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Giacomo Russo Spena
Ritardi nelle opere? Pagano gli ambientalisti
8 Aprile 2009
I tempi del cavalier B.
Ignobile proposta di legge: un altro passo nella corrente che mira a distruggere il diritto di critica, cioè la base della democrazia. Il manifesto, 8 aprile 2009

Fai ricorso al Tar? Se perdi paghi milioni di euro di «risarcimento danno».

È il destino che potrebbe toccare alle associazioni ambientaliste se passasse la proposta di legge del Pdl, primo firmatario l'onorevole Michele Scandroglio, presentata alla Camera lo scorso 10 marzo. I parlamentari del Popolo della Libertà, pur ammettendo che «le istanze ecologiste hanno contribuito alla crescita di una diffusa attenzione al territorio di riferimento», vedono in questi ultimi anni inaccettabili proteste contro «scelte infrastrutturali sviluppate da soggetti pubblici e privati, tali resistenze sono conosciute con l'acronimo Nimby». E attaccano gli «strumentali» appelli alla magistratura per «fermare i lavori». Insomma, le opere volute dal governo devono andare avanti. A qualsiasi costo. Senza considerare il volere dei cittadini, l'impatto ambientale e le ricadute sulla salute della popolazione.

Per questo la proposta di legge propone la modifica all'articolo 18 della legge numero 349 (quella che regola i diritti delle associazioni riconosciute dal ministero dell'Ambiente) con due commi. Il 5 bis recita: «Qualora il ricorso al Tar sia respinto, ai soggetti soccombenti che hanno agito o resistito in giudizio con malafede o con colpa grave si applicano le disposizioni dell'articolo 96 del codice di procedura civile». Ovvero risarcimento del danno materiale e morale, le spese della sentenza e l'apertura di nuovo procedimento davanti ad un giudice per capire l'entità della "lite temeraria" (in poche parole un'altra sanzione). Poco più blando il 5ter che prevede solo un «risarcimento del danno oltre alle spese del giudizio, qualora il ricorso sia respinto perché manifestamente infondato». La costruzione in Italia di rigassificatori, inceneritori, discariche, alta velocità, discariche e mega-ponti deve avvenire il più presto possibile. «In nome della modernità», per il Pdl.

Intanto gli ambientalisti insorgono vedendo nella proposta di legge presentata un «attentato alla democrazia», una «scelta autoritaria» e «terrorismo per imbavagliare il dissenso». Centinaia sono i ricorsi presentati, molti dei quali vinti: l'ultimo qualche mese fa sull'alta velocità sul tratto Bologna-Firenze, con la condanna dei vertici della Caveat. Altri però vengono persi, come quello di Legambiente che si era appellata al Tar per l'alluvione di Sarno del '98 accusando l'amministrazione di «cattiva gestione». «In quel caso quanti soldi avremmo dovuto tirar fuori?» si domanda un membro della segreteria, Nunzio Cirino, che vede nel governo «tratti dispotici» e auspica «una ferma opposizione parlamentare».

Opposizione nella quale non crede Ciro Pesacane del Forum Ambientalista, che ricorda come già in passato «Berlusconi abbia provato ad imporre le sue infrastrutture con l'invio di militari e la nomina di super-commissari: scelte antidemocratiche che calpestano le volontà popolari». Decisioni "muscolari" per affrontare l'egoistica sindrome Nimby, secondo l'esecutivo. Non la pensa così Cinzia Bottene dei no-Dal Molin. «È un pretesto - accusa - la nostra lotta parla di partecipazione e difesa dei beni comuni ed è in connessione con molte altre realtà nazionali. Nessuna difesa del nostro orticello». Tra l'altro a Vicenza stanno aspettando la sentenza del Tar per un ricorso presentato da Legambiente, Unione consumatori e singoli rappresentanti del comitato. Stessa musica per il ponte sullo Stretto di Messina con Italia Nostra, Wwf e sempre Legambiente che hanno fatto appello per «rivedere» la procedura d'impatto ambientale dell'opera. «La proposta di legge presentata - spiega Daniele Ialacqua dei no-Ponte - è incostituzionale perché discrimina determinati soggetti». Al momento è così: solo le associazioni ambientaliste riconosciute «nazionalmente o almeno in 5 regioni» rientrano nel progetto del Pdl alla Camera ma presumibilmente sarà esteso, in futuro, anche alla decina di comitati territoriali esistenti. A quel punto i ricorsi coinvolti sarebbero migliaia. Per Vanessa Ranieri, presidentessa del Wwf Lazio, il governo «in maniera illegittima toglie uno strumento fondamentale in questi anni per gli ambientalisti».

E di questo è consapevole la maggioranza che va diritto come un treno, forse ad alta velocità, verso le maxi-infrastrutture, imbavagliando qualsiasi opposizione. Comunque le associazioni e i comitati pensano di organizzare «un'azione comune» contro la proposta di legge, nel caso dovesse passare, e di «non farsi intimidire: andremo avanti coi ricorsi».

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