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“Roma, tra latrina e vetrina”
12 Luglio 2007
Lettere e Interventi
Simone Paoletti

Faccio una riflessione a margine di un'iniziativa sul "decoro urbano" promossa dai politici di un municipio di Roma per cancellare alcune scritte xenofobe e razziste che imbrattano i muri della periferia.

In un manifesto firmato Fiamma Tricolore, con cui si sono tappezzati interi quartieri, ho letto con stupore queste affermazioni:

"Contro il lavoro precario,

contro la speculazione edilizia,

contro gli sfratti e il caro affitti".

L'estrema destra a Roma si allarga pericolosamente non già per i soliti slogan razzistici, ma perché sta occupando gli spazi vuoti lasciati dalla sinistra. La sinistra è altrove, indaffarata a governare un'economia locale dal PIL galoppante, sospinto dall'edilizia (del lavoro nero e delle morti bianche), dal settore dei servizi (sostanzialmente call center) e dai grandi eventi (del lavoro stagional-precario). Un'economia che, per la gioia di Veltroni e dei suoi, cresce sostanzialmente grazie ai campi di cotone del terzo millennio.

E' una sinistra ottusamente intenta a progettare, senza giustificazioni demografiche, la costruzione di 35 milioni di metri cubi residenziali, lasciando irrisolta l'emergenza abitativa più grave d'Europa.

Ciò che ne consegue è una città sempre più divisa tra centro divenuto "vetrina" e periferia resa "latrina" dagli avvoltoi del cemento, con i loro scempi ai danni del territorio e della mobilità dei cittadini.

Sul decoro urbano basterebbe poi citare le endemiche agenzie immobiliari, attrici protagoniste di un'economia parassitaria, che insozzano ogni angolo della periferia con migliaia di cartelli pubblicitari abusivi, rimasti tuttora senza sanzione nonostante le denunce di cittadini alle autorità locali (un'ottima pubblicità al municipio in questione l'ha fatta nel maggio 2007 la trasmissione Anno Zero di Michele Santoro). Un ragazzo senza punti di riferimento culturali, costretto a vivere in luoghi brutti, insalubri, invivibili, senza poter fruire di spazi pubblici all'aperto e al coperto, sistematicamente occupati dalla speculazione; vedendo in giro lo stress, l'aggressività, la divisione, l'individualismo e non la distensione, la socialità, la comunità; vedendo vincere mediamente i Mc Donald's sui teatri per 4 a 1 (punteggio parziale, e per non parlare dei mega centri commerciali), il ragazzo in questione dicevo, come può non sentire il richiamo di coloro che in questo momento sembrano offrirgli un'identità, una possibilità di ribellione alle macroscopiche ingiustizie, un riparo contro l'esterno, una legittimazione alla sua aggressività indotta da questo habitat?

Potrebbe altrimenti trovare credibilità nei politici, assessori e consiglieri, i quali una tantum, per lavarsi la coscienza, interrompono le loro pratiche clientelari, di benevolenza verso gli incettatori di spazi sottratti agli usi sociali e collettivi? Il mio timore è che portando costoro, i rappresentanti di questa politica, a cancellare pubblicamente le scritte fasciste, non si provochi nei soggetti interessati l'istigazione al fascismo.

La periferia criminogena genera criminali. E gli squadristi arruolatori dell'estrema destra, nella colpevole indifferenza di tutti i partiti della sinistra seduti al governo, sanno come attirarli a sé.

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