ambientalisti USA
Schieramento di Speranza
11 Dicembre 2005
Articoli del 2004
Ovviamente c'è anche (sempre) chi sta peggio di noi. In questo caso sono gli ambientalisti americani, specie se di sinistra. Una rassegna di ragionamenti variegati sul che fare da qui a quattro anni dopo la rielezione del flagello ambientale Bush. Dal sito Grist Magazine. Environmental News and Commentary, 3 novembre 2004 (fb)

Titolo originale: Array of Hope: Environmental leaders and thinkers on what comes next– traduzione per Eddyburg di Fabrizio Bottini

Cosa facciamo adesso? È la domanda posta da un lettore che si alza presto al direttore di Grist, in una lettera scritta subito dopo i primi risultati delle elezioni. Di fronte ad altri quattro anni di amministrazione Bush (un’amministrazione ovunque denunciata come la più ambientalmente distruttiva nella storia nazionale) il nostro corrispondente si è chiesto: in che direzione dovranno rivolgersi le energie dell’ambientalismo per i prossimi quattro anni?

Anziché risponderci da soli, ci siamo rivolti agli ambientalisti di tutto il paese per sentire la loro opinione: scrittori, pensatori, membri del Congresso e leaders di associazioni, studiosi e ricercatori. [...]



Jim Jeffords (Senatore, membro del Senate Environment and Public Works Committee)

In qualunque dibattito e in qualunque momento, gli ambientalisti devono continuare a sostenere che una maggior protezione della salute pubblica e dell’ambiente è un fattore critico per tutti gli Americani, per l’economia, per le future generazioni. Devono continuare la loro vigilanza e ritenere responsabili i rappresentanti eletti di qualunque tentativo di modificare in negativo leggi e regolamenti. Devono contestare pubblicamente decisioni sbagliate e non scientifiche, e impegnarsi per rendere trasparente il processo decisionale. Allo stesso tempo, devono essere presenti anche all’interno dei partiti, coltivare nuove relazioni e rinforzarne di antiche, sviluppare nuove collaborazioni con qualunque gruppo impegnato in qualunque aspetto della vita americana. Se vale la lezione del passato, agli ambientalisti saranno necessarie tutte le risorse a disposizione nei prossimi quattro anni, anche solo per mantenere una sembianza di progresso in avanti, e assicurarsi di lasciare la nostra aria, le acque, la terra, in condizioni migliori di come le abbiamo trovate.

Yvon Chouinard (fondatore e finanziatore di 1% for the Planet programma dall’impresa alle associazioni ambientaliste di base)

Non starei ad aspettare che il Partito Democratico rimetta insieme le frattaglie per il prossimo round, perché credo che i risultati delle elezioni di questa settimana lo porteranno anche più a destra di dove sta ora.

Abbiate fede nella democrazia di base.

Nei giorni antichi del nostro paese, e fino alla fine del XIX secolo, c’erano tre potenti forze sociali: il governo federale, quello locale, la democrazia di base. Fra queste tre, la democrazia civica di base era di gran lunga la più potente. I suoi attivisti furono responsabili in primo luogo del distacco dalla Gran Bretagna. E pensiamo alle questioni ambientali: creare il parco nazionale di Yosemite non fu un’idea di Teddy Roosevelt, ma dell’attivista John Muir, che convinse Roosevelt a campeggiare fra le sequoie. Oggi, i cittadini canoisti e pescatori lavorano per tirar giù le dighe obsolete e lasciar scorrere i fiumi. I falconieri hanno ripristinato il falco pellegrino che era quasi estinto. I cacciatori di anatre hanno fatto il massimo per proteggere gli uccelli acquatici del Nord America.

Nol mondo, più di 100.000 organizzazioni non governative lavorano sui temi della sostenibilità ecologica e sociale. Il fatto che siano sorte indipendentemente è una formidabile affermazione di quanto sia estesa la crisi ambientale. Molte di queste organizzazioni di base sono molto più capaci di risolvere problemi di quanto non siano le autoreferenziali imprese multinazionali o le agenzie governative. La maggior parte sono gruppi locali che lavorano lunghe ore con risorse minime. E allora, dico io, più che mai abbiamo bisogno di incoraggiare la democrazia di base unendoci, facendo volontariato, o sostenendo finanziariamente questi gruppi. Possiamo ancora avere voce in fatto di democrazia.



Laurie David (membro del direttivo al Natural Resources Defense Council)

Superato l'ostacolo della rielezione, la cricca Bush e i suoi amici inquinatori porteranno la loro tresca ad un livello tale da fottere davvero il popolo americano. Sappiamo che questa amministrazione tenterà di nuovo l’assalto allo Arctic Refuge. Sappiamo che continuerà a cercare di indebolire il Clean Air Act; e sappiamo che torneranno contro le foreste e le zone naturali con spirito vendicativo.

