Coprifuoco anche al Corvetto. Dopo Sarpi e via Padova arriva l’ordinanza anti-degrado per un altro quartiere: in questo caso il giro di vite riguarderà soprattutto i bar, che dovranno chiudere tassativamente a mezzanotte contro le 3 di notte attuali. Il provvedimento, deliberato ieri dalla giunta comunale, scatterà il primo agosto e resterà in vigore fino al 16 ottobre in fase sperimentale.
L’amministrazione ha inoltre deciso di prorogare i divieti per la zona Sarpi e per via Padova, in scadenza il 31 luglio. La prima ordinanza è stata prolungata fino al 31 gennaio 2011, la seconda - così come per l’area del Corvetto - avrà valore fino al 16 ottobre. «Noi le avremmo firmate tutte fino alla fine dell’anno, ma abbiamo accolto una richiesta della commissione dei pubblici esercizi», puntualizza il vicesindaco Riccardo De Corato.
L’intenzione di estendere i divieti per la sicurezza era già stata manifestata dal sindaco, che ha spiegato di aver pensato alle ordinanze dopo aver visitato personalmente i quartieri di notte, camuffata per non essere riconosciuta: «Sono andata con mio figlio e con la scorta — ha sottolineato Letizia Moratti— Tutti quanti travestiti». Un provvedimento analogo, e certo non è un caso, è già allo studio anche per la zona Imbonati.
Foto di F. Bottini |
Ma il passo immediato riguarda il quartiere Corvetto, in particolare il piazzale, via Ravenna, viale Martini, piazzale Gabrio Rosa, viale Omero, via Barabino, via dei Cinquecento, via Pomposa, via dei Panigarola, via Mompiani, via Polesine, piazzale Ferrara, via Comacchio, via Mincio, via Bessarione, via Romilli, via Salò, via Riva di Trento (nel tratto tra Bessarione e Romilli), piazza Bonomelli, piazzale Angilberto, via Osimo, corso Lodi (nel tratto compreso tra via Brenta e piazzale Corvetto), via Marocchetti. Lo schema dell’ordinanza è lo stesso già collaudato in Sarpi e via Padova. Per quanto riguarda gli affitti, si ribadisce per i proprietari l’obbligo di depositare il contratto al comando dei vigili e per gli occupanti degli alloggi di depositare l’apposita scheda entro 15 giorni. Riconfermato inoltre l’obbligo per gli amministratori di segnalare eventuali situazioni anomale.
La sanzione per i trasgressori è di 450 euro.
La seconda parte del provvedimento riguarda invece gli orari dei pubblici esercizi. I centri massaggi, che oggi non sono soggetti a vincoli orari, potranno rimanere aperti dalle 7 alle 20. I phone center dalle 7 alle 22. I bar, «compresi quelli che fanno attività di pubblico trattenimento oggi ammesso fino alle 3», per esempio i locali del karaoke, dalle 6 alle 24. E’ stata inoltre anticipata di un’ora, cioè a mezzanotte, la chiusura di take-away, pizzerie al taglio, kebab: questi esercizi, inoltre, non potranno vendere bevande da asporto oltre le 20, se non in contenitori di plastica o carta. Vietata ogni forma di commercio itinerante. Anche per il mancato rispetto dei limiti stabiliti dal Comune per gli esercizi pubblici è prevista una sanzione di 450 euro.
«Le ordinanze — sottolinea il vicesindaco, Riccardo De Corato — sono un’ulteriore iniezione di sicurezza per il quartiere Corvetto. La proroga delle ordinanze per via Padova e Sarpi è frutto invece dei positivi risultati raggiunti. In particolare il controllo sugli affitti, grazie a 1319 schede autocertificative presentate alla polizia locale, ha portato alla luce situazioni di sovraffollamento dovute a clandestini e pericolose irregolarità».
Il vicesindaco segnala infine che le violazioni sugli orari degli esercizi pubblici sono state finora 113: 90 nell’area di via Padova, dove l’ordinanza è in vigore dal 28 marzo, e 23 nel quartiere Sarpi. «Numeri che indicano un sostanziale rispetto delle disposizioni — dice — che a conti fatti non sono così pesanti come qualcuno sosteneva».
postilla
Lo stile, manco a dirlo, scimmiotta al peggio il mai dimenticato George Dabliù che di fronte al riscaldamento globale individuato e ribadito dagli scienziati, chiamava alla Casa Bianca uno scrittore di fantascienza per autoconvincersi al noto, micidiale immobilismo. Immobilismo che poi genera o rafforza vari mostri: nel caso del riscaldamento globale tutte le possibili scappatoie e ritardi, a favorire i soliti noti e preparare l’allegra strage dei poveracci, in quello delle politiche urbane a spianare la strada al binomio sprawl -riqualificazione a senso unico. Ovvero da un lato espulsione degli indesiderati (più o meno tutti, salvo gli elettori solventi del centrodestra) verso le sconfinate praterie padane, da riempire di villettopoli/campi profughi con comodo svincolo, dall’altro con un altro deserto pronto da “valorizzare”. Coi coprifuoco milanesi, siamo se possibile, anche un passetto più indietro rispetto agli sventramenti ottocenteschi o alle modernizzazioni forzate dell’urban renewal postbellico, perché non esiste alcun motivo, salvo le solite squallide tesi fascistoidi da uomini veri, che vogliono snidare il male eccetera eccetera. Basta togliere di mezzo questi ideali hitleriani da fumetto di serie Z, per scoprire la solita sbobba: una scusa qualsiasi per levare di torno la vita di un quartiere, e trasformarlo in un deserto su cui speculare dopo il “risanamento sociale”. Dato che il risanamento vero, cioè mettere in campo politiche di inclusione, convivenza di fasce di reddito disomogenee, micro-sviluppo economico, costa fatica e non coincide con i soliti interessi degli amici, meglio il risanamento patacca, un po’ simile a quello delle finte bonifiche sulle aree industriali. Si solleva un po’ di polverone, si falsificano le carte (ovvero si presentano grandi risultati in termini di fermi e sgomberi, senza spiegare a cosa servono), e il gioco è fatto. Un quartiere dopo l’altro. Possibile che anche su questo non ci siano risposte diverse dalla solita solidarietà, che mette la coscienza a posto ma lascia al loro posto anche tutti i problemi che poi giustificano la discesa in campo degli amministratori imbecilli e degli speculatori che li manovrano? (f.b.)