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Pierluigi Sullo
Problemi urbanistici
22 Maggio 2006
Articoli del 2005
Dalle città liberistiche alla capitale bombardata. Da il manifesto dell'8 luglio 2005

Fino a ieri mattina, ore 11, ero incerto se dedicare questa rubrica al problema dell'urbanistica romana o al problema dell'urbanistica concentrazionaria dei Centri di permanenza temporanea. Il primo problema è un effetto collaterale della epopea che Marco Revelli, Edoardo Salzano e altri narrano nel primo numero del nostro nuovo mensile, Carta Etc., ossia come la mano invisibile del mercato neoliberista stia riuscendo in un'impresa inedita nella storia dell'umanità: città in cui gli abitanti siano sostituiti da commerci, servizi ed eventi attira-turisti come le Olimpiadi. A Roma, come ha dettagliatamente documentato Antonello Sotgia su Carta Etc., il Piano regolatore, il primo da mezzo secolo, viene rosicchiato da giganteschi tarli prima ancora di essere approvato formalmente. I tarli sono i costruttori, eterni eroi dell'economia romana (e ormai nazionale). I buchi nel Piano si chiamano «osservazioni». Quelle fatte dai palazzinari vogliono ovviamente aumentare le «cubature», ossia la roba da costruire (su Tor Pagnotta si stanno abbattendo un milione e duecentomila di metri cubi di cemento). E la giunta, per errore (dice), accoglie quelle «osservazioni» prima ancora che il consiglio ne discuta e tralasciando di fornire la documentazione al consigliere comunale più vicino ai movimenti per la casa, Nunzio D'Erme: «Ah, è anche lui della maggioranza?», chiede candido l'assessore competente.

L'Espresso degli anni cinquanta fece la sua fortuna con lo slogan «capitale corrotta, nazione infetta», e con una serie di inchieste sull'urbanistica dell'accumulo (di capitali e clientele) allora diretta da Giulio Andreotti, dal Vaticano, dai comunisti Marchini e dal nonno di Caltagirone, non ancora così potente. Non dico che siamo a quel punto, ma le distrazioni e gli errori di Veltroni sono allamanti. Specie se si pensa che il vasto movimento per l'abitare, che del Piano regolatore ha discusso insieme a mezza città, sta finendo in carcere. I nostri amici di Action sono giudicati da un certo giudice una «associazione per delinquere», e cinque di loro vengono assegnati ad arresti domiciliari che assomigliano tremendamente al confino di polizia. Fossimo in un paese non «infetto», le «associazioni a delinquere» si scoprirebbero ai piani alti dei palazzi padronali.

Il secondo problema sul quale avrei voluto scrivere è quello dei Cpt. Bisogna ringraziare calorosamente Luca Fazio per aver fatto l'intervista che ha fatto (sul manifesto di ieri) alla ex ministra, e dignitaria dei Democratici di sinistra, Livia Turco. Impressionante. Vi si poteva apprezzare la totale vacuità della politica fatta sui giornali e in tv, quella per cui «la lotta ai clandestini deve essere di sinistra». Già, come la guerra alla Serbia era «umanitaria» e le privatizzazioni della gestione degli acquedotti salvaguardano la «proprietà pubblica». Filippo Miraglia, dell'Arci, ha lanciato un appello per sostenere e sospingere i presidenti di Regione che lunedì si riuniranno a Bari per chiedere la chiusura dei Cpt (e Carta settimanale dedica a questo la sua copertina, pubblicando una rara testimonianza dall'interno di un Cpt, di una persona che ha lavorato in quello di Bologna). L'indirizzo per aderire è miraglia@arci.it.

Bene, pensavo a queste alternative, per la rubrica, quando sono arrivate le notizie da Londra, e mi ha preso un grande sconforto, dopo le buone proteste contro il G8. Ho pensato che un mondo diseguale e ingiusto è un alibi perfetto, per gli assassini di massa. E gli assassini di massa sono un alibi perfetto, per chi vuole far sì, con la guerra, che il mondo resti diseguale e ingiusto.

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