La Repubblica Milano, 18 aprile 2013 (f.b.)
Com’è ovvio un gruppo di residenti della via e del quartiere si è immediatamente mobilitato, protestando vivacemente contro il sacrificio degli alberi. Ugualmente si leggono proteste e commenti arrabbiati sul profilo Facebook dell’assessore, che con apprezzabile coraggio ha avviato un confronto con i cittadini anche sui social media. Ma il destino degli olmi, par di capire, sarebbe segnato. Vista la quantità degli alberi, il trauma dell’intervento e la posta in gioco, invece sarebbe bene tenere aperta la discussione e non dare per scontata una soluzione non solo “molto difficile” e senz’altro sgradevole per l’assessore e la giunta, ma anche sbagliata. In fondo si tratta di decidere quali sono le priorità, ovvero quali sono i valori in gioco. Quanto valgono 180 olmi piantati quasi settanta anni fa?
PER qualcuno quegli olmi non valgono nulla, visto che si possono ripiantare altre essenze, magari dalle radici meno invasive. Per molti altri tantissimo, se si considera che estirparli significa cambiare radicalmente il panorama, l’ambiente, la vivibilità e persino la memoria di un’intera zona di Milano. Stavolta gli alberi non sono ammalorati. Sono sani e svettano imponenti segnando il profilo di un importante asse viabilistico della città. Siamo sicuri che, strategicamente, non convenga pensare a un adattamento del trasporto pubblico alle alberature piuttosto che il contrario? C’è chi, per esempio, suggerisce di trasformare la linea 12 in un collegamento di bus. Chi in una linea filoviaria, meno inquinante. E perché non considerare l’ipotesi di alzare il piano di scorrimento dei tram, lasciando spazio sufficiente per la convivenza fra radici e binari?
Certamente per ogni possibile soluzione esistono controindicazioni che vanno esaminate con attenzione e scrupolo. Anche dal punto di vista dei costi, naturalmente. Però non si può partire dal principio che l’onere economico – o la convenienza aziendale – sia la bussola di ogni scelta. Non si può almeno finché non si quantifica il danno che si arreca alla città e ai suoi residenti col taglio di centinaia di alberi. D’altronde, per più di sessant’anni, tram e olmi hanno convissuto in via Mac Mahon.
Ma non sono gli alberi ad essere diventati, improvvisamente, insostenibili. Semmai si sta dimostrando insostenibile la vecchia tecnologia di posa e di esercizio dei binari. Infine va ricordato che via Mac Mahon non è l’unico “viale alberato con tramvia” di Milano: ci sono via Cenisio, viale Certosa, via Stelvio, via Giambellino... E, ahinoi, un bel tratto della circonvallazione dei bastioni spagnoli, dove negli anni scorsi la rimozione dei vecchi alberi ha portato a un panorama quasi desolante. Ecco, assessore Maran, provate per una volta a pensare che sostenibilità non è la parola magica del futuro, ma un vincolo per il presente.