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Rodolfo Sala
Penati pronto ad accettare la sfida contro Formigoni per il Pirellone
26 Novembre 2009
Padania
Sciocchezza autoreferenziale del Pd padano: schierare contro Formigoni chi ha già perso. La Repubblica ed. Milano, 26 novembre 2009 con postilla (f.b.)

Glielo ha chiesto Pierluigi Bersani. Un incontro lunedì, poi lunghe e ripetute telefonate il giorno dopo. E adesso Filippo Penati non scuote più la testa. Manca ancora il sì ufficiale, ma per l’ex presidente della Provincia si profila un futuro al Pirellone, come candidato alla presidenza contro Roberto Formigoni. Quello che fino a qualche settimana suonava come un granitico diniego si sta dunque sgretolando sotto l’effetto del pressing congiunto esercitato prima dai lombardi del Pd e adesso dallo stesso Bersani, che ha appena nominato Penati capo della sua segreteria.

Proprio questo nuovo incarico sembrava costituire un ostacolo lungo la strada del Pirellone. Almeno così sosteneva Penati («Mi si chiede un grosso sacrificio»), che però alla vigilia del faccia faccia a faccia con Bersani aveva già ammorbidito la posizione: «Io vorrei evitare - confidava lunedì - ma in un partito come il nostro si deve fare quello che serve». Insomma, proprio l’impegno nazionale nella cabina di regia del Pd lo starebbe portando a un’assunzione di responsabilità che cozza contro il suo progetto originario: candidarsi, sì, alle regionali, ma solo come capolista del Pd. E prepararsi poi da votatissimo consigliere del Pirellone alla sfida del 2011, come candidato sindaco.

Quello di Penati è un profilo di politico a tutto tondo, ma con alle spalle una solidissima esperienza amministrativa, cominciata nei primi anni Ottanta come assessore nella sua Sesto. Inoltre, e questo nell’entourage penatiano sta diventando il leit motiv delle ultime ore, il centrosinistra in Lombardia ha sempre candidato figure «di certo rispettabili, ma bisognose del forte traino dei partiti». Traduzione: a fare da traino stavolta sarebbe lui. Maurizio Martina, segretario lombardo del Pd, è stato il primo a proporre la carta Penati per la gara del Pirellone, e dopo la «chiamata» di Bersani dice che per l’ex sindaco di Sesto «ci sono forti stimoli ad accettare la sfida». Un via libera è già arrivato dagli alleati certi, Italia dei valori e Sinistra e libertà, mentre continua il corteggiamento dell’Udc. Intanto la mozione Bersani candida il sindaco di Cormano, Roberto Cornelli, alla segreteria provinciale. Se, come sembra, entro domenica non verranno presentati altri candidati, non ci sarà neppure bisogno di ricorrere alle primarie.

Postilla

caro Penati: ma chi glie lo fa fare? Intendo, chi glie lo fa fare di accettare un ruolo tutto sommato marginale, di “capo dell’opposizione” per il prossimo travolgente mandato del Celeste Formigoni? Perché, complice anche una sua eventuale candidatura, questo ci aspetta, implacabile, con tutti i suoi strascichi di nuovo clientelismo, autostrade inutili, spreco di territorio, tirapiedi baciapile a bizzeffe e via dicendo. Per non parlare dell’altissima probabilità di un suo ufficioso quanto inevitabile ritiro a carica nazionale (quella di alto coordinamento a cui l’ha appena chiama il segretario Bersani) dopo la sconfitta alle elezioni e qualche mese di visibilità locale.

Per dirla tutta, e con un briciolo di buon senso: perché mai la stessa persona che è stata scalzata dal governo provinciale di Milano da un signor Nessuno messo lì a fare il candidato zerbino degli interessi del centrodestra, dovrebbe spuntarla contro la corazzata talebano-affaristica di ciellini, leghisti, annessi & connessi?

Nel Pd lombardo ci sono fior di personalità e intelletti, giovani, cresciuti esattamente nel clima da nuove reti sociali e politiche che tutti auspicano da anni, che conoscono benissimo il mitico “territorio”, e lei che non avrebbe nulla da guadagnare li lascia a far la muffa in terza fila, in una logica da “paracadutato da Roma” che peggio di così non si può?

Non ascolti gli appelli di chi ormai da anni infligge piuttosto sadicamente la medesima zuppa sempre più indigeribile ai democratici e progressisti di una Regione che avrebbe molto da dire. Sempre che la si lasciasse parlare, ogni tanto (f.b.)

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