La buona notizia è che ci siamo anche noi. La gente deve ricordare che queste elezioni non erano su temi ambientali. Gli americani sono ancora in grandissima maggioranza favorevoli alla tutela ambientale, e sono ancora infuriati per quanto il governo ha accettato dai lobbisti di impresa.

Non tollereremo che una pseudo-scienza detti le politiche americane. Non tollereremo che si continuino a mascherare orribili politiche con sotterfugi verbali. Dobbiamo unirci come non mai, per respingere un attacco frontale e diretto. Quando si arrivò al peggio delle iniziative di Bush nello scroso mandato, fu solo la muraglia di pietra dell’opinione pubblica ad ostacolarlo. Deve continuare a farlo.

I sostenitori delle questioni ambientali devono continuare a portare le proprie richieste ai governi statali, a Capitol Hill, e se necessario ai tribunali. Ma non possiamo giocare solo in difesa. Dobbiamo continuare la lotta per nuovi limiti al riscaldamento globale, e insistere sul fatto che è tempo di disintossicarsi dal petrolio del Medio Oriente.

John Passacantando (direttore operativo di Greenpeace USA)

Vedere Bush rieletto con la più netta maggioranza dai tempi della presidenza di suo padre, è uno choc emotivo. Sembra si sia assicurato un mandato pieno sull base delle politiche di guerra preventiva, guerra all’ambiente, capitalismo cieco, velato razzismo, omofobia, e un fondamentalismo che sarebbe l’orgoglio di un Talebano.

Che fare? Provare dolore. Se ascoltate il presidente Bush e vi sentite scoraggiati, avete la sensazione che il vostro governo non vi rappresenti, che questo non sembra più il vostro paese, assaporate questi sentimenti. Anche Gandhi, King, Lewis, Parks, Muir, Thoreau prima di fare le loro grandi cose, si sentivano tutti così. Lo sentivano, la cosa li faceva arrabbiare, poi li motivava. Ora è il nostro turno, di sentirci fottuti. E allora, insieme, lo trasformeremo in qualcos’altro.

La nostra è una causa giusta. Non possiamo permetterci la sconfitta, o di sentirci sconfitti. La postra è troppo alta. Il nostro pianeta. Il nostro futuro. E l’eredità che lasceremo ai nostri figli.

Carl Pope (direttore operativo del Sierra Club)

Per prima cosa: il Sierra Club ha ottenuto una grossa vittoria per l’ambiente, reclutando più di 12.000 nuovi volontari e mobilitando centinaia di migliaia di elettori attenti ai temi dell’ambiente. Comunque saranno quattro anni duri. Il primo istinto della Casa Bianca del rieletto Bush sarà di completare la distruzione della rete di sicurezza ambientale. Possiamo aspettarci più segretezza governativa, più soppressione di dati scientifici di base, anche tentativi di negare ai cittadini i diritti elementari di appellarsi a un tribunale per difendere se stessi e le proprie comunità dagli assalti all’ambiente.

Ma i nostri 750.000 membri, e questi nuovi volontari, non saranno scoraggiati: continueremo a ritenere responsabili l’amministrazione Bush e il Congresso. Il Congresso andrà al giudizio degli elettori fra due anni. E ancora due anni dopo, entrambi i partiti cercheranno di prendere la Casa Bianca. Il lavoro cominciato dal Sierra Club negli scorsi due anni, di ricostruire la comunità ambientalista del paese, è il lavoro giusto. Dobbiamo semplicemente farne di più, farlo meglio, spiegare al popolo americano come le politiche ambientali dell’amministrazione Bush stiano mettendo a rischio le loro famiglie.

Julia Butterfly Hill (famosa per aver vissuto tre anni su una sequoia)

Il sistema elettorale è logoro e corrotto, la vittoria di Bush è una farsa. Con i meccanismi di voto posseduti e controllati dai sostenitori di Bush, non sorprende che sia di nuovo presidente. Non viviamo in una vera democrazia. Se fosse così, avremmo una rappresentanza vera, e non semplicemente un sistema a due partiti. I grandi mutamenti storici nel mondo sono avvenuti quando la gente è scesa per le strade ad abbattere sistemi che sostenevano l’oppressione, costruendo contemporaneamente movimenti propositivi. Prego che queste elezioni siano il segnale di sveglia perché gli americani inizino a distruggere quello che non serve noi e il nostro mondo, e a costruire insieme una nuova visione rispettosa della gente e del pianeta.



