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Luigi Accattoli
Profughi, il Papa denuncia: i campi sono come i lager
23 Aprile 2017
2017-Accoglienza Italia
Vive in Italia, ma non è italiano, né parla come la maggior parte degli italiani. Quelli di cui parla e piange meriterebbero di sfilare anche loro per le nostre strade e piazze il 25 aprile, insieme agli altri rappresentanti della Resistenza.
Vive in Italia, ma non è italiano, né parla come la maggior parte degli italiani. Quelli di cui parla e piange meriterebbero di sfilare anche loro per le nostre strade e piazze il 25 aprile, insieme agli altri rappresentanti della Resistenza.

Corriere della Sera, 23 aprile 2017

ROMA «Sono campi di concentramento» dice il Papa dei centri di raccolta dei profughi. Augura che la generosità del Sud possa «contagiare il Nord». Azzarda che se ogni municipio accogliesse due migranti «ci sarebbe posto per tutti». In coda a una preghiera scritta aggiunge: «A te Signore la gloria e a noi Signore la vergogna».

Con volto scuro e parole accese Francesco ha intrecciato ieri pomeriggio all’Isola Tiberina l’argomento tragico dei martiri cristiani — in particolare quelli uccisi in Paesi musulmani — all’argomento scottante dei profughi, improvvisando alcune delle affermazioni più forti che abbia formulato fino a oggi sull’accoglienza.

Il contesto era dato da una «liturgia in memoria dei nuovi martiri del XX e XXI secolo» che si teneva nella Basilica di San Bartolomeo dove la Comunità di Sant’Egidio ha realizzato un Memoriale dei cristiani d’ogni continente uccisi in odio alla fede negli ultimi decenni.

Reso omaggio ai martiri che lì sono ricordati con foto e con oggetti loro appartenuti — da Romero a Puglisi — Francesco ha così continuato a braccio: «Io vorrei, oggi, aggiungere un’icona di più, in questa chiesa. Una donna. Non so il nome. Ma lei ci guarda dal cielo. Ero a Lesbo, salutavo i rifugiati e ho trovato un uomo trentenne con tre bambini. Mi ha detto: Padre, io sono musulmano. Mia moglie era cristiana. Nel nostro Paese sono venuti i terroristi, hanno visto lei con il crocifisso, e le hanno chiesto di buttarlo per terra. Lei non lo ha fatto e l’hanno sgozzata davanti a me. Ci amavamo tanto!».

Fatto questo racconto Bergoglio ha detto la sua parola più forte in tema di immigrati: «Non so se quell’uomo è ancora a Lesbo o se è stato capace di uscire da quel campo di concentramento, perché i campi di rifugiati — tanti — sono di concentramento, per la folla di gente che è lasciata lì. E i popoli generosi che li accolgono devono portare avanti anche questo peso, perché gli accordi internazionali sembra che siano più importanti dei diritti umani».

Dopo aver incontrato un gruppo di rifugiati arrivati con i «corridoi umanitari» della Comunità di Sant’Egidio, Francesco è tornato a battere sulla «crudeltà» contro chi arriva «in barconi» e poi resta confinato «nei Paesi generosi come l’Italia e la Grecia».

Ed eccolo che pronuncia altre parole che saranno usate contro di lui nella polemica che Marine Le Pen in Francia e Matteo Salvini in Italia già hanno avviato chiamandolo in causa come uno che «invita i migranti»: «Se in Italia si accogliessero due migranti per municipio, ci sarebbe posto per tutti. E questa generosità del Sud, di Lampedusa, della Sicilia, di Lesbo, possa contagiare un po’ il Nord. È vero: noi siamo una civiltà che non fa figli, ma anche chiudiamo la porta ai migranti. Questo si chiama suicidio. Preghiamo!».

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