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Francesco Giavazzi
Quei silenzi sospetti
6 Aprile 2006
Articoli del 2005
Le nerissime previsioni di un economista intelligente sui prossimi passi della "razza padrona”. Da il Corriere della sera del 20 agosto 2005

Conclusa la pausa estiva ed esaurito il feuilleton delle intercettazioni telefoniche, che ha offerto uno squarcio desolante sulla realtà di questo Paese, vorrei fare alcune ipotesi su quel che accadrà nelle prossime settimane. Riprendendo una felice e ancor attuale espressione di Eugenio Scalfari prevedo che la «razza padrona» dirà: «Basta con i pettegolezzi, ora occupiamoci di cose serie».

Venerdì prossimo alla riunione del Comitato per il credito e il risparmio il Governatore sosterrà, diversamente dal ministro dell'Economia, che il suo operato è stato sempre ineccepibile, sempre formalmente corretto. Annuncerà anche che la Banca d'Italia riformerà autonomamente il proprio Statuto, introducendo un limite al mandato del Governatore, purché a nessuno venga in mente di mettere in dubbio i suoi poteri di vigilanza, quelli di antitrust, il potere assoluto del Governatore all'interno della banca e la proprietà della banca stessa che è posseduta da alcune delle stesse banche sulle quali essa dovrebbe vigilare. In parole povere, prima o poi questo Governatore lascerà, ma intanto nessuna delle regole che ci hanno portato in questa situazione verrà modificata.

Chiusa la partita Banca d'Italia si dovrà affrontare il problema della Banca popolare italiana (ex Lodi) e del suo bilancio che apparirà via via più traballante. Ripetendo un'operazione sperimentata con successo in passato (quando il Governatore chiese alla stessa Popolare di Lodi di farsi carico dei guai di Credieuronord, una banca vicina alla Lega, a Capitalia di farsi carico della bresciana Bipop, all' ex-Cariplo di salvare alcune casse di risparmio meridionali) si chiederà magari a Banca Intesa di assorbire l'istituto lodigiano e mettere una pezza al suo bilancio.

Evidentemente nessuno può essere obbligato a fare regali: Intesa verrebbe adeguatamente compensata consentendole di acquistare Antonveneta. E così le imprese del Nord-est, anziché un po' più di concorrenza bancaria e la possibilità di accedere ai servizi di una grande banca, Abn-Amro, dovranno accontentarsi di qualche sportello di Banca Intesa in più.

A Bruxelles e alle ire degli olandesi provvederà il ministro Giorgio La Malfa, novello alfiere dell'italianità delle banche: anche lui sosterrà che tutto è stato sempre ineccepibile. (Penso a suo padre, che dedicò la vita al tentativo di rendere un po' meno provinciale questo Paese). Allora si capirà perché, durante lo svolgersi del feuilleton estivo, i nostri grandi banchieri e gli imprenditori che siedono nei loro consigli di amministrazione (debitori di riferimento prima ancora che azionisti di riferimento) sono stati tutti muti come pesci. Che cosa potevano volere di più? Ancora una volta il rischio che dall' estero si affacciasse un po' di concorrenza sarà stato sventato e alla fine avranno ottenuto la conferma di un sistema che a loro è sempre andato benissimo. Altro che proteggere i risparmiatori impedendo che i nostri fondi di investimento siano tutti di proprietà di banche, come sarebbe necessario per evitare un evidente conflitto di interesse!

Il 9 settembre a Manchester si riunisce l'Ecofin, presenti i ministri delle Finanze e i governatori dell'Unione europea. Il 25 settembre a Washington ministri, governatori e grandi banchieri si ritroveranno ancora insieme per l'assemblea del Fondo monetario internazionale. Evidentemente alla nostra razza padrona dell'immagine che di noi diamo all'estero non potrebbe interessare di meno. Saranno tutti reduci dal convegno Ambrosetti a Villa d'Este, già intenti a rimboccarsi le maniche e sistemare il Paese.

giavazzi-f@yahoo.com

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