Richard Nelson (antropologo)

Quando i politici operano per distruggere foreste e terre agricole, parlate. Quando mettono in pericolo l’aria e le acque, parlate. Quando minano il benessere dei nostri quartieri, parlate. Quando non rispettano i diritti umani, parlate. Quando disprezzano i principi di libertà e democrazia, parlate. Quando ignorano le responsabilità che si accompagnano ad un potere senza limiti, parlate. Quando mettono in pericolo le opportunità di pace, parlate. E soprattutto, quando loro chiedono il silenzio: parlate. Mai come ora, le speranze e promesse dell’America poggiano su un coro di voci irrefrenabile che sale: sussurram grida, proclama, protesta, difende, resite, canta, sostiene, celebra ... e perseverante: parla!

Rick Bass (scrittore)

Non arrendersi, non rinunciare. Prepararsi strategicamente al 2008 nei centri universitari, e rivolgersi al voto giovanile. Cominciare dagli studenti del primo anno per le elezioni del 2006 e 2008. Spingere per tutte le cose che avremmo chiesto a (e ci saremmo aspettati da) Kerry.

Emigrare in Canada non è una scelta. La patria deve essere difesa.

Terry Tempest Williams (scrittrice)

Tutti dovrebbero guardare Mosh, il video di Eminem, mettersi addosso casacche verdi, e stare a difendere il territorio, vigili e attenti.

David Orr (direttore per gli studi ambientali al l’Oberlin College)

Tanto per cominciare, diamo il giusto nome alle cose. L’elezione del 2004 conferma i peggiori incubi di James Madison: la conquista di tutti i rami del governo non solo da parte di un singolo partito, ma da parte di una frazione estremista di un partito.

In secondo luogo, dobbiamo essere chiari su dove stiamo andando. In quanto popolo, avermo più corruzione, più divisioni, più bugie, più terrorismo, più inquinamento, più agevolazioni per i ricchi, più fanatismo religioso, più sussidi alle grandi imprese, più bambini abbandonati, più famiglie in difficoltà, più debito pubblico sulle spalle dei nostri figli, più degrado urbano, più sciocche ideologie, e altri rinvii sulla questione dei potenziali catastrofici mutamenti del clima che si accumulano davanti a noi.

Al terzo posto, gli obiettivi di lungo termine, che sono chiari: restaurare la democrazia negli Stati Uniti eliminando il denaro dalla politica, ripristinando il controllo pubblico sulle telecomunicazioni, ricostruendo una stampa libera, a proprietà locale, ripristinando la caduta separazione fra stato e chiesa, e rieducando il popolo ad essere cittadino cosciente. Come possiamo fare queste cose? Nello stesso modo in cui si fanno le altre cose grandi e nobili: con pazienza, coraggio, energia, certezze, e padronanza dell’arte della strategie. Il ventre molle dell’impero Bush-Cheney-Rove è fatto di tutti i conservatori pensanti, disturbati dall’avventatezza, persone oneste offese dalla mendacità, veri Cristiani sufficientemente attenti per notare la discrepanza fra parole e vita, fra il nostro “Principe della Pace” e le nostre politiche interne e internazionali.

Non abbiamo forza, per la disperazione!

Scott Sanders (scrittore)

Dobbiamo resistere agli attacchi contro l’aria, il suolo, l’acqua e le aree naturali. Ma abbiamo anche bisogno di cambiare la nostra cultura, non solo i nostri leaders e le nostre tecnologie. Dobbiamo pronunciarci a agire per più conservazione, più sostenibilità, più pace, più pratica nelle case, posti di lavoro, scuole, pubbliche assemblee. Dobbiamo rifiutare il silenzio, la rinuncia, contro la cultura del consumismo industriale e una cultura di massa che ci spaccia la droga del divertimento. Dobbiamo articolare e dimostrare un modo più corretto e gioioso di vivere.



Bill McKibben (giornalista, scrittore, membro del consiglio direttivo di Grist)

Non c’è altro che scoraggiamento in questi risultati elettorali. Sarà dannatamente dura salvare lo Arctic National Wildlife Refuge con questo nuovo Senato, e sostanzialmente impossibile far passare niente di significativo riguardo ai mutamenti climatici (e probabilmente tutto il resto). Più che mai, giocheremo in difesa a livello nazionale e tenteremo di fare le cose vere a livello statale, almeno in quella striscia di stati colorati di blu sugli schermi TV. Ma siamo chiari: quello che è successo ieri sera garantisce che l’America non rientrerà nelle discussioni mondiali sui problemi dell’ambiente per anni.



Martha Marks (presidente di REP America, associazione ambientalista Repubblicana)

I conservazionisti devono intensificare la propria visibilità pubblica e trovare modi più efficaci per coinvolgere l’America media e il mondo dell’impresa. Per i prossimi quattro anni, i conservazionisti dovranno mantenere i contatti con Washington, ma orientare più energie verso il conseguimento di risultati dove l’ambiente è più ricettivo: a livello dei governi statali e locali.



