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Sandro Roggio
Quelle splendide, preziose e inutili villone sul mare
23 Maggio 2006
Articoli del 2005
Due conti nelle tasche degli immobiliaristi, e nella privatizzazione del bene comune. Da la Nuova Sardegna del 7 settembre 2005

Sarebbe stata venduta ( secondo l’Espresso e La Nuova Sardegna) a un ricco russo una casa in Costa Smeralda, località Romazzino, per la somma di 35 milioni di euro.

Nel tempo della finanza d’invenzione e del consumismo più spettacolare è lecito aspettarsi di tutto. Così succede che l’indiscrezione stia nel registro delle bizzarrie mondane d’estate, proprio mentre si fa un gran parlare di rendite immobiliari, meglio d’immobiliaristi. Il clamore è giustificato, se si pensa che ai tempi della lira una casa più o meno dello stesso rango poteva essere venduta per una decina di miliardi, che pure sembrava, anche a quelli più avvezzi a questo genere di transazioni, un prezzo notevole.

La notizia potrebbe essere capziosa, utile per fare crescere i valori delle case (da anni d’estate si diffondono notizie di supervendite a uno dei soliti sceicchi sauditi, messe in giro da intermediari che mirano a sollevare le quotazioni anche di bilocali in terza fila). D’altronde l’abilità degli immobiliaristi (qualcuno fa notare in questi giorni che sono altra cosa rispetto ai costruttori), sta proprio in questa capacità di comprare e rivendere fruttuosamente in tempi brevi.

Le vicende che riguardano i vari Coppola e Ricucci, dicono appunto anche di queste cose, di speculazioni che alimentano investimenti finanziari, di scalate, di bolle possibili, ecc. E il fatto stesso che si possa solo parlare di somme così rilevanti la dice lunga su cosa gira nel mondo del mercato immobiliare di fascia alta. Anche in Sardegna, ovviamente.

Allora due conti. Il costo di costruzione di queste tipologie di edifici non è diverso da quello che si può riscontrare in altri luoghi del Paese. Anche a immaginare l’impiego di materiali preziosi ( escludendo i metalli nobili ) il costo di un metro quadro finito di casa si può aggirare, esagerando un po’, sui 2000-2500 euro.

Ecco: la casa in questione, pare di alcune centinaia di metri quadri, costa, costerebbe per realizzarla, poco più di un milione di euro.

Il resto del valore – per arrivare a 35 milioni – è dato dalla magica condizione del contesto Un grande salto, si converrà, pure con un notevole lotto di pertinenza più accessori, un’impareggiabile vista sul mare, un vicinato molto ma molto altolocato, ecc. Così è per questo genere di merci e ogni giudizio, come dire, dalla parte dei poveri o nel nome della parsimonia, è del tutto superfluo. E a poco serve osservare che qualche ettaro di terreno agricolo a una trentina di chilometri da qui vale molto poco e non si vende anche con l’aggiunta di un buon gregge di pecore lattifere. Come si legge in tanti sconsolati annunci che dicono di quei “naufraghi di terra” di cui ha scritto nel suo libro recente Salvatore Niffoi.

Qui si vuole solo osservare, per chi non lo avesse ancora capito, che di queste ricchezze, prodotte senza rischi, con notevole danno ai paesaggi sardi, non resta quasi nulla alle popolazioni locali. Spiccioli a qualche manutentore e giardiniere e l’Ici che, come è facile intuire, è del tutto scriteriata in questi casi. Andrebbe meglio un corrispettivo lasciato al buon cuore: le mance che si lasciano da queste parti sono più generose.

Occorre tenerne conto nel caso si volesse ancora concedere questi privilegi, che una volta fatte le case fatte resta il solo compiacimento della presenza di tanta bella gente da queste parti ( “ajò a vedere le ville dei ricchi in Costa …”). L’ alterazione irreversibile dei connotati di spiagge e scogliere, la chiusura degli accessi al mare, la preclusione di un uso produttivo di vaste aree, procurano grandi vantaggi a pochi che spesso neppure sanno dove sono le case preziose che possiedono,

Queste concessioni a edificare non c’entrano neppure nulla con l’ uso (spesso si tratta di case che si abitano una settimana all’anno) e che sono nel novero degli investimenti ( e c’è chi appunto ne possiede sei o sette di villone in Gallura). Si tratta di quei beni nel ciclo denaro-merce-denaro che il nuovo capitalismo italiano predilige, come spiegano bene le cronache di questa stagione.

E’ singolare che nella riflessione che si è aperta su questi temi in Sardegna qualcuno porti l’argomento dell’incremento dei prezzi delle case esistenti nelle coste, cioè del favore – scandaloso per i liberisti – che viene loro da una linea di contenimento delle trasformazioni ambientali. Così – è il suggerimento sottinteso – per non avvantaggiare gli immobiliaristi spazio ai costruttori. Come se per impedire l’incremento di valore di residenze esclusive nel centro di Roma, per ampliare l’offerta come di dice, si lasciasse via libera ai palazzinari di densificare Trastevere. Gli esempi potrebbero essere tanti e si sa che i paesaggi naturali più pregiati e le cosiddette città d’arte sono ai primi posti nell’attenzione di speculatori molto potenti. Per questo occorre intensificare e affinare l’impegno per tutelare i beni comuni.

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