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Rischia di sparire la "torta" di Malpensa
3 Gennaio 2008
Padania
Considerazioni sull'ormai ex hub (si spera) in un estratto di Mario Agostinelli, manifesto, e un articolo di Claudio Del Frate, Corriere della Sera, Milano, 3 gennaio 2007 (f.b.)

Mario Agostinelli, Il polverone Malpensa (estratto di un articolo più ampio sul 2007 lombardo), il manifesto ed. Milano, 3 gennaio 2007

Da mesi come PRC andiamo ripetendo che è solo propaganda la riproposizione di Malpensa come secondo hub italiano e che è ridicola la proposta di costituire una compagnia aerea del Nord. Meglio sarebbe difendere l’occupazione, migliorarne la qualità sottraendola al precariato e rendere definitivamente possibile la convivenza di un’opera sbagliata con l’ambiente circostante. E’ sull’insieme del sistema aeroportuale del Nord che si deve riprogettare il traffico aereo e i collegamenti, evitando la congestione di un’area già provata da cementificazione e infrastrutture mal programmate. Invece Formigoni si è messo alla testa di una insana sollevazione a difesa di un futuro che Malpensa non avrà mai e che è stato in gran parte pregiudicato dai clamorosi errori prioprio di chi, come Forza Italia e Lega, ha pensato in piccolo e non in dimensione adeguata al nuovo assetto delle comunicazioni e allo sviluppo equilibrato e qualitativo del territorio. Sono i nodi del modello di rapina di questi ultimi 20 anni che vengono al pettine e non basterà l’illusione di un grande hub nella brughiera o di 20 grattacieli per Expo 2015 a curare le ferite inferte e la mancanza di una progettualità partecipata.

Temo molto la virulenza di una protesta tanto più truculenta quanto più carente di proposte realizzabili e desiderabili.

Claudio Del Frate, Nuova strada per Malpensa dimezzata, Il Corriere della Sera ed. Milano, 3 gennaio 2007

Il disimpegno di Alitalia rischia di penalizzare Malpensa proprio nel momento in cui arrivano al traguardo i lavori per la realizzazione di importanti infrastrutture. Il 31 marzo prossimo, 24 ore prima della data in cui è previsto che scattino i tagli ai voli, è programmata infatti anche l'apertura del nuovo collegamento tra l'hub e l'autostrada A4 Milano-Torino. Quasi una beffa.

Ieri ha preso posizione anche «Fiera Milano»: «Condividiamo la battaglia che i vertici delle istituzioni lombarde portano avanti affinché Malpensa non venga privata del suo status di hub e delle sue rotte e collegamenti intercontinentali».

Il pesce d'aprile, in aeroporto, quest'anno cadrà il 31 di marzo. Ventiquattr'ore prima della data in cui è previsto che scattino i tagli ai voli (il primo aprile, per l'appunto) è prevista infatti anche l'apertura del nuovo collegamento tra l'aeroporto e l'autostrada A4 Milano-Torino. Come dire: le infrastrutture arrivano quando i voli sono ormai cancellati. È l'ultima beffa di Malpensa, è la contraddizione in cui si dibatte un'infrastruttura sulla quale lo Stato aveva impegnato miliardi di euro, ma che adesso si va svuotando.

A oggi, con la Lombardia intera in gramaglie per la vendita di Alitalia ad Air France e la conseguente smobilitazione dei voli da Malpensa, è difficile immaginare tagli di nastro, fasce tricolori e fanfare di ottoni, ma nei giorni scorsi era data per sicura l'apertura al traffico della nuova strada proprio il 31 di marzo. L'arteria, realizzata dall'Anas, era da anni ritenuta di vitale importanza per l'aeroporto: avrebbe consentito a tutti i passeggeri che risiedono a Torino e in Piemonte (ma a chiunque fosse destinato a raggiungere quelle zone) di andare e venire dall'aeroporto senza passare per le forche caudine della tangenziale di Milano. E soprattutto avrebbe tolto l'hub da quell'isolamento che i suoi critici hanno sempre additato come una delle pecche maggiori. Detto e fatto: adesso la strada c'è, ma nel frattempo sono spariti in voli e Malpensa, al 31 marzo, avrà probabilmente smesso di essere uno snodo del traffico dei cieli così come era stato ipotizzato per anni. Il piano «di sopravvivenza » di Alitalia, condizione per la vendita ad Air France prevede infatti di tagliare 14 delle 17 destinazioni intercontinentali e altri 130 voli cosiddetti di «feederaggio», cioè rotte brevi ma che portano passeggeri da imbarcare sulle tratte più lunghe. In pratica questo si tradurrebbe, dall'oggi al domani, in un taglio del 25% del traffico di Malpensa.

Paradossalmente la mazzata della vendita ad Air France non sembra avere intaccato la fiducia di molti amministratori locali nel futuro dello scalo. Il Comune di Gallarate, ad esempio, è intenzionato a tirare dritto nella realizzazione del cosiddetto business park, una maxivariante urbanistica che preve la nascita, alla periferia della città di un'area di 900.000 metri quadrati di uffici, centro direzionale, logistica, aree produttive alternate al verde. Il tutto, ovviamente, come indotto dell'attività dell'aeroporto.

«La nostra volontà è confermata — dice il sindaco di Gallarate Nicola Mucci — perché continuiamo a credere che Malpensa sarà una risorsa del Paese e per il nostro territorio, nonostante la vendita ad Air France ». Anche Lonate Pozzolo, il Comune ai margini delle piste dove sono stati spesi buona parte dei circa 400 milioni di euro per le cosiddette «delocalizzazioni » (lo Stato ha acquistato le case degli abitanti che si trovavano sotto le rotte di decollo e atterraggio), niente cambierà.

«Chiediamo innanzitutto che le delocalizzazioni vengano completate — dichiara il sindaco Piergiulio Gelosa — perché il rumore dei sorvoli continua e continuiamo a credere che quegli edifici oggi svuotati possano servire ad attività di supporto a Malpensa. Adesso lo shock è forte ma in futuro, specie quando Alitalia avrà lasciato liberi i suoi slot, siamo convinti che la struttura riprenderà a crescere ».

Nota: altri elementi per giudicare il tema, nelle ormai parecchie (ahimé) pagine questa stessa ricca sezione SOS padania (f.b.)

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