Paul Hawken (direttore del Natural Capital Institute)

Premere per una radicale riforma dei meccanismi di campagna elettorale. Togliere il denaro delle imprese dalla politica. Depoliticizzare l’ambiente. Separare il Servizio Forestale dal Dipartimento dell’Agricoltura e collocare entrambi in un Dipertimento degli Interni che sia una struttura tecnica a fondamento scientifico. Fare della riduzione delle emissioni da carbonio una priorità internazionale. Creare un fiscalmente neutrale “ feebate system” per raddoppiare il chilometraggio del parco automobili americano. Rendere la conservazione e l’efficienza conveniente per il cittadino medio.

Peter Matthiessen (naturalista, scrittore)

Noi ambientalisti non dobbiamo perdere slancio o allentare gli sforzi nemmeno per un giorno, in questa lotta disperata per difendere la terra e la vita americane da altri quattro anni di spietato sfruttamento da parte dell’amministrazione Bush e dei suoi dirigenti di impresa. Dobbiamo riunire le forze per trovare sostegni: politici, finanziari e nei media. Una continua visibilità e l’inevitabile rabbia pubblica possono ispirare una rossa campagna di riforma finanziaria, e persuadere un presidente che non cerca più la rielezione a far brillare un po’ di più il bilancio ambientalmente più disgraziato che si ricordi, ripulendo dalla puzza di combustibili fossili, quella di Enron e Halliburton, la tristemente macchiata Casa Bianca; mettendo fine alla irresponsabile deregolamentazione e rimozione delle tutele ambientali nell’Arctic National Wildlife Refuge, nella Tongass National Forest, nel Rocky Mountain Front, e altrove; sostenendo uno standard di efficienza minima di 15 chilometri per litro di benzina; sollecitando l’impegno del congresso per le energie rinnovabili: in definitiva lavorare per conservare almeno un’apparenza di Beautiful America, per i nostri innocenti eredi.



Peggy Shepard (direttore operativo di WE ACT for Environmental Justice)

Ieri sera, prima che il Presidente Bush fosse dichiarato vincitore, alcuni sapientoni stavano prevedendo che le trivellazioni petrolifere nell’area dell’Arctic National Wildlife Refuge potessero cominciare presto. Questo dovrebbe dare il senso di quanto difficile sarà fare progressi su un’agenda ambientale forte, con un’altra amministrazione Bush.

Un modo di iniziare a prepararsi ai prossimi quattro anni, per ambientalisti e sostenitori delle cause ambientaliste, è quello di cominciare a concentrarsi su come articolare una visione del futuro che ispiri alleanze per: giustizia ambientale e mutamenti climatici globali; rafforzamento del Clean Air Act, costruzione di sostegni l principio di precauzione, miglioramento della qualità dell’acqua, sviluppo di una politica energetica sostenibile. Dobbiamo condividere prospettive e valori se dobbiamo costruire una coalizione politica vincente che possa riformare le politiche ambientali dello stato, migliorare la salute ambientale, mantenere l’impegno sui cambiamenti di clima, e fermare i tentativi dell’amministrazione Bush di tornare indietro sulla legislazione ambientale.



Christina Wong (laureanda in discipline ambientali a Berkeley)

Per i prossimi quattro anni, gli ambientalisti dovranno mantenere la pressione sull’amministrazione Bush attraverso tutti i canali, lavorando per bloccare qualunque indebolimento delle leggi ambientali attraverso lobbying e pressione legale.

Ma il nostro fuoco principale sarà alla base, al livello statale e locale, dove possiamo contrastare i danni di Bush incoraggiando la crescita del movimento e sviluppare iniziative statali come quella fondamentale della legge della California sui gas-serra. La comunità ambientalista ha bisogno di formare una coalizione più forte, visibile, attiva, per avere più sostegno e influenza. Dobbiamo mobilitare ed eucare il pubblico per creare una base che eserciti pressione sul governo per una più forte protezione dell’ambiente.



Alison Deming (autrice di Science and Other Poems)

Le speranze stanno nel pensiero e nell’azione locali, che non possono essere tarpati da menzogne, prepotenze, sfruttamento, avidità, che vengono spacciate per politica “pubblica” dalla dirigenza Bush/Cheney. Nella triste scia di queste elezioni dobbiamo concentrare l’energia degli attivisti sui piccoli buoni fatti che possono avere effetto sulla qualità ambientale locale e sulla giustizia sociale. Non è il momento di smorzare i fuochi dell’attivismo. Facciamo rumore, poesia, notizia. Come ha scritto W. H. Auden,

Per servire da paradigma

Ora, di quale possa essere un plausibile Futuro

È il motivo per cui siamo qui.

Nota: qui il sito del Grist Magazine, col testo originale, le facce degli intervistati e qualche informazione in più (fb)

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