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Ilaria Carra
Presentati 79 progetti per salvare le cascine di periferia
5 Febbraio 2013
Milano
Finalmente qualche proposta in positivo per la valorizzazione degli spazi aperti urbani. Ancora poco, ma certamente meglio delle solite statistiche sul consumo di suolo.

La Repubblica Milano, 5 febbraio 2013 (f.b.)

C’È IL progetto dell’Arci, che sogna la cascina Cotica a Lampugnano per la sua nuova sede aperta alla città. Ma c’è anche un’associazione di cittadini che vorrebbe trasformare la Sella Nuova, in zona Bisceglie, in una sorta di “università delle buone pratiche”. In tutto, sono 79 i progetti presentati a Palazzo Marino da associazioni e privati, che coinvolgono tutte e 16 le cascine comunali alle quali si vuol dare una seconda vita. È il risultato dell’indagine pubblica preliminare che l’amministrazione ha svolto per salvare il patrimonio, spesso storico, di immobili in condizioni disastrate.

Tecnicamente, le proposte pervenute si chiamano manifestazioni d’interesse, risultato di un’iniziativa del Comune per testare la disponibilità dei cittadini a rilanciare questi edifici. Ed è sulla base proprio di queste indicazioni che l’amministrazione modellerà i bandi da lanciare entro l’estate, in modo graduale. La città ha risposto con progetti di attività sociale, agricola, di accoglienza, ma anche con proposte per realizzare incubatori d’impresa e centri di co-working. Pensati per tutte e 16 le cascine da recuperare. Casanova, Taverna, una parte di Monluè, Colombè, Vaiano Valle, San Bernardo, Campazzino, Monterobbio, Carliona, Case Nuove, Lampugnano, Torchiera (dove oggi c’è un centro sociale), nessuna esclusa. Per la Sella Nuova il progetto presentato dall’omonima associazione punta a trasformare la cascina in un centro didattico con cantierescuola sul restauro, una scuola di cucina biologica e orti urbani.

Un centro dedicato all’agricoltura è l’idea per la cascina Brusada, in via Caprilli, e un’intenzione simile c’è anche sulla Sant’Ambrogio, in zona Forlanini. Alla Cotica l’Arci vorrebbe traslocare la sua sede provinciale, oggi in zona Porta Romana. «È un progetto aperto alla città che vorremmo realizzare a impatto zero — spiega Emanuele Patti, presidente di Arci Milano — . Una nuova sede ma anche uno spazio di aggregazione, orti didattici. Un luogo aperto alla cittadinanza attiva, polifunzionale ».

C’è, però, un problema risorse. Il progetto della giunta è di dare le cascine a chi si impegna a recuperarle in concessione fino a 90 anni e ad affitti calmierati, a fronte della garanzia che i progetti abbiano una funzione pubblica e siano sostenibili dal punto di vista finanziario. Ma in media, ogni piano di riqualificazione costa dai tre ai quattro milioni. E chi si è fatto avanti con i progetti è anche lo stesso che fa notare che servirà qualche agevolazione per recuperare tutti i fondi, da banche e investitori privati. «Abbiamo chiesto per esempio che oltre al comodato d’uso della cascina ci venga ceduto anche il diritto di superficie in modo da poter chiedere un mutuo — aggiunge Patti — qualche garanzia per il credito per darci una mano».

Il Comune esulta: «Siamo molto soddisfatti — dichiara l’assessore all’Urbanistica, Ada Lucia De Cesaris — per la qualità delle proposte. Molti progetti provengono da organizzazioni che operano sul territorio che, spesso, hanno anche un rapporto diretto, oltre che affettivo, con questi luoghi. Questo significa che i milanesi hanno colto lo spirito con il quale desideriamo avviare la riqualificazione delle cascine: sono spazi storici, belli e preziosi che dobbiamo cercare di rendere il più possibile aperti attraverso attività di tipo sociale, culturale, ma anche imprenditoriale ».

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