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"Pirani pervicace anticederniano"
25 Maggio 2004
Lettere e Interventi
Lodo Meneghetti (MI) 25.05.2004

Quando ho letto, ieri, il nuovo articolo di Pirani in tema di "urbanistica", avrei voluto, quasi furioso, scrivere di nuovo ripartendo dal mio pezzo del 7 maggio Pirani non docet. Ma non potevo farlo perché stavo fuori casa fino a sera (permettendomelo condizioni di salute migliorate dopo un ennesimo periodo di fastidi). Ora ho letto l'"anticipo" di De Lucia (che probabilmente non si era accorto del mio scritto) e riletto Giulio Pane del 9 scorso. Vedo peraltro il tuo editoriale del 23. Abbiamo cento volte ragione: io, poi, mi sento confortato nell'impegno di questi ultimi anni: denunciare la distruzione dei residui paesaggi e ambienti urbani e architettonici del nostro paese, proporre un radicale (questo sì) mutamento dell'atteggiamento degli urbanisti-architetti fra i quali, purtroppo, la maggioranza sembra non essersi accorta di vivere in un'Italia nemmeno parente di quella tramandataci dalle generazioni precedenti.

E oggi questo Pirani, del quale abbiamo sempre riconosciuto i meriti giornalistici nella difesa del sistema sanitario, della scuola pubblica e così via, continua a prendersela con un "fondamentalismo" ambientalista che vede solo lui nei fatti (le parole non c'entrano). Questa mattina, appena sveglio, ho pensato subito a Cederna, del quale De Lucia ricorda le battaglie anche su Repubblica. Il sentimento di Pirani è deprimente, per me, e vince sul conforto, perché lui conta più di noi, perché lui può influire assai di più sull'opinione pubblica. Ma come!: il Malpaese ha sostituito il Belpaese e lui vede soltanto, dopo il finto Niemeyer di Ravello, il Renzo Piano di Genova e un presunto meraviglioso "riformismo" del Piano di Roma prevaricato dal solito fondamentalismo urbanistico alla De Lucia. E ripete che da noi non si è fatto nulla, è prevalsa la "conservazione immobilistica dell'esistente", che invece a Barcellona, Siviglia, Parigi, Amsterdam, Rotterdam, insomma in Europa, ci sono, le grandi "realizzazioni" moderne.

Sono costretto a ripetermi: ma quale immobilismo italiano: nessun paese al mondo si è mosso quanto il nostro a demolire il buono e bello, a sconvolgere città e territori dalla Vetta d'Italia a Capo Passero, a edificare edificare edificare, certo a causa della rapace imprenditoria privata, legittimata o abusiva che fosse, mentre l'iniziativa pubblica semmai si dedicava ad abolire ferrovie, a realizzare strade spesso inutili (è falsa la lamentala che ce ne siano poche), a tollerare gravissime lesioni dei centri storici, a colludere con privati arroganti e spesso corruttori: e oggi, postfazione del gran libro pornografico dell'urbanistica e architettura nazionali (anonimo o ricco di nomi?), si dedica a svendere il patrimonio demaniale e i beni storici. Basta. L'arrabbiatura conduce a un eccesso di ripetizioni. Ma, caro Eddy, cerca di far conoscere a Pirani i nostri interventi. Almeno cacciargli una pulce nell'orecchio... Come ti ho fatto notare altre volte, è inutile scrivere direttamente ai giornalisti di Repubblica sperando di suscitare un dibattito.

Cercherò di far avere a Pirani un piccolo dossier. Magari un'altra volta sentirà più campane. Dum spiro spero.

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