Caro direttore, le «prove di forza» sul futuro del traffico aereo e sulle strategie di sviluppo delle infrastrutture aeroportuali in Italia, alle quali assistiamo in questi giorni, ci preoccupano non poco.
I dati di traffico complessivo sia per il sistema aeroportuale milanese che romano sono entrambi ad un tasso di incremento annuo che si attesta intorno al cinque per cento. Ma questa crescita si inserisce in un contesto aeroportuale europeo altrettanto vivo, altamente concorrenziale e già strutturato e consolidato rispetto al nostro: Londra, ad esempio, è il principale hub europeo, con 67milioni di passeggeri all´anno, ma non dimentichiamo hub già consolidati quali Amsterdam, Parigi e Francoforte, ormai centrali per l´intera rete europea.
Il punto cruciale, quindi, è che l´Italia non ha giocato in tempi utili la strategia di integrazione con il sistema europeo, ed è quindi rimasta prigioniera della presunta rivalità tra snodo milanese e romano.
Le condizioni attuali sono quindi del tutto diverse da quelle esistenti quando si ipotizzò la coesistenza di due hub italiani, Malpensa e Fiumicino. Il dibattito in corso è erroneamente e strumentalmente affrontato come rivalità Roma-Milano: è una triste reiterazione di vecchi riti ormai vuoti di significato, superati dal tempo e dalla capacità stessa delle imprese e dei cittadini italiani di adattarsi, di autoregolarsi e di trovare soluzioni alternative altrettanto efficaci. Lo testimonia il fatto che a fronte delle mancate scelte e della permanenza di rivalità localistiche, il traffico e le infrastrutture aeroportuali si sono ormai reindirizzate su modalità che ormai prescindono dall´esistenia di un hub principale e di un vettore nazionale di riferimento come Alitalia; e lo testimonia lo sviluppo di ben Il infrastrutture aeroportuali pienamente operative ed in crescita in tutto il nord Italia (Genova, Torino, Malpensa, Linate, Bergamo, Brescia, Verona, Treviso, Bolzano, Venezia, Trieste) con collegamenti garantiti con i principali hub europei.
Un ulteriore punto critico è dato dall´erroneo presupposto che l´aumento del traffico aereo implichi automaticamente l´espansione dell´aeroporto di Malpensa e della complessa rete di infrastrutture collegate. Perché? Perché non ottimizzare invece l´impiego delle infrastrutture esistenti a Malpensa, definendone la vocazione principale e la complementarietà rispetto ad altri snodi europei ed italiani? Servono scelte chiare, lungimiranti e culturalmente evo Iute. Ma soprattutto è necessario smettere di discutere e pianificare prescindendo dall´impatto ambientale e sociale di certe scelte e di invocare sempre gli spettri del ricatto occupazionale e della delocalizzazione degli investimenti.
La nostra profonda preoccupazione, quindi, è nel vedere come l´attuale dibattito su Malpensa prescinda dall´utilità oggettiva dell´opera e dal fatto che ogni ampliamento ed ogni nuova infrastruttura avverrà, ancora una volta, a spese del Parco del Ticino: una cruciale, unica riserva di ossigeno e bio diversità in una zona ormai fortemente antropizzata; una meta di salute, di ricreazione e svago per quelle persone e famiglie, sempre più numerose, che non si possono permettere il lusso di andare lontano nelle vacanze di fine settimana e ferie estive.
I nostri amministratori conoscono questa realtà e hanno ben presenti questi problemi? Pensano davvero che tutti i cittadini lombardi siano passeggeri o frequentatori di aeroporti? Non sanno che tante e diffuse realtà produttive del territorio del Ticino non considerano l´ampliamento dello scalo di Malpensa come presupposto essenziale per la loro attività? L´ambiente, la nostra salute, il nostro benessere fisico e mentale non possono, ancora una volta, essere vittime sacrificali di scelte sbagliate, poco trasparenti o poco lungimiranti.
*presidente Fai
Nota: qualche particolare in più sul tema degli aeroporti padani, anche nel mio HUB? BURP! e articoli seguenti (f.b.)