MILANO - Due faldoni di delibere. Sono decine di progetti, di tutti gli assessorati e arrivati a diversi stadi di avanzamento, su cui il nuovo sindaco Giuliano Pisapia dovrà ora mettere mano: per decidere se confermare le intenzioni della giunta precedente e, soprattutto, verificare che in cassa ci siano i soldi per sostenerli.
Come il lavoro, avviato assieme alla Camera di Commercio, per la Galleria: in marzo, la giunta Moratti ha dato il via libera al bando che affida in concessione per 18 anni a un unico gestore la superficie lorda di circa 5 mila metri quadrati della zona di via Foscolo, da McDonald's (cui non è stato rinnovato il contratto di affitto) ai palazzi in parte ancora abitati. L'idea è di pensare uno sviluppo in verticale, sfruttando anche i piani alti e affidandosi ad un solo gestore: al bando hanno risposto Apple, Prada e Gucci. In teoria va costituita una commissione che valuti le proposte.
Altro progetto è quello del cambio di molte sedi del Comune, oggi sparse in diversi immobili, che andrebbero trasferite negli immobili di viale Jenner o in via Bernina: lì traslocherebbero gli uffici attualmente dislocati in largo Treves, in via Porpora e in via Santomaso. E farebbero gli scatoloni anche i vigili urbani, perché uno dei progetti per recuperare entrate era quello di mettere in vendita l'immobile di piazzale Beccaria, storica sede dei ghisa.
E i parcheggi? In campagna elettorale,Pisapia ha annunciato che non si realizzeranno quelli di piazza Sant'Ambrogio e di piazzale Lavater. Ma gli impegni con i costruttori sono molto avanzati e quindi inevitabilmente si arriverà a contenziosi legali: qualcuno ha già stimato che questa decisione potrebbe costare al Comune una decina di milioni di euro.
La Moratti aveva anche dato grande risalto al progetto per il wi-fi, che del resto è stato anche uno dei punti di forza della campagna elettorale del centrosinistra. È partita la sperimentazione di piazza Duomo, che dovrebbe espandersi sulla città: ma il centrosinistra potrebbe rispolverare il progetto presentato a inizio legislatura.
Altro tema è quello delle politiche sociali. I bilanci del Comune dimostrano che dal 2007 ad oggi in questo settore sono stati investiti circa 800 milioni di euro in più all'anno, con l'ampliamento dei custodi sociali, la distribuzione a pioggia dei buoni bebè, dei buoni libro per i ragazzi che frequentano le medie e così via. Pisapia manterrà inalterati i servizi, considerata la crisi del bilancio?
Cultura. L'architetto Daniel Libeskind sta preparando il progetto esecutivo per il Museo dell'Arte Contemporanea che, come ha sostenuto la Moratti prima di lasciare il suo ufficio, Pisapia potrà inaugurare a costo zero. In realtà ci sono sempre le spese di allestimento e di gestione: stesso problema per il Museo delle Culture del Mondo, che sta nascendo nell'area ex Ansaldo su progetto dell'archistar inglese David Chipperfield e che dovrebbe essere inaugurato nel 2012: ma chi si occuperà (e come si pagheranno) gli eventuali allestimenti?
Le incognite sono decine: che fine farà il progetto di riqualificazione della piscina Caimi, che dovrebbe nascere dall'intesa fatta con la Fondazione Pier Lombardo? E il progetto di Sogemi (un piano industriale da 45 milioni di euro, già passato in consiglio) per riqualificare i mercati? E l'ipotesi di ampliare il Castello con ristorante e la ristrutturazione del Cortile della Rocchetta per rimettere a nuovo l'intera area? E Palazzo Dugnani che sarebbe dovuto essere concesso alla Camera della Moda? E l'Arengario-due, ovvero la realizzazione di una nuova struttura di fianco al Museo del Novecento con un passaggio sotterraneo? E il futuro del Parco delle Cave, ora che, eliminata Italia Nostra per la gestione di Boscoincittà, è in prorogatio l'accordo fatto con alcune associazioni a titolo sperimentale? Per non dire delle municipalizzate. Lasciando perdere i grossi nodi di A2A, Atm e Sea, entro il 2011 si deve decidere cosa fare di Milano Sport e di Milano Ristorazione: la normativa sui servizi pubblici locali prevede che o si mette a gara il servizio o si vende almeno il 40 per cento delle quote. Cosa deciderà il sindaco Pisapia?
Correttamente, mentre la gran parte della stampa nazionale e non (compresa la nostra legittima curiosità) si esercita nel toto-assessori, questo elenco delle questioni aperte prova a toccare un terreno più solido, almeno per capire se tira un venticello nuovo nell’idea di città, oppure se la tendenza più forte sarà una specie di business as usual rivestito di facce, toni, e slogan un po’ diversi.
Si nota come quasi tutti i “progetti” citati abbiano una forte valenza generale, per nulla simbolica: tanto per usare il primo caso, la trasformazione della Galleria da salotto di tutti i milanesi a shopping mall privatizzato non è esattamente un dettaglio insignificante, da derubricare a metodo più o meno efficiente di sfruttare economicamente gli immobili comunali. E gestirla e presentarla in questo modo potrebbe indurre a pensare a un approccio da “amministratore di condominio”, di cui non si sentiva il bisogno in modo particolare. Ovvero: che politica commerciale si intende perseguire per la città? Gli spazi, i tempi, l’accessibilità, la composizione dell’offerta, il rapporto col tessuto fisico e sociale, l’equilibrio fra centro e periferia, tutto si può ben riassumere (simbolicamente ma non solo) nel modo in cui sarà gestito il progetto Galleria.
Secondo caso quello dei progetti di parcheggi, che sarebbe da ciechi leggere esclusivamente come singoli interventi, casi più o meno eclatanti di sfregio estetico o impatto sulla qualità abitativa e simili. Non si possono leggere così, nella città del megatunnel, delle piste ciclabili taroccate, dei mezzi pubblici fantasma, dell’ecopass evanescente o solo punitivo. Ovvero: che si vuol fare della mobilità (la stessa per accedere al commercio di cui sopra)? Andare a pezzi e bocconi, magari con un po’ di attenzione in più alle proteste dei cittadini, o iniziare a pensare localizzazioni funzionali e flussi multimodali in modo più organico? Difficile non riuscire a far meglio della coppia comica Masseroli-Moratti, che verniciava biciclette sui marciapiedi spiegando ai pedoni che dovevano farsi da parte e lasciar spazio ai ciclisti, perché di ridurre la sezione stradale non se ne parlava proprio!
Infine, nella miriade di questioni aperte su completamenti e gestioni, si legge chiaro il ruolo più o meno attivo dell’amministrazione nel garantire una città viva, non solo nella libertà di far quattrini. Verde e cultura esistono davvero, anche nei quartieri, non solo nei comunicati stampa da mandare alle agenzie specializzate in ratings. Se c’è un’idea di città, insomma, deve battere anche piccoli colpi visibili. E se non c’è sarà meglio farsela venire (f.b.)