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Norma Rangeri
Scelte epocali
19 Settembre 2010
Articoli del 2010
Un po’ d’ironia non guasta, nell’osservare il dramma della maggiore formazione dell’area non-di-destra. Da un punto di vista diverso da quello di Scalfari. Il manifesto, 19 settembre 2010

Con questi dirigenti non vinceremo mai. E siccome nel cerchio stretto del Pd le facce e le parole sono sempre le stesse, il monito morettiano torna ad evocare scenari sconfortanti. Colpisce la tempistica dell'ultima svolta epocale. Quando si avvicina il momento della verifica parlamentare del governo Berlusconi, l'ultimo fumogeno veltroniano rischia di affumicare il partito democratico e di lasciare a bocca asciutta l'elettorato.

Naturalmente non è in discussione il diritto di chi ha fondato e guidato il Pd di aprire una discussione pubblica, di denunciare quel che non va. Il fiorire di documenti o l'esplodere di polemiche "maleducate" tra vecchi dirigenti e giovani promesse è un elemento della fisiologia di partito. Anche se la conta delle firme, 75, è stato un brutto, vecchio spettacolo, il segretario non dovrebbe innervosirsi per le critiche di Veltroni ma rispondere rendendo più convincente la sua direzione politica.

Rimasto ai nastri di partenza, a lungo chiuso in un limbo di buone intenzioni e ardite metafore, ora Bersani, sollecitato dalle forti scosse del centrodestra, prende l'iniziativa con una proposta di alleanze costituzionali e di ricostruzione di un nuovo Ulivo. Promette per l'autunno una campagna porta a porta sui problemi del lavoro, assicura di voler parlare al paese. Vedremo se nella campagna d'autunno suonerà anche alla porta della manifestazione dei metalmeccanici della Fiom, dei referendum per l'acqua pubblica, dei precari della scuola. Per il momento di forte c'è solo una robusta campagna mediatica, con le città tappezzate di manifesti («Abbiamo perso la pazienza»), le feste, i salotti televisivi.

L'iniziativa dell'inedito terzetto Veltroni-Fioroni-Gentiloni rompe questo protagonismo bersaniano con un documento-movimento intitolato al bene della comunità piddina. Per capire di che si tratta basta leggere i sinceri propositi di uno dei tre firmatari, Beppe Fioroni, consegnati a un'intervista sul Corriere della Sera: «Intercettare i voti di moderati, cattolici, commercianti, coltivatori, piccole e medie imprese delusi dal berlusconismo». E, se non si fosse capito, «rappresentare grandi sindacati che hanno scommesso sull'innovazione e sul bene comune». A proposito di svolte strategiche, siamo alla riesumazione del vecchio elettorato democristiano, con la Cisl di Bonanni in prima fila. Seguono l'abbraccio a Marchionne e Confindustria, l'auspicio della fine della lotta di classe, declinazione aggiornata dello spirito del Lingotto. Una carta che Veltroni del resto ha già giocato provocando la resurrezione di Berlusconi e la desertificazione della sinistra parlamentare.

Era molto atteso, all'indomani della firma dei 75, l'intervento di Veltroni, ospite ieri di un convegno del partito. Dal raduno orvietano spicca la sua proposta contro la vergogna della compra-vendita dei voti parlamentari di Berlusconi. Per dare un segno forte di volontà unitaria, il leader democratico lancia l'idea di un'iniziativa con il segretario e tutti i dirigenti per denunciare l'indecente traffico e dare una prova di coesione: una epocale conferenza stampa.

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