Nel Discorso sull’origine e i fondamenti della diseguaglianza, Jean Jacques Rousseau afferma: «il primo che, recintato un terreno, ebbe l’idea di dire questo è mio e trovò persone cosi ingenue da credergli, fu il vero fondatore della società civile». A Venezia, questo vale anche per l’acqua, con l’avvertenza di sostituire alla categoria delle “persone ingenue” quei dirigenti del Magistrato alle Acque e quei pubblici amministratori che, negli ultimi anni, hanno trattato la laguna come una superficie da suddividere in lotti a disposizione degli investitori. Non sempre il risultato di tali operazioni è stato l’imbonimento, cioè la creazione di nuovo suolo calpestabile. Una volta recintato, però, lo spazio acqueo, teoricamente bene pubblico inalienabile, è, di fatto, sempre diventato proprietà privata.
MARINA SANTELENA, la darsena che offre “l’affascinante glamour della regina del mare”, è un esempio particolarmente significativo di questo processo, non solo per la dimensione, circa 4 ettari, ma perché la vicenda che ha portato alla sua realizzazione racchiude molti elementi emblematici della recente storia locale, tra i quali:
- una calamità naturale, cioè la tromba d’aria che nel 1970 ha distrutto il cantiere Celli situato a ridosso dello stadio e della chiesa di Sant’Elena;
Ora, all’interno della darsena, protetta da un gigantesco frangiflutti, possono essere ormeggiate 300 imbarcazioni dai 10 ai 30 metri, mentre all'esterno, ai bordi del grande canale di navigazione che porta dritto alla Bocca di Lido, potranno trovare posto 18 imbarcazioni dai 40 agli oltre 100 metri di lunghezza (qualcuno ha anche suggerito di spostare qui parte della stazione marittima per accogliere le grandi navi!).
La costruzione del frangiflutti, una lunga linea di cemento bianco, non ha sollevato contrarietà da parte delle autorità preposte alla tutela del paesaggio. Lungo 340 metri e largo 5, si prevede di “arredarlo” con una copertura che, riparandolo dal sole, lo trasformerà nel “salotto galleggiante privilegiato dall’high society mondiale” (detto in altri termini in uno splendido bar all’aperto di 1500 metri quadri, senza tassa di plateatico).
Nemmeno le istituzioni culturali e le università, che a Sant’Elena periodicamente organizzano workshop di progettazione, hanno trovato alcunché da ridire. Forse vedono il frangiflutto come un’installazione artistica, un felice esempio di “completamento” della città incompiuta,
L’unico con le idee chiare è l’amministratore delegato di Marina Fiorita, la società che oltre a Marina Santelena gestisce una darsena al Cavallino, secondo il quale «queste strutture rappresentano solo il primo passo di un più vasto programma di riconversione territoriale, fronte laguna, in posizione davvero strategica e altamente panoramica».