loader
menu
© 2024 Eddyburg
Amanda Hurley
Scatole vuote
11 Dicembre 2005
Articoli del 2004
"Le insegne al neon di Kmart si spengono: cosa accadrà ai negozi big-box abbandonati?". Una carrellata sulle acrobazie concettuali per il riuso, da Preservation Online (rivista del National Trust), 15 marzo 2002 (fb)

Titolo originale Empty Boxes. As Kmart’s signature blue lights fade, what will happen to vacant big-box stores? – traduzione di Fabrizio Bottini

Il gigante del commercio Kmart si è appellato all’articolo 11 sulla tutela dal fallimento alla fine di gennaio, e la scorsa settimana la compagnia con base a Troy, Michigan, ha annunciato che avrebbe chiuso i battenti di 284 dei suoi 2.000 negozi. L’anno scorso, Montgomery Ward e Service Merchandise sono pure andate in bancarotta; nel 1999 i negozi discount Caldor hanno chiuso. Ci saranno decine, o anche centinaia, di questi negozi big-box – alcuni dei quali coprono più di 10.000 metri quadrati – abbandonati vuoti, come chiazze di assi inchiodate nel paesaggio?

James Howard Kunstler, autore nel 1999 del libro The Geography of Nowhere, afferma che gli affanni di Kmart sono sintomatici di una scossa sismica nel commercio americano. “Il commercio delle catene nazionali entrerà in un periodo di difficoltà, e piuttosto presto” dice Kunstler. “Queste compagnie godono di economie possibili solo con un’offerta senza fine di petrolio e manodopera a buon mercato dall’altra parte del mondo. Solleciterei il pubblico a pensare al commercio big-box come ad una anomalia storica, piuttosto che una cosa normale”.

Kunstler non è ottimista riguardo alle prospettive di utilizzazione futura dei negozi. “Spesso questi edifici stanno lì senza essere riutilizzati dieci anni” dice. “Per allora, le coperture piatte hanno iniziato a fare infiltrazioni, e gli edifici finiscono per essere degradati. Oppure qualche volta sono occupati da attività marginali, come i mercatini delle pulci in sede fissa”.

Alcuni residenti si preoccupano perché proprio questi tipi di attività si possono installare nel loro ex megastore, altri perché non si riuscirà ad attirarne nessuna, di attività: Caesar Carrino, sindaco di Wadsworth, Ohio, una città di 21.000 abitanti cinquanta chilometri a sud est di Cleveland, ci dice che se il Kmart di Wadsworth chiude, i clienti del posto lo rimpiangeranno parecchio, e la città avrà molti problemi per trovare un altro occupante di quegli spazi. “È troppo grande per un negozio Kohl’s. È troppo piccolo per un Wal-Mart. Target non ha sinora rapporti con Wadsworth. E nessun sembra intenzionato a muoversi, per via delle condizioni economiche”.

Il problema non è limitato alle città piccole. Charlotte, North Carolina, ha circa duecentomila metri quadrati di spazio commerciale vuoto, e i residenti stanno diventando sempre più preoccupati. “La gente è diventata improvvisamente molto interessata all’argomento” dice Mary Hopper, presidente della Charlotte-Mecklemburg Planning Commission. “Emerge tantissimo nelle assemblee pubbliche”. Le zone con maggiori problemi a Charlotte, continua, sono le strisce commerciali stradali nei corridoi delle zone centrali, dove c’è poca o nessuna crescita.

Per cercare una soluzione, recentemente Hopper ha scritto un rapporto sul riuso dei siti big-box. Ha studiato alcune delle misure predisposte in altre città, e ora progetta di lanciare alcuni progetti di riuso pilota a Charlotte. “Dovremmo solo ripulire alcuni dei siti” dice Hopper. “Ma se si può riusare un edificio, va trovato il modo efficiente di farlo dal punto di vista dei costi. In molti dei casi, il nuovo uso non sarà commerciale”.

