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Roberto Bianchin
Po, grande secca. Ed è guerra per l´acqua
22 Giugno 2006
Padania
Una delle grandi crisi idriche estive dalla Valle. La Repubblica, 22 giugno 2006 (f.b.)


CREMONA - Peggio della grande secca di tre anni fa. Il Po sembra quasi un rigagnolo, le bettoline e le grandi barche non riescono più a passare, e i campi intorno sono riarsi. Anche le zanzare sono più cattive. La vecchia asta millimetrata dell´idrometro che scende dal ponte che va in città, segna meno 7 metri e 60. La magra, in questa siccità anticipata a causa delle scarse piogge e delle temperature più alte della media stagionale, sta toccando di nuovo picchi storici. «Il record del 23 luglio del 2003, - 7,72, l´abbiamo già superato: - 7,77 il 9 giugno di quest´anno» spiega Luigi Maccabelli dell´Agenzia per il Po, memoria storica del fiume che da quarant´anni ne spia ogni movimento.

Sulle rive del grande fiume in agonia è cominciata una dura battaglia per la sopravvivenza tra i contadini e i padroni dell´energia. Tutti vogliono l´acqua che non c´è, tutti ne hanno bisogno, tutti la vorrebbero prima di tutto per loro. Gli agricoltori dicono che è colpa del mancato rilascio di acqua da parte dei bacini alpini. «Vengono mantenuti chiusi dalle società che ne hanno la concessione per la produzione di elettricità - accusa Coldiretti - e in questo modo impediscono che l´acqua giunga a valle sottraendola ai cittadini, all´ambiente e all´agricoltura».

Replicano i gestori: «E se vuotiamo ora i bacini, cosa faremo per l´agricoltura e per gli eventuali picchi di richiesta di elettricità a luglio? Tutte le esigenze sono importanti, irrigazione, elettricità, turismo. Ci vuole un tavolo dove pesarle e poi decidere». Ci proveranno oggi, a Parma, tutte le parti interessate, chiamate dal segretario dell´Autorità di Bacino, Michele Presbitero, ad una «cabina di regia» sul Po che il presidente dell´associazione per le bonifiche Massimo Gargano vorrebbe rendere permanente «per non agire sempre sotto la pressione dell´emergenza».

Infatti è già allarme rosso. Quasi ovunque lungo l´asta del Po si registrano «livelli inferiori a quelli del 2003», dice l´Autorità di bacino: 4 metri sotto Casalmaggiore, 5 a Castelmassa, 7 a Cremona e Pontelagoscuro, 8 a Canonica d´Adda. Sono in crisi anche i suoi affluenti, come il Ticino, l´Adda, la Dora Baltea, e i laghi di Como, Iseo e Maggiore. Cinque regioni, Piemonte, Lombardia, Veneto, Emilia-Romagna, Friuli-Venezia Giulia, stanno mettendo a rischio l´irrigazione delle colture in un periodo determinante per la loro crescita. La Coldiretti del Piemonte, che chiede lo «stato di calamità», lamenta già 120 milioni di euro di danni all´agricoltura, sostenendo che il raccolto del mais «è compromesso per il 40%», mentre quella veneta, che aspetta ancora gli indennizzi del 2003, denuncia un calo del 30% del reddito di 3000 aziende agricole del Padovano.

Foto di F. Bottini

Sono a rischio un terzo dei raccolti delle produzioni più tipiche del nord, come riso, cereali, mais, soia, barbabietole, ma anche pomodori, specie in Emilia, e molte colture foraggiere nel Sassarese, in Sardegna. Secondo la Cia, la confederazione agricoltori che mette in guardia su «possibili riflessi sui prezzi»,ricordando che la magra di tre anni fa causò all´agricoltura una perdita secca di 5 miliardi di euro, per il momento a soffrire maggiormente della siccità sono le risaie delle province di Pavia, Novara e Vercelli. Ma ci sono problemi anche in montagna, come in Valsesia, dove a causa della carenza d´acqua manca l´erba sui pascoli alpini. La magra del Po sta inoltre causando forti danni alle colture in Polesine per la risalita del «cuneo salino», che porta nel fiume l´acqua del mare Adriatico, rendendola inservibile sia per i campi che per uso potabile.

Ma le conseguenze di questa secca anticipata rischiano di essere ancora peggiori. Infatti non rischia solo l´agricoltura, perché l´acqua comincia a mancare anche per le centrali, e se manca l´acqua mancherà l´elettricità. «Stiamo perdendo più di un milione e mezzo di chilowattora al giorno - afferma Sergio Adami, responsabile degli impianti idroelettrici dell´Enel per il nord - tanto che nella nostra centrale idroelettrica di Isola Serafini sul Po e anche in quella termoelettrica di La Casella, vicino a Piacenza, abbiamo dovuto costruire un ‘pennello´ per poter andare a pescare l´acqua con le pompe». Enel si dice comunque pronta a «fornire alle Regioni la massima collaborazione». Con la Lombardia è già in atto una cooperazione che prevede la fornitura dell´acqua affluente e un parziale svasamento dei bacini. Ma ancor di più, dicono, potranno fare i grandi laghi. Una giornata di prelievo dal lago di Como equivale, secondo l´Enel, alla quantità d´acqua immagazzinata in un bacino idroelettrico.

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