PIOMBINO - Le ciminiere della vecchia acciaieria di Piombino, dove lavorava il marito di Sabrina Ferilli, moglie inquieta e fedifraga, fumano ancora giorno e notte. Ma ormai la crisi della siderurgia ha falcidiato gli operai, da 10-12 mila che erano, a poco più di tremila. E così in molti, proprio come nel film La bella vita, girato da queste parti nel '95 da Paolo Virzì con l' avvenente attrice romana, hanno accettato la "riconversione balneare", tuffandosi nella nuova industria del turismo e delle vacanze, per gestire stabilimenti sulle spiagge in concessione, lavorare negli alberghi o nelle pensioni, aprire ristoranti, pizzerie e bar. La Val di Cornia, un' area di 380 chilometri quadrati in provincia di Livorno, di fronte all' isola d' Elba, è un altro pezzo di quell' Italia da salvare in nome dell' ambiente e dell' industria turistica. Davanti alle incognite e alle paure della recessione, questo rappresenta un modello di successo per la tutela dei Parchi naturali, come risorsa da utilizzare in funzione del territorio, della popolazione locale, della salute e della qualità della vita. E dunque anche una risposta, concreta e realizzata, alle fibrillazioni che agitano il movimento ecologista, nell' alternativa tra una visione o una cultura della conservazione e una più moderna della valorizzazione. "Dalle colline al mare, dalla natura all' uomo", è lo slogan programmatico che campeggia sui dépliants pubblicitari per promuovere i Parchi della Val di Cornia. Un "sistema" di sei siti - uno archeologico, uno naturalistico e gli altri aree protette - gestito da una società mista, pubblico-privata, che fa capo per l' ottanta per cento a un Circondario costituito da cinque Comuni della zona: Piombino, il più grosso, con 35 mila abitanti; Campiglia, San Vincenzo, Severeto e Sassetta. Per il resto, si tratta di imprese locali, per lo più turistiche, interessate a partecipare alla valorizzazione di questo patrimonio collettivo. Nell' ultimo decennio, qui sono stati investiti oltre 20 milioni di euro, provenienti in grande parte dai fondi comunitari, più di quanti ne hanno impiegato le amministrazioni locali e centrali, compreso lo Stato, in tutto il secolo precedente. Oggi la "Parchi della Val di Cornia Spa" funziona come un' azienda in piena regola, capace di autofinanziarsi all' ottanta per cento con gli incassi dei biglietti d' ingresso, dei parcheggi, degli affitti che ricava dagli immobili di proprietà ristrutturati e perfino con il merchandising, come spiega con una punta d' orgoglio il presidente Massimo Zucconi. Bilancio, circa un milione e ottocentomila euro all' anno, con l' obiettivo di raggiungere presto il pareggio. Al momento, i dipendenti sono 70, di cui una trentina fissi, mentre l' indotto arriva a occupare stabilmente altre 200 persone. Certo, non sono i grandi numeri della siderurgia, dell' industria pesante, dei mega-stabilimenti di una volta. Ma il "network verde" della Val di Cornia offre intanto un' alternativa praticabile, un esempio di "sviluppo sostenibile", compatibile cioè con la salvaguardia dell' ambiente e con la difesa della salute. Quel fumo che continua a uscire dalle ciminiere di Piombino alimenta ancora allarmi e paure, con l' incubo dello "spolverino" - la polvere nera che ricopre quotidianamente e inquina tutta la città - come una nube tossica che incombe sulle case e sugli abitanti. E nel frattempo, diventa sempre più stridente il contrasto con lo sviluppo dell' industria turistica, con la nuova "produzione" di vacanze, itinerari, percorsi attrezzati e visite guidate. La gamma del campionario offerto dalla Val di Cornia è particolarmente ricca. Oltre ai parchi di Rimigliano e della Sterpaia, affacciati su quella che fu "la costa degli etruschi", nel raggio di pochi chilometri la S.p.a. del turismo e del verde ne propone altri due naturalistici in collina, quelli di Montioni e di Poggio Neri. Poi, c' è il parco archeologico di Populonia e Baratti e, più all' interno, quello archeominerario di San Silvestro, con un antico villaggio di minatori sorto sulla rocca tra il X e l' XI secolo, ma riportato alla luce solo alla fine degli anni Novanta: un set ideale per un film in costume. Al di là degli aspetti economici, però, il risultato maggiore riguarda proprio la tutela del territorio: più di settemila ettari di aree pregiate sono state sottratti così a diversi progetti di speculazione e lottizzazione già in atto. E' il caso del parco di Rimigliano, una fascia costiera caratterizzata da dune, pineta e macchia mediterranea, su cui a metà degli anni Settanta il Piano regolatore del Comune di San Vincenzo dispose lo stralcio di oltre 300 mila metri cubi di costruzioni turistiche e residenziali. Ma ancor più eclatante è il caso della Sterpaia, diventato poi un simbolo, la "madre di tutte le battaglie ambientaliste" contro la cementificazione delle coste. Sui 180 ettari a ridosso del litorale, dopo un lungo braccio di ferro tra l' amministrazione comunale di Piombino e gli occupanti abusivi che prevalse anche su due condoni intervenuti nel frattempo, si arrivò alla demolizione di oltre duemila abitazioni fuori legge, alla confisca e all' esproprio di gran parte dei terreni. E alla fine il Comune è riuscito anche a recuperare tutte le spese, a carico delle imprese di costruzione o dei rispettivi committenti. Forse, prima di vendere le spiagge ai privati, il vice-premier Tremonti farebbe bene a fare un giro da queste parti per rendersi conto che si possono anche gestire proficuamente. Gli amministratori della Val di Cornia hanno preso il metro, hanno misurato la lunghezza del litorale e hanno calcolato che lungo i dieci chilometri della Sterpaia, per assicurare a ogni bagnante almeno dieci metri quadrati dove piazzare ombrellone e sedia a sdraio, non possono entrare più di 15-20 mila persone al giorno: come al cinema o al teatro. Ma per far rispettare questo "numero chiuso", a tutela dell' ambiente e anche del comfort, non è stato necessario emettere alcun editto: è bastato regolamentare i parcheggi, organizzare cinquemila posti-auto e impedire la sosta all' esterno. Gli altri bagnanti, quelli che arrivano a piedi, in bicicletta o in moto, sono una piccola minoranza e non turbano l' equilibrio della zona. Con un' altra operazione di stampo imprenditoriale, lasciando libera la maggior parte della costa, i manager della S.p.a. hanno tagliato a fette sulla carta l' arenile in senso verticale e, con una gara pubblica, hanno assegnato in concessione alcune strisce di spiaggia ai privati: la larghezza massima è di 180 metri, la lunghezza va dalla fascia demaniale del bagnasciuga fino al terreno retrostante di proprietà del Comune. Su questi "lotti", i gestori hanno ottenuto il permesso di aprire piccoli stabilimenti dotati di cabine, servizi, bar e ristoranti, proprio come nel film di Virzì. Ma i prezzi delle concessioni qui sono prezzi di mercato: dai 25 mila ai 30 mila euro all' anno che vanno ad alimentare le casse comunali. E così anche Tremonti può essere soddisfatto.