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Sergio Sinigaglia
Piceno in movimento
3 Settembre 2010
L'Italia è grande
Prove di politica diversa nell'incontro tra localismi, visione generale e istituzioni. Il manifesto, 3 settembre 2010

Gruppi e associazioni in un territorio ricco di cultura e socialità mettono in campo un'altra idea di sviluppo, rispettosa dell'ambiente. Fuori dai partiti tradizionali ma con un'ancoraggio istituzionale legato all'esperienza di Massimo Rossi si moltiplicano nuove esperienze



SAN BENEDETTO DEL TRONTO (AP) - Da un anno è un territorio che ha due province, Ascoli e Fermo, dopo la discutibile scelta attuata tramite legge specifica del 2004, diventata operativa nel 2009. Ma se una logica supercampanilista ha portato alla nascita di due diverse istituzioni, spirito diverso alligna nel vivace tessuto civico che da tempo è protagonista di importanti battaglie nel Piceno che, prima della burocratica suddivisone, comprendeva gli attuali capoluoghi di provincia. Una società in movimento, anzi un Piceno in movimento, che vede protagonisti soggetti sociali, con storie e origini diverse, accomunati dalla critica verso scelte distruttive per l'ambiente, ma anche sempre più insofferenti verso una classe politica e dirigente sorda alle istanze dei cittadini.

Luoghi comuni

Iniziamo questo viaggio da San Benedetto del Tronto parlandone con Olimpia Gobbi. Da sempre impegnata nell'associazionismo di base, insegnante in pensione, con alle spalle una recente esperienza come assessore alla cultura nella giunta provinciale targata Massimo Rossi (2004/2009), Olimpia è tra le fondatrici di «Luoghi Comuni», una delle realtà più vivaci per quanto riguarda i soggetti di cittadinanza attiva presenti in questo territorio. «La nostra associazione nasce nell'autunno del 2009, sull'onda dell'esperienza di liste civiche che nella primavera di un anno fa sostennero la campagna elettorale del candidato Massimo Rossi». Ricordiamo che in occasione del rinnovo del consiglio provinciale il Pd locale decise, irresponsabilmente, di rompere l'unità del centrosinistra che aveva portato Rossi, nel 2004, a diventare presidente della Provincia, e di presentare un proprio candidato con il risultato di far vincere il centrodestra. «Terminata la campagna - prosegue Gobbi - si valutò che fosse opportuno far nascere una realtà che non venisse identificata con una lista. Così ecco Luoghi Comuni, un'associazione aperta a tutti i cittadini, con o senza tessera di partito». E qui sta indubbiamente l'originalità del percorso avviato, perché l'impegno dell'associazione è basato sui contenuti e non sulle appartenenze. Con questo criterio vanno a braccetto persone, per esempio, vicine ai grillini con sindaci di paesi limitrofi, Cossignano, Appignano, Acquasanta, anche loro con collocazioni diverse, dal Pd alla sinistra radicale. Insomma, un arcipelago di storie e culture accomunati dall'idea di dare vita «a un luogo di progettazione concreta per la qualità del territorio, seppur consapevoli che sia necessario ragionare in uno scenario globale».

Tra i soci di Luoghi Comuni, un'ottantina con circa seicento persone che gravitano intorno alle iniziative, c'è la presa d'atto che i partiti non sono più in grado di dare vita ad una progettazione politica e i primi a sostenerlo sono proprio coloro che hanno una tessera in tasca. «Nelle forze politiche tradizionali - sottolinea Olimpia Gobbi - non si fa più politica nel senso più alto del termine, non sono più un ambito dove sia possibile riflettere e confrontarsi sui temi più sentiti». La prima uscita di Luoghi Comuni è avvenuta a novembre sull'acqua, con il convegno «Acqua sangue della terra». Da lì è nato il «Tavolo Piceno dell'acqua» che è poi stato il fulcro per la raccolta di firme a favore del referendum (alla fine ne sono state raccolte 5.870, duemila in più rispetto all'obiettivo iniziale). La presenza di alcuni amministratori ha favorito anche l'impegno affinché negli statuti comunali fosse inserita la dicitura che l'acqua non è un bene di rilevanza economica.

