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Claudio Magris
Quel che so della Cgil
6 Aprile 2006
Articoli del 2005
La parola "conservatore". I valori del sindacato in una commossa testimonianza nell'anniversario della CGIL. Da l'Unità del 10 settembre 2005

Ogni tanto si sente dire, in questi tempi, che il sindacato, in particolare la Cgil e le altre grandi confederazioni, si attesta su posizioni conservatrici. Insomma, il sindacato sarebbe o è conservatore. Se prendiamo questa osservazione, così essa viene formulata, come una critica polemica, essa, come ogni critica, può contenere qualcosa di vero ed è dunque giusto tenerne conto. Nemmeno la Cgil è infallibile né ha il monopolio della verità o la sicurezza di imbroccare sempre la giusta strada sociale e politica e può darsi che, nell’uno e nell’altro caso, essa abbia compiuto o compia degli errori, difenda situazioni o posizioni superate e così via.

Nulla come le critiche, anche degli avversari, aiuta a migliorare.

Ma la parola «conservatore» - e come dovrebbero in verità sapere i privilegiati che avversano il sindacato soprattutto per mantenere le loro posizioni di potere - ha anche dei significati positivi. Dipende che cosa si vuol conservare. Ci sono valori da conservare; anche tradizioni, retaggi culturali da conservare.

A essere sovversivo, rivoluzionario nel senso deteriore del termine, è oggi spesso il selvaggio anarco-liberismo ultrà, che vuole abolire non solo ogni senso di solidarietà e del legame fra gli uomini e dunque anche fra le generazioni, ma ogni senso dello Stato, del quale l’individuo non dovrebbe preoccuparsi, in quanto dovrebbe tendere soltanto al conseguimento egoistico e immediato di vantaggi personali, così come lo Stato non dovrebbe occuparsi di sanità, delle condizioni generali di tutti e così via. Basti pensare alla paurosa situazione in cui, in tanti paesi a capitalismo selvaggio, si trovano, per quel che riguarda il problema della sanità, le categorie meno abbienti. Uno di questi ultrà anarco-liberisti, Nozick, ha teorizzato addirittura non solo lo Stato minimo, bensì lo Stato ultraminimo, il quale non dovrebbe occuparsi nemmeno di sicurezza pubblica o di polizia (bensì soltanto della difesa militare e così via). Secondo questa visione, così come il cittadino che cade malato non dovrebbe e spesso purtroppo non può rivolgersi a un’assistenza sanitaria, bensì soltanto, se ha avuto la possibilità di stipularla, a un’assicurazione privata, anche chi è aggredito da un malvivente non dovrebbe più chiamare il 113, la polizia o i carabinieri, bensì, se ha avuto la possibilità di stipularla, un’assicurazione privata, che dovrebbe provvedere a difenderlo dalle aggressioni dei criminali. Così, soltanto i ricchi potrebbero avere il diritto di difendersi dal primo delinquente o rapinatore che mette loro le mani addosso.

È evidente che questa orrida visione - per fortuna sinora mai realizzata - non offende soltanto il senso di giustizia, ma anche la qualità della vita di tutti, perché è l’esistenza di un servizio pubblico di sicurezza per tutti che garantisce o almeno favorisce la possibilità per tutti, anche per i miliardari, di andare a spasso più tranquilli per le strade. Se il sindacato vuole «conservare» un certo tipo classico, tradizionale, di rapporto collettivo e solidale fra gli uomini, un senso di responsabilità generale, e gli antichi valori e principali morali, politici, sociali che stanno alla base di tutto questo, l’aggettivo «conservatore» è un grande complimento. Infatti, se noi oggi diamo uno sguardo alla politica italiana in particolare, ma forse non solo italiana, vediamo che è in genere la sinistra a essere «conservatrice» di tanti valori che ci sono stati tramandati dalle generazioni precedenti.

Anche di questo, a mio avviso, bisogna ringraziare il sindacato. Il quale, naturalmente, non è fatto di santi, eroi e navigatori, ma, come ogni altra istituzione umana, ha le sue pecche e le sue magagne, e dunque una ricorrenza celebrativa, se non vuole essere retorica, deve essere più un esame di coscienza dei propri difetti e dei propri errori, per poter procedere con minori difficoltà, che non una autoglorificazione, che sarebbe sempre sospetta.

Forse mi è più facile dire queste cose perché non sono iscritto alla Cgil... Ma un po’, e forse non solo un po’, di fierezza per ciò che il sindacato ha fatto in tutti questi anni, questa sì, credo, sia giustificato e giusto averla. Grazie.

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