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Paolo Berdini
Quando i soldi per i parenti sbucano fuori
14 Dicembre 2010
Articoli del 2010
Ogni scandalo ne rivela anche un altro: a Roma infrangono le regole per dare soldi agli amici, negano i soldi per le necessità del paese. Il manifesto, 13 dicembre 2010

Non ci sono più soldi per le città e per il welfare, è il ritornello più gettonato dagli adoratori del liberismo. È un disco suonato talmente di continuo che ci hanno creduto in molti e in assoluta buona fede. Credo che la vicenda delle migliaia di assunzioni nelle società municipalizzate della Roma di Alemanno servirà a ripristinare un po' di verità. Duemila (il numero è sottostimato, ma vogliamo essere generosi) persone messe a lavorare a spese della collettività costano tra stipendi, oneri, edifici da affittare per alloggiarli e servizi vari una cifra non inferiore ai 200 milioni di euro all'anno. Ha ragione Sandro Medici che da queste colonne affermava ieri che «l'ampiezza dello scandalo fa impallidire qualsiasi ricordo di passate gestioni»: sta alla nostra capacità fare di questo scandalo uno strumento per ripristinare la legalità e non permettere che ci raccontino più la storiella che non ci sono soldi.

Anche quando i costi delle opere realizzate dalla cricca della Protezione civile lievitavano vertiginosamente in modo da poter mettere da parte 800 mila euro per la casa di Scajola continuavano a suonare la canzone del non-ci-sono-soldi. A Roma dovrà essere completato il palazzo del nuoto voluto da Veltroni e ci costerà un miliardo di euro, mentre in periferia chiudono uno dopo l'altro servizi sociali, doposcuola e biblioteche. I soldi ci sono, dunque. Il problema vero è che un immenso apparato se ne appropria per spenderli nel modo peggiore. Un paese in crisi dovrebbe invece utilizzare ogni euro nell'interesse della popolazione e per migliorare le città.

E proprio alla città volevamo arrivare, perché sempre sulla base del (fin qui) ben riuscito teorema che mancano le risorse, per risanare le devastate periferie urbane sono state consegnate le chiavi delle città alla speculazione edilizia. L'urbanistica contrattata ha trionfato in tutta Italia per questo motivo. In questi giorni nella Roma di Alemanno si sta discutendo del caso di Tor Bella Monaca: per risanare quell'immensa periferia l'attuale amministrazione vuole regalare un milione e mezzo di metri cubi (25 mila abitanti aggiuntivi, una città grande come Orvieto, per capirci) alla proprietà fondiaria. Visto che non ci sono i soldi pubblici, siamo costretti a regalare metri cubi perché il generoso "privato" investirà oltre un miliardo di euro, è stato impudentemente affermato.

Torniamo allora alle cifre dello scandalo Atac e Ama. 200 milioni all'anno per cinque anni consecutivi di amministrazione fanno un miliardo, tondo tondo. Insomma, i soldi ci sono ma vengono spesi per clientele fatte di tatuati con la svastiche e croci celtiche (ne ho incontrati sui bus pubblici) e parenti a vario titolo: basterebbe dunque mandare a casa i famelici clientes e demolire le torri invivibili senza dover espandere all'infinito Tor Bella Monaca.

E visto che siamo in tema, il 17 prossimo il sindaco andrà nuovamente a Tor Bella Monaca per reclamizzare i risultati del "referendum" sul progetto organizzato dal comune di Roma. Una delle domande è così formulata: «Condivide il progetto di sostituzione delle torri con dei quartieri a misura d'uomo, con case nuove di massimo quattro piani, dotati di più servizi....»? Che domande, certo che gli abitanti risponderanno sì. Ma a guardare bene, anche i cacciatori di consenso puzzano di parentopoli, perché i questionari sono stati distribuiti porta a porta da "Risorse per Roma", società pubblica a cui si accede - il trucco è sempre lo stesso! - solo per chiamata diretta e sembra che negli ultimi mesi i soldi siano stati trovati per tanti giovani amici degli amici.

Allora, quando il sindaco tornerà a Tor Bella Monaca per dire che il 100% ha risposto sì al referendum, proviamo a formulare un'altra domanda ai cittadini: «Volete che i vostri figli vengano assunti per chiamata diretta e a tempo indeterminato all'Ama, all'Atac o a Risorse per Roma o preferite che continuino a fare i baristi o le commesse ai super market con contratti precari?» Vediamo se verrà superato il 101% dei consensi.

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