Altro tema su cui l'associazione è impegnata e sta costruendo una importante rete territoriale è quello della green economy. «Noi abbiamo diversi soci impegnati nelle nuove economie agricole e questo ci ha portati ad essere presenti sul territorio per sensibilizzare le persone su come andrebbero declinate le politiche in materia». Da queste parti, infatti, soprattutto negli ultimi tempi, si è potuto verificare come una visione alquanto distorta dell'«economia verde» abbia portato al proliferare di impianti di pannelli fotovoltaici nei campi. C'è un'emblematica cartolina che bene illustra una di queste mostruosità ed è stata distribuita a metà luglio in occasione del meeting della Fondazione Symbola a Monterubbiano dedicata proprio alla green economy. L'appuntamento è stato colto dalle varie associazioni del Piceno per dare vita a un coordinamento che ha promosso delle iniziative di contestazione e un convengo alternativo. «Questa interessante esperienza - dice Olimpia Gobbi - ha rafforzato una spinta democratica dal basso che vede protagonisti, oltre a Luoghi Comuni, altre realtà importanti come la Fondazione «Diverso Inverso» di Monterubbiano dove è attivo anche un comitato locale.

I fiori del territorio

Esiste «Scudo», un comitato che aggrega diversi operatori del biologico, così come vale la pena citare i comitati della Valdaso e della Valmenocchia nati per contrastare le centrali a biomasse ritenute inquinanti visto il contesto; così come va citato, tra gli altri, il comitato «No rumore» di Porto San Giorgio il quale vuole mettere in discussione una visione del litorale basata sulla quantità e non sulla qualità. Un arcipelago che si sta relazionando sempre di più, cercando di superare un grosso limite che Olimpia evidenzia con lucidità: «Questi soggetti non hanno espressamente finalità "politiche" come noi, sono nati su problemi concreti. La questione centrale è proprio questa: passare da un impegno su contenuti specifici a una visione più generale, con un punto di vista maggiormente organico sul modello sociale ed economico del territorio, traducendo il tutto in una mentalità e nuovi comportamenti politici. Come associazione, noi cerchiamo di fare anche questo lavoro culturale nella consapevolezza che se non sciogliamo tali nodi il rischio è che anche in questi ambiti si affermino logiche simili ai partiti. La sfida è creare nuove pratiche e nuova democrazia, perché i cittadini sono stanchi di amministratori che in modo padronale fanno scelte sopra la teste delle persone».

Diverso inverso

Parlando dell'attività di Luoghi Comuni abbiamo citato Monterubbiano, dove ci siamo recati per incontrare Stefania Acquatici, animatrice della Fondazione Diverso Inverso. «Uno spazio libero - afferma - dai conformismi, dalla false ideologie, da tutto ciò che ci ingabbia in una visione monocorde». Paul Ginsborg, intervenendo ad Ancona nella recente campagna elettorale per le regionali, ha lucidamente detto che «piccoli luoghi possono dare vita a grandi progetti». È il caso di Stefania e della sua associazione. La palazzina che si affaccia su una piazzetta, all'inizio del centro storico, oltre ad ospitare l'abitazione è una vera e propria fucina di idee e cultura, punto di riferimento per tutto il territorio. Lo spazio che ha dato vita ad una sala dove sono ospitati spettacoli teatrali e dibattiti, è il fulcro di un'attività ricca quanto varia. «È un luogo dove la "piccola cultura" diventa strumento di confronto e conoscenza, dove l'incontro apre nuovi orizzonti, dove la comune esperienza spesso porta a visioni condivise di un mondo più umano e attento alla Madre Terra».

