loader
menu
© 2024 Eddyburg
Giampiero Rossi
Parte la Città della Salute
4 Dicembre 2013
Milano
Trovato un equilibrio, imperfetto ma tutto sommato ragionevole, fra esigenze ambientali, urbanistiche, di equilibrio metropolitano e riorganizzazione aziendale, per un progetto controverso che si trascina da anni.

Trovato un equilibrio, imperfetto ma tutto sommato ragionevole, fra esigenze ambientali, urbanistiche, di equilibrio metropolitano e riorganizzazione aziendale, per un progetto controverso che si trascina da anni. Corriere della Sera Milano, 4 dicembre 2013, postilla (f.b.)

«Finalmente oggi si parte. Vogliamo trasformare un luogo abbandonato in un luogo di vita». Il presidente della Regione Roberto Maroni annuncia così il simbolico avvio dei lavori per la realizzazione della Città della Salute di Sesto San Giovanni. Tra gli imponenti ruderi di quel che resta dell’area delle acciaierie Falck, il governatore ha voluto riunire per una cerimonia ufficiale i protagonisti dell’operazione: l’autore del grande progetto, l’architetto Renzo Piano, il sindaco di Sesto Monica Chittò, i vertici del Besta e dell’Istituto dei tumori, cioè le due strutture ospedaliere che qui troveranno una nuova sede.

A loro e alle centinaia di invitati, Maroni ha ribadito che i tempi previsti saranno rispettati. Prima si procederà con la bonifica, poi partirà la costruzione che dovrà garantire l’apertura della nuova struttura nel 2019. «Entro fine anno ci aspettiamo il decreto del governo — dice il governatore —. Ho sentito stamattina il ministro Orlando e mi ha garantito che arriverà». Poi ricorda che «entro il 2018», prima della fine del suo mandato, intende aumentare «dall’attuale 1,6% del Pil al 3%» gli investimenti della Lombardia per la ricerca. E si concede una battuta: «Visto che la Città della Salute aprirà nel 2019, per vederla funzionare mi toccherà fare un secondo mandato...». E a proposito della fondamentale opera di bonifica del terreno sottolinea: «Una novità tutta lombarda, è il coinvolgimento del privato nella realizzazione di un’opera pubblica. I privati entrano in queste cose se c’è un ritorno dell’investimento, non per beneficenza. Noi siamo riusciti, qui, a trovare un sistema che darà vita a un polo di eccellenza europeo nella sanità, coinvolgendo i privati, lasciando a loro il loro ritorno sull’investimento ma per fini pubblici. Questo è il modello speciale di Sesto che oggi inauguriamo».

Per la realizzazione di quest’opera, la Regione ha stanziato 330 dei 450 milioni di euro complessivi, necessari per il progetto. Altri 40 milioni sono in conto al ministero della Salute e 80 milioni anticipati dal concessionario privato dei terreni. E proprio sul significato simbolico di quella fetta di territorio di un milione e 400 mila metri quadrati si sofferma il sindaco di Sesto San Giovanni: «Questo è un luogo storico del lavoro e dell’innovazione — dice Monica Chittò a proposito dell’enorme ex acciaieria — l’area Falck è da sempre importante non soltanto per noi di Sesto, ma per tutta l’Italia. Qui gli operai hanno dato vita agli scioperi del 1943». Quindi dedica la giornata di festa a Giuseppe Granelli, partigiano e operaio simbolo della Falck, morto pochi giorni prima. E a mezzogiorno in punto suona ancora la sirena che sanciva la fine del turno di migliaia di lavoratori.

Soddisfatti i presidenti dell’Istituto dei tumori, Giuseppe De Leo, e del Besta, Alberto Guglielmo, che sottolineano come i livelli di eccellenza scientifica possano trovare ulteriore impulso dalla nuova e più funzionale sede comune. Come sarà? «La città che era diventata fabbrica tornerà a essere città», riassume con una suggestione Renzo Piano, che, con proiezioni di planimetrie e foto aeree, spiega i dettagli del progetto, prima al pubblico istituzionale e poi agli studenti del Politecnico: sottolinea che ci saranno 10 mila alberi, «perché qui il verde attecchisce che è una meraviglia», ci saranno pannelli solari, pozzi geotermici ed edifici a basso consumo energetico, residenze e attività terziarie che porteranno «la città nell’ospedale».

postilla

Se c'è un possibile, ulteriore commento a una vicenda che questo sito eddyburg.it ha seguito (forse seguirà ancora) nei suoi più o meno virtuosi o surreali passaggi, è che per una volta pare che il pubblico trionfi sul privato. Almeno se confrontiamo lo sbocco provvisorio del progetto di Città della Salute con quello, del tutto complementare/concorrente promosso dalla cordata Umberto Veronesi Salvatore Ligresti ecc. per un Centro Europeo di Ricerche Biomediche Avanzate. Se non altro la Città della Salute pubblica col suo a volte patetico itinerare da una localizzazione all'altra, da una strategia all'altra, dall'ipotesi greenfield, a quella brownfield (fortunatamente scelta), all'opzione zero di una riorganizzazione solo aziendale e non urbanistica, si è svolta in modo relativamente trasparente. La scelta finale in pratica pare una specie di compromesso abbastanza leggibile fra le vere esigenze di rafforzamento della ricerca avanzata in un polo di livello europeo, e altre strategie sia di riequilibrio metropolitano, che di bonifica ambientale grazie alle risorse così messe in campo. Mentre dall'altra parte, il Cerba ha evidenziato e continua a evidenziare la pura strumentalità del polo scientifico sanitario a un'operazione immobiliarista, ambientalmente discutibile, e senza alcuna sinergia con altri aspetti. Aspettando le successive evoluzioni di entrambi i progetti, naturalmente (f.b.)

ARTICOLI CORRELATI

© 2024 Eddyburg