PADOVA. Gli "sceriffi" della sinistra a confronto. Hanno ancora la "pistola fumante" in mano: Graziano Cioni, assessore della città di Firenze, è l’uomo dell’ordinanza contro i lavavetri ai semafori che ha messo a rumore l’Italia e sta facendo scuola perfino in Inghilterra. Flavio Zanonato è il sindaco del muro di via Anelli. Dopo quello di Berlino è the Wall più famoso in the world. «Ne ha parlato perfino il New York Times» ricorda lui. Con l’aria di non compiacersene molto, dato che aggiunge: «In un trafiletto». L’occasione è un dibattito alla festa dell’Unità, al quale assistono quattro gatti, perché c’è ancora qualcuno che organizza incontri interessanti in ore impossibili. Eppure lo diceva anche Renzo Arbore che bisogna andare dopo il tigì. Peccato, perché il Cioni è un personaggio. Altro che lavavetri. Un fiorentino mordace, due occhi inquisitori dietro lenti da professore, barba e baffi pepe e sale.
Se non li tenesse interi ma a pizzetto, sarebbe Lenin sputato. Tutti comunisti nella sua famiglia. Da generazioni. Anche il suocero, un ex comandante partigiano. «Eppure adesso fa certi discorsi...» «Da leghista?» gli suggerisce Omar Monestier che dirige il dibattito. «Proprio così» gli risponde il Cioni, guardandolo con gli occhi perforanti. «Se non vogliamo spingere le persone alla xenofobia, dobbiamo coniugare accoglienza e solidarietà con sicurezza e legalità. Se mi si dice che la miseria giustifica tutto, allora giustifichiamo anche i picciotti. Io penso di essere di sinistra ma se c’è uno che dorme sotto il ponte e poi, per bisogno, sale in strada e rapina un passante, io sto dalla parte del rapinato. Dev’essere chiaro. E mando in galera il rapinatore, così starà meglio anche lui».
Segnaliamo che Graziano Cioni, assessore comunale alla sanità e al sociale e casualmente anche alla polizia municipale, ha mandato davvero in galera più di qualcuno. Che non faceva il lavavetri ma, per esempio, il vicepresidente dell’allora comitato regionale di controllo, iscritto al Pci, presentatosi a offrirgli denaro. Lo racconta lui stesso. Adesso non manda più in galera nessuno: «Al parco delle Cascine - dice - ho messo le telecamere per garantire la sicurezza ai cittadini. In nome della privacy l’autorità di controllo me le ha fatte togliere. Abbiamo arrestato dopo anni due graffitari, presi sul fatto, di notte: il pm ha convalidato ma il gip ha revocato, perché mancava la querela di parte. Abbiamo dovuto metterli fuori con le scuse e restituire le bombolette spray. I lavavetri a Firenze sono 60, non di più, tutti rumeni che hanno soppiantato magrebini e polacchi. Non li perseguiamo perché lavano i vetri ma perché terrorizzano le persone più deboli al volante, addirittura costringendole a passare col rosso. L’ordinanza non serve a mandarli in galera, come è stato raccontato, ma per fotosegnalarli, per identificarli. Per dir loro: guarda che ti conosciamo e ti stiamo addosso. Ed è servita: non ce ne sono più». «Che poi - gli scappa anche la battuta - mi dovrebbero dire se il lavavetri è davvero un mestiere. Perfino Cento che l’ha fatto solo per mezz’ora dovrebbe essersene reso conto».
Zanonato, che si è visto sparato sui media di mezzo mondo per un muro che costava 60.000 euro e non per lo sgombero di 270 famiglie durato due anni e mezzo e costato immensamente di più, la prende alla larga: «Se una vecchietta viene borseggiata all’uscita dell’ufficio postale, difenderla è di destra o di sinistra? - chiede il sindaco di Padova -. Se un giro notturno di clienti e prostitute fa deprezzare il valore di un’area dove abita gente che non ha ancora finito di pagare il mutuo per la casa, intervenire è di destra o di sinistra?». Che domande, verrebbe da rispondere: bisogna intervenire e basta, anche se lo scippato non fosse la vecchietta ma Silvio Berlusconi o se il giro di prostitute deprezzasse la villa di Giancarlo Galan. Tutto il mondo lo sa. Meno la sinistra evidentemente: il passaggio di Zanonato è rivelatore di questa difficoltà, non sua ma della coalizione.
La tesi degli "sceriffi rossi" è che «non si può andare avanti a colpi di ordinanze comunali». «Ci vuole uniformità di comportamenti in tutto il territorio nazionale» dice Cioni. E rinvia al piano Amato. Zanonato aggiunge una scoppola che fa male al destinatario: «Alberto Asor Rosa ha scritto che si dimette da intellettuale di sinistra: si è accorto di quante persone si sono dimesse dall’elettorato di sinistra?». Qualche milione, dottore.
PostillaUn catalogo dei luoghi comuni della "sinistra".
Il Cioni: "Io penso di essere di sinistra ma se c’è uno che dorme sotto il ponte e poi, per bisogno, sale in strada e rapina un passante, io sto dalla parte del rapinato". Già, ma perché portarlo via se sta sotto il ponte e non rapina nessuno?
Lo Zanonato: "Se una vecchietta viene borseggiata all’uscita dell’ufficio postale, difenderla è di destra o di sinistra?". Già, ma se non viene borseggiata perché chiudere con un muro il quartiere dove abitano i potenziali borseggiatori?
Ancora lo Zanonato: "Se un giro notturno di clienti e prostitute fa deprezzare il valore di un’area dove abita gente che non ha ancora finito di pagare il mutuo per la casa, intervenire è di destra o di sinistra?". Questo è il problema: guai a "deprezzare un’area"…
Per finire, ancora lo Zanonato:"Alberto Asor Rosa … si è accorto di quante persone si sono dimesse dall’elettorato di sinistra?". Una volta la sinistra era alla testa, adesso è alla coda, e per sopravvivere perde la ragione della vita.