Recentemente l'associazione di Stefania ha ospitato un'iniziativa con Mario Dondero a cui hanno partecipato Massimo Raffaeli e Angelo Ferracuti. Ma è sul tema dell'ambiente che il centro culturale di Monterubbiano è particolarmente attivo. Abbiamo già citato le iniziative di luglio sulla green economy. Una realtà importante sul fronte ambientalista è il «Comitato tutela ambiente e salute fermano» (Citasfe). «Il fermano - denuncia Stefania Acquaticci, attiva anche all'interno del Comitato - ha mantenuto il suo fascino ma sta rischiando di perdere la sua identità a causa di una politica tanto ignorante quanto avida. A questa logica del profitto a ogni costo si sono opposti con grande determinazione alcun cittadini della zona che, da tempo, si sono costituiti in comitato». E che la zona sia ancora capace di sedurre il visitatore lo conferma la splendida veduta da casa di Stefania sul territorio circostante, con una visione suggestiva che arriva ben oltre i confini del fermano. Un paesaggio che deve subire le aggressioni di progetti pesanti come quello della centrale a biomasse da 15 MW che doveva riconvertire l'ex stabilimento Sadam. Progetto che, proprio grazie alla mobilitazione guidata dal Citasfe, è stato, almeno per ora, bloccato. Come a Monterubbiano si è cerca di fermare la costruzione di un ristorante all'interno del Parco pubblico, vera e propria piccola metafora dell'arroganza del potere amministrativo.

Senza refernzialità

Una prepotenza che non ritroviamo certamente in Massimo Rossi con il quale concludiamo questa inchiesta. Rossi è un borderline della politica. Iscritto a Rifondazione comunista, è da sempre attivo all'interno dei movimenti globali (in particolare nel Forum Mondiale dell'acqua) e locali, vanta una buona esperienza amministrativa prima con due mandati come sindaco di Grottammare, poi, come abbiamo già accennato, come presidente della Provincia di Ascoli. Proprio sulla scia della sua mancata candidatura per la seconda legislatura è nato quel percorso che, oltre a fargli avere un 20% di voti, ha generato Luoghi Comuni. «Dopo le elezioni della primavera del 2009 abbiamo ottenuto tre consiglieri. Come gruppo consiliare (Prc e Sel, ndr) portiamo avanti un lavoro iniziato con la precedente amministrazione. Ci muoviamo in un'ottica non di fazione, quindi non ci limitiamo a delibere o mozioni, ma puntiamo a rendere protagonisti delle nostre iniziative i soggetti in carne ed ossa che promuovo determinati progetti o che si oppongono a scelte disastrose per il territorio». Una relazione proficua tra associazionismo e politica che ha ricadute benefiche per gli stessi partiti: Rossi sottolinea come questo positivo condizionamento ha portato ad un ricambio generazione all'interno di Rifondazione, mettendo da parte «logiche identitarie e autoreferenziali».

Personalità, progetti, contenuti

Tre le tematiche al centro dell'attività del gruppo consiliare, in stretto contatto con la società civile: l'insediamento del fotovoltaico con scelte criticabili, come abbiamo visto, dal punto di vista della collocazione dei pannelli, il progetto di parco marino sulla costa picena e l'acqua. Sulla prima criticità, grazie al lavoro svolto con le associazioni si è arrivati all'approvazione di modiche sostanziali del piano territoriale con il voto favorevole della maggioranza di centrodestra, la minoranza di sinistra e il voto contrario del Pd. «Il partito democratico - dice Rossi - è pienamente garante dei grossi interessi di alcuni soggetti economici privati, cioè alcuni suoi esponenti sono, a vario titolo, dentro società del settore». Anche sul tema dell'acqua, dopo un paziente lavoro diplomatico e soprattutto grazie alla spinta che veniva dall'esterno con la raccolta delle firme e la sensibilità dei lavoratori presenti nel gestore locale, la giunta provinciale ha approvato la specifica mozione sulla ripubblicizzazione del servizio idrico, pur con qualche mediazione. Stessa logica ha caratterizzato il progetto di parco marino, ormai arrivato a compimento. «Si è sviluppato un rapporto fecondo che ha dato vita a un circuito virtuoso tra pescatori, giovani ambientalisti e singoli cittadini». Insomma il «Piceno in movimento» si caratterizza come un felice laboratorio in cui la crescita delle reti di cittadinanza attiva riesce, in alcun casi, a trovare sponda tra alcuni amministratori locali. Una sperimentazione che non ha al centro il protagonismo personalistico (al di là dell'indubbia personalità di Massimo Rossi) ma progetti e contenuti.

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