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Rutelli, solo una gaffe?
18 Agosto 2005
Articoli del 2004
Da l'Unità del 3 e del 4 agosto, due note redazionali e i commenti all'improvvida uscita del leader della Margehrita e autorevole esponente dell'Ulivo. Ma il miglior commento è (insieme a quello di Angius) la fotografia de il manifesto del 3 agosto 2003, inserito qui a fianco

3 agosto 2004Rutelli: «Non cancelleremo le riforme di Berlusconi». Critiche da tutto il centrosinistra

Questa volta a difendere Francesco Rutelli sono davvero in pochi. Il leader della Margherita sostiuene che il centrosinistra non può cancellare tutte le riforme approvate dal governo Berlusconi. A cominciare dalle pensioni («andrà cancellato lo scalino») e dalla scuola («dopo aver sperimentato la riforma Moratti - dice - si dovranno stabilire i punti precisi su cui intervenire»).

Certo, commenta Violante, bisognerà ragionare su quali leggi «cancellare» e quali «modificare profondamente». Ma per tutto il centrosinistra il problema è un altro. Quali sono le proposte alternative da presentare agli elettori? Come mostrare la discontinuità del nuovo progetto di governo rispetto a quello fallimentare di Berlusconi?

Rifondazione e Verdi tornano a chiedere l'immediata convocazione di un tavolo programmatico di tutta la coalizione. Distinguo anche dai prodiani della Margherita: «La linea politica - afferma Franco Monaco - va discussa con tutto il partito».

Il riformismo di Rutelli: «Gli italiani sono stanchi. Non cancelliamo le leggi della destra»

«Se andremo al governo non potremo scaraventare l’Italia in un terzo quinquennio di riforme che riformano riforme che avevano riformato altre riforme». Francesco Rutelli, in un’intervista al Corriere della Sera lancia la sua sfida al centrosinistra sul programma di governo della coalizione. E all’orizzonte vede addirittura uno «scontro» (anche se lui preferirebbe chiamarlo «confronto»): da una parte le istanze della Margherita, dall’altra le proposte di Rifondazione: «Sia molto chiaro – dice Rutelli – così come noi abbiamo rispetto per le istanze del Prc, anche il Prc deve sapere che dovrà discutere con la Margherita. E che la posizione conclusiva cui giungerà il centrosinistra non potrà essere stabilita da Bertinotti».

Per il leader della Margherita ha avuto ragione Nicola Rossi a dire che non bisogna cancellare la «brutta riforma pensionistica» varata dal governo. «Bisogna dare certezze – spiega Rutelli – serviranno interventi selettivi per correggere e migliorare le attuali leggi. Andrà per esempio cancellato lo «scalino» creato con la riforma previdenziale, e che penalizza chi andrà in pensione dal primo gennaio 2008. Dopo aver sperimentato la riforma Moratti sulla scuola si dovranno stabilire i punti precisi su cui intervenire. E la legge sul mercato del lavoro andrà ritoccata per evitare alcune esasperazioni del sistema, garantendo insieme alla flessibilità più sicurezza sociale. Non si può seminare nel Paese l’incertezza permanente sul futuro».

Le critiche del centrosinistra: «Quelle leggi vanno prese e stracciate. Ci vogliono proposte alternative»

Ma nel centrosinistra a dare ragione a Rutelli è solo Fabris dell’Udeur e Nicola Rossi. Dagli altri solo critiche. A cominciare dai Ds.

«Francamente, non ho capito a che cosa si riferisse Rutelli – afferma Gavino Angius - il 90% delle leggi della CdL va preso e stracciato. Vogliamo parlare delle leggi-vergogna? Dovrebbero essere cancellate dai nostri codici. Vogliamo parlare delle politiche economiche e sociali? Siamo al disastro! Vogliamo parlare della riforma Moratti? È una controriforma!». Di fronte a questo quadro, conclude il presidente dei senatori diessino, «invece di dividerci in dibattiti inutili dobbiamo continuare l'impegno politico di costruire l'unità del centrosinistra».

Certo, osserva Luciano Violante, «bisognerà distinguere e individuare le riforme che andranno cancellate e quelle che andranno profondamente corrette». Ma il problema non è solo questo. «Se si vogliono conquistare i delusi del centrodestra – ragiona il responsabile lavoro della Quercia Cesare Damiano – bisogna fare proposte alternative». E Fabio Mussi, coordinatore del correntone, aggiunge: «I cittadini ci voteranno solo se saremo in grado di rappresentare una chiara e nitida alternativa alla politica, alla cultura e all'ideologia della destra».

Dure critiche da Franco Giordano di Rifondazione: «È veramente paradossale che, mentre la maggioranza perde clamorosamente consensi sulle politiche liberiste in crisi, Rutelli ed alcuni altri esponenti del centrosinistra vorrebbero salvare una parte della legislazione inaccettabile del governo Berlusconi». In questo momento la strada da seguire è tutt’altra: «Per vincere bisogna essere in sintonia con la società più avanzata, nettamente alternativi a Berlusconi sul liberismo e sulle guerre. Anche per questo abbiamo chiesto un confronto programmatico, da aprirsi nell'immediato, con tutte le forze disponibili a rinnovare la società italiana».

Un tavolo programmatico viene invocato anche dai Verdi. E Pecoraro Scanio invoca l’interevento di Romano Prodi, «perchè proposte come quella di Rutelli, che prevedono di mantenere leggi indecenti come quelle del centrodestra, vanno nettamente bocciate».

