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Renato Nicolini
«Perché mi candido alla Regione Lazio»
5 Gennaio 2010
Articoli del 2010
Nel programma del neocandidato il richiamo a Petroselli e il sogno di Cederna (e di eddyburg). Su il manifesto, 5 gennaio 2010 (m.p.g.)

L'imbarazzo del Pd per le candidature alle prossime elezioni regionali è veramente paradossale. Un partito che ha sottoposto a primarie aperte a tutti la scelta del proprio segretario nazionale, riserva all'apparato la scelta dei candidati presidenti, che governeranno sui cittadini! Le elezioni primarie sono quasi doverose per la Regione Lazio, dove la presidenza Marrazzo si è interrotta traumaticamente. La filiazione telegenica (Badaloni, Marrazzo, Sassuolo) è stata preventivamente occupata dalla candidata del PdL, Renata Polverini, volto ben noto agli spettatori di Floris, Santoro, etc. Ricorrere a spostamenti di casella della nomenclatura - Zingaretti è particolarmente pressato perché lo faccia - potrebbe portare a conseguenze disastrose, come ha dimostrato la clamorosa sconfitta di Rutelli contro Alemanno.

Le primarie hanno un senso se scendono in campo idee, e si vota su queste.

Credo di poter rappresentare un progetto che vada oltre il modello Roma di Rutelli e Veltroni, e soprattutto una continuità politica abbastanza bruscamente interrotta con la candidatura di Francesco Rutelli nel '93 a sindaco di Roma dopo Carraro. Un anno fatale, il '93, di crisi politica senza precedenti, che proprio per Roma vide la prima «discesa in campo» di Silvio Berlusconi con la dichiarazione di voto a favore di Fini. Anche la memoria è importante se si vogliono progettare novità non effimere (ricordate la religione del maggioritario?), e proprio per questo dichiaro di volermi ricollegare ad Argan e Petroselli. Giunte rosse non è forse il termine più adatto per ricordare quell'esperienza politica, tutta tesa invece a estendere le alleanze, ma riferendole sempre a un programma. Qualcosa di molto diverso da quello che sembra si voglia fare oggi a proposito dell'Udc di Casini. Voglio in ogni caso ricordare che Luigi Petroselli morì dopo un intervento al Comitato Centrale del Pci che poneva in primo piano l'esigenza di un rapporto politico non a due facce, una in parlamento l'altra nelle giunte, con il Psi di Craxi. Argan non era un'espressione di partito, ma una delle più alte espressioni della cultura italiana.

E l'estate romana è rimasta nel cuore dei romani perché è nata nel segno dell'autonomia creativa, dell'invenzione dopo i lunghi anni di compressione, controllo e mediazione del Campidoglio democristiano. I giovani dei cineclub e delle cantine hanno saputo proporre momenti d'incontro, oltre le logiche dello schieramento ideologico e dell'appartenenza partitica, scoprendo nuovi modi di vita che avevano al centro l'uso della città come spazio pubblico.

È per questo, che intendo candidarmi. Su un programma che intende ripartire dalle idee forti di quel progetto.

La crescita del Lazio passa oggi per la cultura: come per ogni altro territorio segnato dal capitalismo maturo e globale, per il segmento alto della domanda di beni e servizi. Dai beni culturali alla ricerca e all'università, dal teatro al cinema, dalla Rai alla produzione di audiovisivi, in una parola quella che si potrebbe definire industria dell'immateriale incentrata sulla qualità dei servizi e della vita urbana. Il suo simbolo più forte è il parco archeologico (sogno di Antonio Cederna e Luigi Petroselli) dal Campidoglio all'Appia Antica al centro della Capitale, al posto del traffico, non ancora realizzato e di grande attualità in vista del 150° dell'Unità d'Italia del 2011: di cui non è difficile immaginare la proiezione regionale, attraverso l'Appia, la Domiziana, il rilancio del Parco Nazionale del Circeo.

Occorre comprendere fino in fondo che il territorio è diventato un bene scarso e che l'edilizia deve rinunciare all'espansione delle aree urbanizzate per imboccare la strada nuova del recupero e del rinnovo, della qualità e del restauro del paesaggio. Il riequilibrio della Regione passa infine per fasce trasversali forti (Rieti - Viterbo; Latina - Frosinone), alternative all'organizzazione viaria ed infrastrutturale Roma centrica, e per un collegamento (in una comune lotta alla criminalità organizzata) di Roma con Napoli e del Lazio con la Campania, per creare un'area d'industria culturale e di servizi di qualità competitiva con le aree forti del Nord.

La politica deve saper recuperare la propria dignità di progetto collettivo, sapersi liberare dai pesanti condizionamenti (in termini di bilancio e purtroppo, più ancora, di autonomia) esercitati su di essa dagli zar della sanità privata, dai padroni del riciclaggio dei rifiuti, da costruttori capaci di condizionare e imporre la propria volontà ai consigli comunali. Il costo maggiore della politica è oggi rappresentato proprio dalla rinuncia della politica alla sua essenza, alla sua capacità di rappresentare e promuovere gli interessi collettivi, lo spazio pubblico, i valori condivisi. La politica deve fare emergere il conflitto come conflitto democratico, smettere di occultarlo nella ricerca preventiva di accordi di potere all'insegna della pura gestione, spacciata per governance. È per questo che chiedo le primarie per la Regione Lazio, ed intendo candidarmi.

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