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Liana Milella
Rodotà: "Un brutto caso di pirateria dimostra quanto è a rischio la privacy"
6 Aprile 2006
Articoli del 2005
Intervista a un maestro della difesa della privacy sui risvolti più profondi della pirateria del "governatore" Storace, su la Repubblica del 20 marzo 2005

ROMA - Se non potesse apparire di cattivo gusto Stefano Rodotà quasi quasi si lascerebbe scappare che tutta la storia di Laziomatica e dei computer del Comune di Roma violati è, dal punto di vista dell´astrazione teorica, la conferma di quanto lui ha sostenuto tante volte in questi anni d´esperienza come Garante della privacy. Dice Rodotà: «Sono rimasto profondamente colpito perché ho avuto la prova empirica che la tutela dei dati personali è uno snodo fondamentale per la democrazia. E deriva da qui l´enorme responsabilità di un´istituzione come la nostra».

È davvero convinto che una brutta vicenda di ladroneria informatica possa essere così rivelatrice?

«Ci sono almeno tre risvolti inquietanti che mi hanno turbato profondamente sin dalle prime indiscrezioni di cronaca. Al gradino più basso c´è la notizia di un grave episodio di pirateria informatica che si manifesta con l´intrusione illegittima all´interno di una banca dati; subito dopo si pone un problema di garanzie visto che la gestione di una materia così delicata era stata affidata dalla Regione Lazio a un soggetto esterno; infine c´è la disciplina dei dati che è condizione fondante per la democrazia. Dell´avvenuta violazione stanno discutendo tutti, della garanzia dei dati si occupa l´ufficio del Garante, ma è necessario che l´opinione pubblica rifletta bene sui rischi di quanto è accaduto».

Perché questa vicenda è così grave?

«Spesso si dice che le norme sulla privacy riguardano fatti e aspetti minori, secondari, strettamente legati alla singola persona, invece il caso Laziomatica dimostra che la protezione dei dati non è fine a se stessa, non attiene al singolo che cerca di proteggere il suo orticello, ma riguarda gli organi che prendono decisioni sulla vita dei cittadini. In questo senso, la disciplina dei dati è alla base del corretto funzionamento della democrazia ed è la garanzia per l´uguaglianza tra i cittadini. Basta pensare alle conseguenze che si scatenerebbero qualora venissero violati i dati relativi alla salute e se, di conseguenza, una persona venisse discriminata a vantaggio di un´altra».

Chi sottovaluta la tutela della privacy compie un grossolano errore?

«Bisogna mettere da parte le tesi riduzionistiche, quelle che vorrebbero meno protezione, dimostrando che il rigore nella tutela dei dati non è un fatto egoistico, ma è di vitale importanza per assicurare un buon funzionamento del sistema politico».

È la ragione che l´ha spinta, nonostante il suo incarico sia giunto alla conclusione, a intervenire ugualmente sulla Laziomatica?

«Ci siamo mossi perfettamente in tempo. Risalgono a mercoledì le prime notizie della violazione, e giovedì era già in programma l´ultima riunione ufficiale del nostro collegio che ha subito deciso di far partire un´ispezione. Si è mosso il nucleo della Guardia di finanza che da tre anni lavora con l´ufficio del Garante. È un gruppo altamente specializzato».

Quest´intervento ispettivo non rischia di duplicare, e quindi disturbare o addirittura interferire, con l´indagine della procura?

«Ma noi operiamo anche per incarico della procura di Roma, e quando i risultati del nostro lavoro saranno pronti, essi verranno subito trasmessi alla magistratura».

Che obiettivo specifico si pone la vostra inchiesta?

«Innanzitutto dobbiamo chiarire le modalità della violazione, scoprire chi ne è il responsabile, quantificare che ampiezza ha avuto la penetrazione nel sistema informatico dell´anagrafe».

Questi non sono gli obiettivi di piazzale Clodio, per cui lavorano anche al Viminale, dove il ministro ha promosso un´indagine?

«Noi dobbiamo andare al di là del fatto specifico. Per questo raccoglieremo elementi per una valutazione molto più ampia e complessiva. Per esempio c´interessa scoprire come fosse configurata la situazione ancor prima dell´intrusione. Chi, all´interno della Laziomatica, era autorizzato all´accesso? E quali categorie di dati poteva ottenere? I dati inaccessibili per i tecnici della Laziomatica potevano essere acquisiti anche da altri ma con accessi legittimi? C´erano sufficienti misure di sicurezza?».

Definirebbe la vostra una sorta di doppia indagine?

«Sì, è una definizione corretta. Da un lato cercheremo di capire come si sono svolti i fatti, dall´altro lavoreremo sul contesto alla luce delle regole che tutelano la privacy. In questa vicenda, tra l´altro, è coinvolta una società privata e ciò rende la nostra attenzione sul trattamento dei dati ancor più scrupolosa. Giusto a febbraio, presentando al Senato la relazione conclusiva del garante, mi ero soffermato sui delicati aspetti dell´outsourcing. Quando, nella gestione dei dati intervengono soggetti esterni all´amministrazione, allora le garanzie debbono essere molto più elevate perché il rischio di distorsioni e di deviazioni è assai più rilevante».

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