I predoni dell'Appia Antica. Catering tra le catacombe
Alberto Custodero – la Repubblica, 19 agosto 2007
Ruspe fuorilegge nel cuore del parco dell'Appia Antica, per trasformare l'ex villa di Silvana Mangano in un centro feste e convegni. Fra le catacombe di Domitilla e san Sebastiano, il mausoleo di Cecilia Metella e gli Aquedotti Romani della valle della Caffarella, è stato sequestrato dalla procura di Roma, nei giorni scorsi, un cantiere destinato a diventare, su un´area di 3500 metri, un parcheggio per 130 auto. Ma chi ha interesse di sfidare i severissimi vincoli ambientali dell'Ente voluto fortemente dal politico-archeologo-ambientalista Antonio Cederna, e rischiare una denuncia per trasformare un prato del parco che ci invidia il mondo (2400 anni di storia in 3500 ettari ai lati del basalto della Regina Viarum), in un parcheggio auto? Il proprietario della società che stava effettuando i lavori, la Veronica Immobiliare Srl, è Sergio Scarpellini (presidente dell'omonimo gruppo che controlla 34 società), titolare di numerosi immobili del centro di Roma affittati al parlamento. E progettista della Romanina, la nuova periferia di Roma che vuole edificare con «cantieri consensuali» in accordo con enti locali e cittadini. Ma perché un imprenditore della sua portata che ha la costruzione della Nuova Roma (come la chiama lui stesso), come sogno nel cassetto, non è riuscito a mettersi d'accordo con l'ente parco? Ma, anzi, ha devastato quel fazzoletto di verde tutelato dai vincoli archeologici e paesaggistici andando incontro al sequestro penale del cantiere? Le indagini dei guardiaparco dirette da Guido Cubeddu - e sotto la supervisione del presidente dell'Ente, professor Adriano La Regina - dopo aver bloccato ruspe, camion e aver apposto i sigilli giudiziari ai lavori, hanno scoperto che il parcheggio sarebbe dovuto servire per trasformare la villa che Scarpellini acquistò dall'attrice Silvana Mangano, in via Appia Antica 199, in un centro di ristorazione di lusso gestito con il sistema del catering. Ma come ha potuto la Veronica Immobiliare entrare nel parco con camion e scavatori convinti di farla franca e portare a termine i lavori? Gli investigatori hanno scoperto che la Srl era in possesso di un «apparentemente anomalo nulla osta» per trasformare «l'area agricola in un fondo stabilizzato». Successivi accertamenti, però, hanno consentito di scoprire che la Srl di Scarpellini aveva ottenuto varie autorizzazioni dal servizio Giardini e dall´Aga (la tutela dei vincoli paesaggistici), del Comune di Roma, dalla Soprintendenza archeologica e, sorpresa, anche dallo stesso Ente Parco. Ma in tutte quelle pratiche burocratiche, formalmente regolari, c´era qualcosa che non quadrava: non ce n´era una uguale all'altra. «Le planimetria - si legge nel verbale di sequestro - e la definizione dei lavori erano diverse a seconda degli enti presso cui erano depositate: al Municipio XI carte, all'Ente Parco altre». E poi timbri non originali e (in una planimetria depositata dalla Veronica al Parco), perfino il disegno di «un cancello di accesso da via Appia Antica 199 che non è mai esistito». La procura, per fare chiarezza su quel vespaio burocratico, sta ora «vagliando la posizione dell'ex direttore del parco» che ha rilasciato alla Srl il nulla osta».
