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Francesco Erbani
Sarno, no alla colata di cemento e l’urbanista rompe col Comune
18 Giugno 2008
Articoli del 2008
Stefano Boeri lavorava al piano dal 2002, e il comune quatto quatto rilasciava concessioni in aree non edificabili … Da La Repubblica, 18 giugno 208 (f.b.)

SARNO (SA) - Niente più licenze edilizie, per almeno sei mesi. Troppe le duecentottanta concesse negli ultimi anni: il territorio di Sarno, massacrato dieci anni fa dall’alluvione che uccise 137 persone, non sopporta altro cemento. Compreso quello abusivo, che continua a invadere anche le zone più a rischio. Stefano Boeri detta le sue condizioni. Dal 2002 l’architetto milanese lavora al piano regolatore del comune campano (il vecchio piano risale al 1972 e la bozza di un altro piano venne trovata negli anni Novanta a casa del camorrista Pasquale Galasso). Ma con l’attuale giunta di centrodestra si è arrivati a un punto di rottura: si discuterà stasera, in Consiglio comunale, se ci si avvarrà ancora della consulenza di uno dei più autorevoli progettisti italiani e dei suoi propositi di bloccare la cementificazione, legale e illegale, nella piana agricola. O se invece si continuerà a consumare suolo. Se non avrà garanzie Boeri rinuncerà all’incarico, lasciando in balìa di sé stesso un territorio fra i più martoriati, dove la memoria dell’alluvione racconta di palazzi costruiti in luoghi in cui ogni regola e persino il buonsenso lo impedivano.

Sarno è impantanata in un paradosso. Da una parte c’è l’architetto che redige un piano. Dall’altra c’è il Comune, che gli ha dato l’incarico di mettere ordine in una sconsiderata espansione edilizia e che elargisce concessioni all’insaputa dell’architetto e spesso in contrasto con il piano. La cifra di duecentottanta permessi dal 2004 la fornisce il sindaco, Amilcare Mancusi. «L’edilizia è una delle principali attività della città», spiega il primo cittadino. Ma la piana agricola, che ospita colture di pregio, è un fitto cantiere dove le villette sono spacciate per edifici rurali. E ciò accade nonostante a Sarno ci siano 30mila abitanti, come nel 1970. «È vero», insiste il sindaco, «ma abbiamo il nuovo ospedale e molti insediamenti industriali: non è detto che la popolazione non aumenti». Un altro dei cardini del piano di Boeri è il recupero delle case abbandonate del centro storico, un appartamento su dieci. «Ma per questa operazione ci vuole molto più tempo», è la replica di Mancusi.

La frenesia edilizia è incessante e, secondo alcuni tecnici, in contrasto con il piano territoriale adottato dalla regione Campania, che per le aree agricole prevede rigide misure di tutela. Alla seduta di stasera si arriva dopo un lungo braccio di ferro. Boeri ha scritto anche una lettera a Giorgio Napolitano: il caso di Sarno è considerato esemplare di un certo modo di abbandonare i territori più delicati a un destino di pericolo immanente. E che le ferite in Campania possano riaprirsi lo segnala l’Ordine dei geologi, il cui presidente regionale, Francesco Russo, indica duecentoventi zone a rischio idrogeologico, fra le quali centoventi con caratteristiche simili alle rapide colate di fango che seppellirono Sarno. Più suolo si impermeabilizza con il cemento, più le acque piovane non sono smaltite correttamente, più aumentano i rischi di alluvioni e frane.

Fra le scelte controverse dell’amministrazione, votata dall’intero Consiglio comunale, c’è anche quella di concedere l’abitabilità a tutti i piani interrati di edifici fuori del centro storico. «È una decisione di cui abbiamo saputo a cose fatte», spiega Boeri, «senza considerare, vista la tragedia di dieci anni fa, i rischi che corre chi va a vivere lì». «Quei locali erano già usati come tavernette», risponde Mancusi, che accusa Boeri di ritenersi il dominus delle scelte politiche della città, «che invece spettano al Consiglio comunale».

L’ultimo capitolo spinoso è l’abusivismo. Lo stesso sindaco ammette che il fenomeno non si è esaurito e investe anche i lembi più pericolosi del territorio. Attualmente sono oltre seimila le domande di condono. «Ma gli insediamenti illegali non sappiamo neanche dove siano», lamenta Boeri, «soprattutto quelli che non rientrano in nessuna sanatoria. Abbiamo chiesto una mappa, ma non siamo mai riusciti a ottenerla».

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