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Ettore Livini
Perdite e debiti, i guai di Ligresti
23 Settembre 2009
Milano
Dietro le richieste del finanziere di commissariare Milano un solo progetto: la cementificazione della greenbelt del Parco Sud. Particolari ed elenco di aree da la Repubblica ed.Milano, 22 settembre 2009 (f.b.)

L´impero milanese di Salvatore Ligresti è un gigantesco Monòpoli fatto di grattacieli e stalle, ospedali avveniristici e cascine, con due spade di Damocle sul capo: un nuovo Piano di governo del territorio che rischia di far saltare le speculazioni dell´ingegnere e (soprattutto, dicono i maligni) una situazione finanziaria personale che si è un po´ deteriorata negli ultimi tempi. Costringendo l´uomo che ha costruito le sue fortune grazie ai buoni rapporti con la politica a rompere l´apparente pace sociale del mattone meneghino, chiedendo il commissariamento di Palazzo Marino pur di sbloccare i suoi progetti.

I numeri parlano da soli: Sinergia, la cassaforte dell’imprenditore siciliano, ha chiuso i conti del 2008 in rosso per 24 milioni. Di più: lo scorso 20 aprile non è riuscita a trovare i soldi per rimborsare un prestito da 31 milioni, avviando un negoziato con gli istituti di credito per rinegoziare un’esposizione debitoria preoccupante, visto che il prossimo novembre scadrà un altro finanziamento da 108 milioni. Dove trovare i soldi? In tempi di vacche grasse per un uomo come Ligresti, snodo chiave del salotto buono, azionista di Mediobanca, Generali, Rcs e Alitalia, sarebbe stata una passeggiata. Ma oggi, con la Borsa in crisi - sulla quota di Premafin in portafoglio a Sinergia grava una perdita teorica di 30 milioni - e il mattone in stallo, persino per lui la strada è in salita. E nemmeno i progetti fermi da anni come quelli oggetto della querelle con il Comune possono rimanere dimenticati nel cassetto.

La scommessa immobiliare su Milano, in effetti, è la partita decisiva per il futuro dell’imprenditore di Paternò che dopo i guai di Tangentopoli e le incursioni finanziarie a Piazzetta Cuccia e dintorni di inizio millennio è tornato negli ultimi anni a coltivare l’antica passione per il mondo delle costruzioni. Un’offensiva giocata su più tavoli. I grandi progetti, dove ha calato l’asso di Impregilo e i soldi di Fondiaria-Sai, ma anche le speculazioni sui terreni in periferia - in particolare a margine delle zone verdi di Trenno, Forlanini e Parco Sud - dove si è mosso attraverso Sinergia e la galassia di controllate della Imco (Immobiliare Costruzioni).

Oggi la ragnatela di Ligresti in città è fittissima. Ci sono la sua mano e i suoi soldi nelle opere che diventeranno il simbolo di Milano come Citylife, il quartiere Isola-Garibaldi, l’ampliamento dell’Istituto europeo di oncologia e la costruzione del Cerba, il Centro europeo di ricerca biomedica. Lavori da decine di milioni. Ma è solo la punta dell’iceberg. Il vero affare per il portafoglio di famiglia, mercato e Palazzo Marino permettendo, dovrebbe essere la valorizzazione delle decine di cascine, campi, fienili, stalle e fontanili comprati con un lavoro certosino e con grande discrezione negli ultimi anni. Parcelle rurali ed edifici a volte diroccati, acquistati in qualche caso per due lire ma destinati a trasformarsi, in caso di adeguate riconversioni edilizie, in miniere d’oro: proprietà come cascina Campazzo nel parco del Ticinello, difesa a spada tratta dalla Lega dopo che Ligresti ha cercato di sfrattarne gli inquilini, cascina Ambrosiana nel Parco Sud, i prati della Bellaria e del Belgioioso al margine del verde di Trenno, le stalle della Canavese e della cascina Casanova al Forlanini.

La passione per l’agricoltura c’entra poco. Basta pensare che il 25 febbraio 2009 è stato approvato a livello di segreteria tecnica l’accordo di programma per la costruzione del Cerba su 620mila metri quadri di terreni in zona Ripamonti di proprietà di Sinergia e Imco. Un progetto da 900 milioni su un’area costata poco meno di 10 milioni. Oppure che nell’ambito dell’Expo si starebbe valutando un piano di aiuti per la trasformazione di aziende agricole metropolitane in strutture alberghiere di accoglienza. Manna - se tutto andrà in porto - per i conti un po’ traballanti dell’impero Ligresti, il cui rientro nel mattone è stato fino ad oggi un po’ ad ostacoli sia per la crisi (Citylife fatica a far quadrare i finanziamenti malgrado gli aiutini di Palazzo Marino) che per qualche vicenda giudiziaria come i recenti sequestri in via De Castillia.

I tempi però stringono. Le scadenze delle rate sui debiti non conoscono i tempi lunghi della congiuntura e delle concessioni edilizie. La Imco, dopo un 2007 d’oro, ha chiuso il 2008 in rosso per 13 milioni con un’esposizione bancaria cresciuta da 212 a 305 milioni. E l’idea di Letizia Moratti e dell’assessore Carlo Masseroli di rivedere il Piano di governo del territorio in termini che rischiano di penalizzare le speculazioni di Ligresti ha fatto saltare i fragili equilibri che sovrintendono allo sviluppo immobiliare della città. E lui - che pure negli anni aveva accumulato in sordina oltre 40 contenziosi giudiziari con il Comune senza finire in prima pagina sui giornali - ha deciso di forzare la mano. Quasi come se ci fosse in gioco la sopravvivenza del suo impero di famiglia.

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