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Sandro Roggio
Quale turismo in Sardegna?
19 Settembre 2017
Turismo
La Nuova Sardegna, 19 settembre 2017. Una sofferta riflessione, con un incipit utilmente autobiografico, sul turismo balneare che, scongiurato nel 2006 dal piano paesaggistico rischia, adesso di riprendere lo sfruttamento e il degrado.

La Nuova Sardegna, 19 settembre 2017. Una sofferta riflessione, con un incipit utilmente autobiografico, sul turismo balneare che, scongiurato nel 2006 dal piano paesaggistico rischia, adesso di riprendere lo sfruttamento e il degrado.

Molti si interrogano sul modello di accoglienza turistica più conveniente per la Sardegna. Stringi stringi è la questione al centro del dibattito sul DdiL del governo regionale in materia urbanistica.

Alle mie deduzioni sono arrivato passando per varie tappe, due essenziali che richiamo per spiegare l'evoluzione dei punti di vista sul tema. La prima tappa: da consigliere comunale di Sorso (debutto a 25 anni). Irresistibile l'appello di Enrico Berlinguer, il partito preso senza dubbi (quando ero ancora incerto se amare più i Beatles o i Rolling Stones). La voglia di mettere i piedi in terra, in testa suggestive lezioni di pianificazione territoriale e l'impegno della sinistra sull'urbanistica in città del centro Italia.

L'attività di amministratore prolungata (un'infatuazione Sturm und Drang) mi ha consentito di seguire da vicino il corso del dibattito di quegli anni. E di convincermi: nel territorio costiero meglio non costruire nulla tranne i servizi connessi alla balneazione. Per conservare i paesaggi costieri, ma pure per la sconvenienza delle comunità insediate più o meno vicino al mare. Impedire l'ospitalità sparsa nella linea di costa a vantaggio di chi abita a 3 km. Ragionevole utilizzare le urbanizzazioni di un paese, i servizi e pure le dignitose case disabitate. I turisti mischiati ai residenti. Possibile con qualche accorgimento. Senza complessi d'inferiorità perché i villaggi turistici offrono meno opportunità ai vacanzieri sempre più interessati a conoscere la Sardegna che esiste pure d'inverno.

Difficile da proporre: l'offerta ricettiva in un centro di origini contadine in alternativa alle proposte glamour di Club Med o Valtur, ma pure alle sciatte iniziative immobiliari sulla spiaggia.

Scontati gli insuccessi come documentano i suburbi di Platamona (non saranno molti a difenderli). E dai dai la lezione di quegli errori è rimasta nello sfondo, e oggi la costa di Sorso è integra per circa il 70%.

Tutt'altro che scontato. La politica isolana schierata al tempo per fare case ovunque e una legislazione lasca. Qualche sussulto grazie a Luigi Cogodi in un Pci- Pds sviluppista poco propenso a dargli retta. Così le scorrerie non avrebbero avuto veri ostacoli fino all'imprevisto Ppr 2006 ( due anni dopo, le dimissioni di Soru, mai spiegate, raccontano l'ostilità a quella scelta di un pezzo del PD sardo con ciò che consegue).

La seconda tappa in questa temperie: l'impegno nella redazione del PUC di Orosei, antico centro a un paio di km dal mare; paesaggio articolato, montagna- campagna-mare e il Cedrino, confine pacificatore tra la terra dei pastori e quella dei contadini. Molta natura superstite, l'incanto di Biderrosa superstar, e le ferite come altrove.

La maggioranza al governo d'accordo con l'orizzonte indicato dal PPR, la minoranza non del tutto ostile a quella visione. Una trentina di affollati confronti dopo il 2008, il piano adottato dal Consiglio nel 2010. Una sollecitudine che certifica una sostanziale adesione della popolazione al progetto.

Anche in questo caso è servita la percezione del pericolo e quindi l'accoglimento dell'idea di fondo nel PPR: impedire le trasformazioni nei litorali e facilitare l'accoglienza nelle aree urbane. Un'altro modello di sviluppo. Condiviso da tanti comuni con sbocco a mare: vicini al mare come Sorso e Orosei, o anche lontani come Villanova Monteleone.

È sempre più vasto il consenso delle comunità locali al disegno di tutela, in crescita la diffidenza verso le promesse di occupazione, più volume = più turisti: non ci crede nessuno. La sfida quell'altra: estendere gli effetti del turismo nello spazio (oltre le coste) e nel tempo ( non solo in agosto), come ripetono con molta passione alcuni sindaci non di mare (come Daniela Falconi di Fonni e Angelo Sini di Pattada). Appunto per concorrere a frenare lo spopolamento, più intenso in aree distanti dalle rive. Tutti d' accordo per impedire lo squilibrio territoriale, pure il governo regionale che parla bene ma non è conseguente com'è evidente in alcuni articoli del Ddl Erriu.

C'è speranza di invertire la tendenza solo se si andrà senza indugi oltre su connottu: il programma predatorio, dissipatore e inopportuno che conosciamo da secoli. E poi la Sardegna, si sa, non è in crisi perché scarseggiano residenze stagionali e alberghi. E comunque occorre cautela con l'edilizia nei litorali. C'è il rischio che si riduca l'attrazione dell'isola, come ammoniva il prof. Francesco Pigliaru nei suoi libri: “ogni investimento effettuato per aumentare il grado di sfruttamento turistico della risorsa (strutture ricettive, per esempio), ne determina un 'consumo' irreversibile”. Meglio non azzardare!

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