loader
menu
© 2024 Eddyburg
Paola Somma
Recinti d’acqua per completare Venezia
16 Dicembre 2014
Paola Somma
Nel Discorso sull’origine e i fondamenti della diseguaglianza, Jean Jacques Rousseau afferma: «il primo che, recintato un terreno, ebbe l’idea di dire questo è mio...>>>
Nel Discorso sull’origine e i fondamenti della diseguaglianza, Jean Jacques Rousseau afferma: «il primo che, recintato un terreno, ebbe l’idea di dire questo è mio...>>>

Nel Discorso sull’origine e i fondamenti della diseguaglianza, Jean Jacques Rousseau afferma: «il primo che, recintato un terreno, ebbe l’idea di dire questo è mio e trovò persone cosi ingenue da credergli, fu il vero fondatore della società civile». A Venezia, questo vale anche per l’acqua, con l’avvertenza di sostituire alla categoria delle “persone ingenue” quei dirigenti del Magistrato alle Acque e quei pubblici amministratori che, negli ultimi anni, hanno trattato la laguna come una superficie da suddividere in lotti a disposizione degli investitori. Non sempre il risultato di tali operazioni è stato l’imbonimento, cioè la creazione di nuovo suolo calpestabile. Una volta recintato, però, lo spazio acqueo, teoricamente bene pubblico inalienabile, è, di fatto, sempre diventato proprietà privata.

MARINA SANTELENA, la darsena che offre “l’affascinante glamour della regina del mare”, è un esempio particolarmente significativo di questo processo, non solo per la dimensione, circa 4 ettari, ma perché la vicenda che ha portato alla sua realizzazione racchiude molti elementi emblematici della recente storia locale, tra i quali:

- una calamità naturale, cioè la tromba d’aria che nel 1970 ha distrutto il cantiere Celli situato a ridosso dello stadio e della chiesa di Sant’Elena;

- alcuni anni di disinteresse e abbandono da parte delle pubbliche amministrazioni, che hanno trasformato una zona storicamente adibita ad attività produttive in una cosiddetta “area sottoutilizzata sul bordo della laguna”;
-il gioco delle parti fra Comune, Regione, Demanio e Magistrato alle Acque, che si è concluso con una assai generosa concessione al privato e le cui tappe principali possono essere così riassunte:

  • nel 2000 il Comune ha approvato un Piano Particolareggiato che prevedeva «il recupero, la riorganizzazione, la riqualificazione fisica e funzionale dell'area ….. costituita da superficie acquea e di terra» da attuarsi dopo l'individuazione di un soggetto attuatore e l'assunzione di una serie di obblighi da parte dei soggetti proprietari (Comune, Demanio, privati);
  • nel 2003 il Magistrato alle Acque ha rinnovato la concessione ad un privato sullo spazio acqueo facente parte del piano - al canone annuo di 30 mila euro! - malgrado il comune avesse manifestato la volontà di essere stesso concessionario. Nessun esito ha avuto l’interrogazione alla Camera, inoltrata nel 2004 da Luana Zanella, contro tale «provvedimento amministrativo palesemente illegittimo»;
  • nel 2007, commentando la rinuncia del Comune ad attuare il proprio piano, Roberto Perocchio, presidente dall’Associazione Italiana Porti Turistici dell’Adriatico ha giustamente osservato «questa iniziativa imprenditoriale che dopo anni di totale immobilismo oggi rilancia, in grande stile, il turismo nautico nella laguna di Venezia e, per yacht e megayacht, la "rotta adriatica"…. rappresenta la prova che i nostri associati, tutti imprenditori privati… hanno saputo far breccia tra i troppi veti incrociati che ancora penalizzano e rallentano lo sviluppo del settore»;
  • nel 2009, La Giunta regionale, su proposta dell’assessore agli investimenti strategici Renato Chisso (oggi ai domiciliari), ha espresso parere favorevole di compatibilità ambientale al progetto del nuovo centro nautico composto di una darsena per 99 posti barca e nuove edificazioni ad uso rimessaggio, centro servizi, attrezzature sportive;
  • nel 2011 l’ex sindaco Orsoni, inaugurando la seconda fase dei lavori, si è compiaciuto perché «il nuovo porto turistico sarà disponibile come struttura di supporto per le prove dell'America' Cup”. Intanto, i previsti 99 posti barca erano diventati 200, mentre per i servizi a terra si parlava di 23 mila metri quadrati di strutture ricettive, un centro direzionale e commerciale da completare entro il 2013.

Ora, all’interno della darsena, protetta da un gigantesco frangiflutti, possono essere ormeggiate 300 imbarcazioni dai 10 ai 30 metri, mentre all'esterno, ai bordi del grande canale di navigazione che porta dritto alla Bocca di Lido, potranno trovare posto 18 imbarcazioni dai 40 agli oltre 100 metri di lunghezza (qualcuno ha anche suggerito di spostare qui parte della stazione marittima per accogliere le grandi navi!).

La costruzione del frangiflutti, una lunga linea di cemento bianco, non ha sollevato contrarietà da parte delle autorità preposte alla tutela del paesaggio. Lungo 340 metri e largo 5, si prevede di “arredarlo” con una copertura che, riparandolo dal sole, lo trasformerà nel “salotto galleggiante privilegiato dall’high society mondiale” (detto in altri termini in uno splendido bar all’aperto di 1500 metri quadri, senza tassa di plateatico).

Nemmeno le istituzioni culturali e le università, che a Sant’Elena periodicamente organizzano workshop di progettazione, hanno trovato alcunché da ridire. Forse vedono il frangiflutto come un’installazione artistica, un felice esempio di “completamento” della città incompiuta,

L’unico con le idee chiare è l’amministratore delegato di Marina Fiorita, la società che oltre a Marina Santelena gestisce una darsena al Cavallino, secondo il quale «queste strutture rappresentano solo il primo passo di un più vasto programma di riconversione territoriale, fronte laguna, in posizione davvero strategica e altamente panoramica».

ARTICOLI CORRELATI
16 Maggio 2017
28 Marzo 2017
21 Marzo 2017

© 2024 Eddyburg