Per il segretario dei Comunisti Italiani Oliviero Di liberto, «Rutelli dice che bisogna sperimentare alcune riforme della destra. Ma si tratta di un esperimento di genocidio perchè se si attueranno la riforma della scuola e la legge Biagi un paio di milioni di cittadini verranno consegnati alla macelleria sociale. Quelle riforme vanno abrogate».

Critiche infine anche dalla stessa Margherita. Per il prodiano Franco Monaco, Ieri, alla direzione nazionale di Margherita, abbiamo chiesto invano di fare il punto sulla situazione politica. Del resto, era punto previsto dall'ordine del giorno e comunque era cosa naturale e doverosa dopo le discussioni seguite all'assemblea di Rocca di Papa, dopo la proposta di Prodi sulle primarie, dopo l'avvio incerto della nostra presenza nell'Europarlamento. Invertendo l'ordine del giorno, ci si è occupati solo di tesseramento. Oggi, in un'intervista al Corriere della Sera rilasciata evidentemente nella stessa giornata di ieri, Rutelli formula giudizi e orientamenti di particolare rilievo che avrebbero meritato di essere discussi». Ma «un partito degno di questo nome si costituisce e cresce solo se gli orientamenti politici sono discussi e decisi

dentro i suoi organi».

4 agosto 2004Il moderato Rutelli irrita il centrosinistra e lacera la Margherita

Nessuno difende Francesco Rutelli. L’intervista nella quale ha sostenuto che il centrosinistra non dovrà cancellare le più criticate riforme del governo Berlusconi ha lasciato il segno. E ora quasi nessuno prova a difenderlo, neanche nel suo partito. Anzi, alle critiche di Ds, Verdi, Comunisti italiani e Rifondazione si aggiungono anche quelle di esponenti della Margherita sempre più innervositi dal protagonismo solitario del loro presidente.

Basta limitarsi a «interventi selettivi per migliorare le attuali leggi», sostiene Rutelli. Anche su scuola e pensioni. Anche su mercato del lavoro e giustizia. Prendere il buono che c’è e limare i difetti. «Se andremo al governo non potremo scaraventare l’Italia in un terzo quinquennio di riforme che riformano riforme che avevano riformato altre riforme – sostiene – Bisogna dare certezze». Replica ironica Rosy Bindi: «Ha ragione Rutelli quando dice che gli italiani hanno bisogno di certezze. Ma devono offrire garanzie sui diritti della persona, sulla qualità della formazione, sul futuro dei giovani, sulla dignità della vecchiaia. Non mi pare che le riforme avviate da Berlusconi offrano queste certezze; abbiamo invece sperimentato scelte dannose per il paese». Un problema che riguarda il merito delle proposte fatte da Rutelli al centrosinistra, ma anche il metodo: «Il nostro primo dovere è quello di rafforzare lo spirito unitario e sviluppare la capacità di elaborazione comune e di collaborazione del centrosinistra – dice la Bindi - senza forzature e senza fughe in avanti. Solo così potremmo definire un programma di tutta la coalizione. E la Margherita potrà fare la sua parte chiarendo, in modo collegiale, le priorità e le strategie del futuro».

Ma il malessere è più forte proprio all’interno della Margherita. La solitudine del leader, i giochi di potere, le prove di forza rischiano di lacerare una forza politica giovane, nata da un patto fra partiti diversi. L’asse Rutelli-Marini che cerca di isolare i prodiani e lacera gli ex popolari rischia di diventare un fattore paralizzante. Manca un indirizzo politico condiviso: «Se la Margherita devia dal percorso originario e prevalgono le tentazioni neocentriste – ha affermato il presidente dei senatori Willer Bordon in un’intervista a La Repubblica - se non c'è tensione ulivista e prodiana, certamente si troverà qualcuno che alle regionali rappresenterà queste ragioni». Una minaccia di scissione? «Non da parte mia – replica Bordon - Anzi, io sto avvertendo della minaccia che la Margherita corre. Se non arriva un'immediata correzione di rotta. Se salta il progetto vero della Margherita, salta la federazione, l'Ulivo» Insomma, non si può andare avanti così: «Vedo solo esibizioni muscolari, siamo alla spada di Brenno. La conta, la conta. Anziché ascoltare le ragioni degli altri, confrontarsi fino in fondo, l'unica ossessione sembrano i rapporti di forza interni. Se il presidente si lascia prendere dalla logica della conta, finisce per rappresentare solo una parte tra le parti, e non tutto il partito che è stato chiamato a dirigere. E questa non è una cultura di governo, ma una concezione minoritaria e radicale». I rischi non mancano: «La Margherita è (non voglio dire era) un progetto bellissimo. Mettere insieme culture, esperienze, radici diverse. Per un “altro” riformismo rispetto ai Ds. Ma è anche un contenitore ancora fragile. Da maneggiare con estrema cura. Invece qualcuno scherza con fuoco e rischia di bruciarsi». E ora come se ne esce? «A settembre propongo la convocazione degli Stati generali».

Più cauto, ma piuttosto chiaro Pierluigi Castagnetti: «Sono mesi che sto cercando di evitare che succedano guai... comunque è un tema molto serio, ne parlerò ma è un tema che non si può affrontare con una battuta». Più esplicito e fin troppo chiaro il vicecapogruppo al Senato Natale D’Amico: «C'è un partito in cui non si discute di politica ma di tessere, in cui alle regole si sostituisce la conta interna, in cui si rinuncia all'ambizione di costruire il grande soggetto politico dell'alternativa riformista di governo, in cui troppo spesso si occhieggia a velleità neocentriste. Se prevarranno le posizioni di chi anzichè guardare a Schroeder, a Blair, a Kerry, a Prodi, preferisce guardare a Follini il destino della Margherita sarà segnato».

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