Nel 1998 la Calthorpe & Associates, uno studio di architettura e progettazione urbana di Berkley, California, ha trasformato con successo uno strip mall in difficoltà a Mountain View, California, in un quartiere ad uso misto, orientato alla mobilità pedonale. Il centro commerciale è stato completamente demolito e riciclato come fondamenta per nuove case e spazi verdi.

Classe Prima, Quinto Scaffale

Uno Kmart di Charlotte le cui insegne al neon si sono spente è diventato una scuola privata, gestita dalla Mosaica Education Inc. Secondo il Direttore Michael Connelly, la k-7 Sugar Creek Charter School non è l’unica della Mosaica che sta in un big-box: la George Washington Carver Academy a Highland Park, Michigan, prima era un supermarket, e la Kalamazoo Advantage Academy un J.C. Penney.

Ma convertire negozi big-box in scuole moderne pone alcuni problemi, continua Connelly. Le scuole hanno bisogni diversi di riscaldamento e circolazione d’aria, e ci vogliono più bagni e lavandini, e dunque di solito è necessaria una grossa revisione degli impianti. La Mosaica ha anche inserito dei lucernari, per dare alle aule una illuminazione naturale.

Cheryl Ellis, direttore di Sugar Creek, non potrebbe essere più soddisfatta della sede insolita della sua scuola “È magnifica” dice. “Abbiamo aule ampie e finestre affacciate sull’atrio. Funziona alla grande”. La scuola, dopo due anni, sta crescendo, e fortunatamente ha spazio in abbondanza in cui espandersi. “Ora stiamo usando probabilmente un terzo dell’edificio” stima Ellis “potremmo aggiungere altre 15 o 20 aule”. Ma aleggia ancora la vecchia atmosfera Kmart? Definitivamente no, dice Ellis: “Quando passi la porta, questa è la scuola. Non c’è dubbio in proposito”.

Ellis afferma che i commercianti locali e i residenti sono “eccitati” dal fatto che la scuola si è trasferita lì. Ma l’analista immobiliare Tom Dwier di Reis.com, una compagnia che studia le tendenze del mercato, sottolinea come non sia ideale usare spazio commerciale per farci una scuola: nonostante una scuola possa sostenere alcune attività vicine – venditori di generi alimentari, per esempio – e impedire che i valori degli immobili precipitino, non genera certo reddito o traffico pedonale come un grosso insediamento commerciale.

In più, Dwyer dubita che molti dei defunti Kmart rimangano vuoti a lungo. “Alcuni [negozi Kmart] saranno acchiappati immediatamente, perché si tratta di ottime localizzazioni perfettamente adatte ai clienti di qualcun altro; Home Depot e Lowe’s saranno i candidati principali” dice. “Gli altri negozi invece saranno quelli difficili. Potranno rimanere lì per anni”.

Dwyer fa un parallelo fra le catene Kmart e Montgomery Ward. “Circa il 60 per cento dei negozi Montgomery Ward sono stati presi piuttosto in fretta, e non ce ne sono molti vuoti ora”. Richard Longstreth, direttore della laurea specialistica in conservazione alla George Washiongton University di Washington, D.C., ne ha pure una visione ottimistica. “Il commercio di grandi dimensioni non finirà. Anche durante la Depressione, ci fu una crescita delle grandi catene” dice. “Le strade di grande comunicazione dove stanno questi negozi si rinnovano continuamente. È solo parte del mondo fluttuante del commercio”.

Nota: è certo meno fosca del solito, la conclusione di questo articolo dal National Trust. Va comunque ricordato che lo studioso citato per ultimo, Richard Longstreth, anche nei suoi studi più noti e approfonditi sembra sempre sposare il punto di vista del commercio, piuttosto che quello del rapporto sviluppo locale/territorio/attività economiche, che forse sarebbe più completo. Almeno questa è la mia modesta e discutibilissima opinione. Qui sotto il link al sito della rivista del National Trust dove si trova la versione originale del saggio. (fb)

ARTICOLI CORRELATI

© 2024 Eddyburg