L'Appia Antica, va detto, è da tempo al centro di polemiche per il fenomeno diffuso dell'abusivismo edilizio (le richieste di condoni presentate al comune di Roma sono più di 5 mila), per la presenza delle baracche di nomadi, per il degrado rappresentato dalla prostituzione in località Fioranello, e, infine, per la presenza di numerosi parcheggi abusivi in prossimità dell'aeroporto di Ciampino. Ora il parco sta lentamente perdendo la sua vocazione originaria - la conservazione dei beni archeologici - per diventare il più grande centro di ristorazione abusiva di Roma. Sono molte, infatti, le antiche e lussuose ville - molte delle quali abitate negli anni della Dolce Vita da Vip e attori - trasformate oggi in centri di convegni e feste organizzati da società di catering che offrono anche fuochi d'artificio non autorizzati. Per citarne alcune, villa Apolloni della Appia Antiqua Aedes, una società che ha come proprietaria, fra l'altro, una finanziaria portoghese. Villa san Sebastiano del principe del Gallo di Roccagiovine, villa Dino Editore, villa Dei Quintili e villa Fiorano. Molte di queste, per poter svolgere l'attività commerciale di catering, compiono lavori di ristrutturazione e di cambio di destinazione d'uso del tutto abusivi, salvo poi chiedere i condoni edilizi. È il caso, ad esempio, di villa Apolloni, i cui responsabili legali sono stati denunciati alla procura tempo fa per aver svolto una serie di lavori o abusivi, o difformi rispetto alle richieste di condono. «Proprio in quella villa - ha raccontato Guido Cubeddu - il 9 agosto ci sono stati fuochi artificiali senza permesso. Tutte le nostre squadre, però erano impegnate a spegnere un vasto incendio nel parco, e così non siamo riusciti a sanzionare i fuochi pirotecnici non autorizzati». Un'altra villa, la Sant'Urbano della famiglia Sbarra (attraverso la Erode Attico Spa), ha una storia tutta particolare. La procura di Roma l'aveva confiscata al proprietario, ingegner Danilo Sbarra, coinvolto in una vicenda giudiziaria. Alla sua morte, gli eredi hanno continuato a svolgere l'attività di catering fino a quando, qualche settimana fa, la Corte d'Appello ha annullato la confisca. La vicenda si concluderà in Cassazione alla quale ricorrerà la procura generale.
Il sospetto dei guardiaparco e del presidente dell'Ente, tuttavia, è che tutta questa attività di catering sia incompatibile, se non addirittura fuorilegge, un modo, cioè, per aggirare le normative sulla ristorazione che prevede il rilascio di licenze commerciali e autorizzazioni sanitarie. Documenti che è molto difficile, se non impossibile - in un parco archeologico nel quale non esiste la rete fognaria - ottenere. È per questo che Guido Cubeddu lancia un appello: «venga la guardia di finanza a fare accertamenti su queste ville, perché a mio giudizio dietro i paravento del catering stanno mascherando attività di ristorazione che andrebbero tassate e autorizzate con tutti i permessi previsti dalla legge».
"Bisogna reprimere o il Parco muore"
Intervista di Alberto Custodero ad Adriano La Regina – la Repubblica, 19 agosto 2007
«La situazione di deterioramento della via Appia Antica e del suo comprensorio è un problema gravissimo. Il Parco dal punto di vista sostanziale non esiste ancora: l'ente è ancora sulla carta. Nella realtà, ci sono un quartiere residenziale di lusso con attività anche incongrue. E una serie di monumenti storici». Il professor Adriano La Regina, presidente dell'Ente Parco, richiama l'attenzione della politica e degli enti pubblici affinché intervengano per garantire l'esistenza e la sopravvivenza del parco urbano fra i più grandi d´Europa.
Presidente, perché questo allarme?
«Il parco è ancora una prospettiva. Qualunque visitatore venga, non si rende conto di essere in un'area protetta, ma si trova nell'inferno del traffico della via Appia dove non è neanche possibile camminare. E poi c'è stato questo sviluppo selvaggio delle trasformazioni delle ville».
Cosa si dovrebbe fare per porre in qualche modo rimedio a fenomeni come quello del catering che rischiano di snaturare la vocazione del comprensorio archeologico?
«Se si parla di costituire un parco pubblico, tutti saltano addosso pensando che si vogliano fare espropri. Questo è falso, ma è doveroso costituire un forte nucleo di proprietà pubblica e condizionare i privati a finalità congrue con il parco. Per farlo, ci vogliono anche comportamenti repressivi nell'interesse pubblico».
Come fare a conciliare l'esistenza del parco e il rispetto della proprietà privata presente nella maggior parte del suo territorio?
«Se si vuole veramente costituire il parco bisogna dargli una dotazione finanziaria per poter almeno esercitare il diritto di prelazione quando qualche privato vende».