Ha già raccolto numerose firme l’appello al Presidente Napolitano - sull’onda della notizia pubblicata dal nostro giornale - perché non sottoscriva il decreto scippa-Arsenale lanciato ieri dal Comitato per la restituzione dell’Arsenale a Venezia. «Apprendiamo indignati dai giornali - si legge nell’appello - del colpo di mano, contenuto nell'emendamento del Ministro Passera, che annulla il passaggio dallo Stato al Comune di Venezia di una grande parte dell'Arsenale Nord (area dei Bacini e delle Tese).Questo emendamento dell'ultima ora, inserito furbescamente per accontentare gli interessi privati delle aziende del Consorzio Venezia Nuova, va contro le prospettive di restituzione dell'Arsenale alla città e quindi al suo legittimo proprietario,: il Comune di Venezia. Ci opponiamo con forza a questo evidente sopruso di chi vuole "allungare le mani sulla città" delegittimando il Comune di Venezia»
Presidente Napolitano, non firmi quel decreto che “scippa” l’Arsenale a Venezia per fare solo gli interessi di un consorzio di imprese private. È un appello che arriva da tutta la città - dopo l’inserimento a sorpresa del codicillo nel decreto sull’agenda digitale e l’innovazione del ministro delle Infrastrutture Corrado Passera che restituisce al Demanio le aree del complesso sui cui il Consorzio Venezia Nuova deve compiere le manutenzioni delle paratoie del Mose - al presidente della Repubblica che sta per licenziare il provvedimento e il primo a sollecitarlo è il sindaco di Venezia Giorgio Orsoni, che con lui si è già messo in contatto. Si annuncia già un Consiglio comunale straordinario proprio all’Arsenale - proposto dal consigliere comunale Beppe Caccia e sostenuto dal sindaco - con la partecipazione degli stessi cittadini. «Il presidente Napolitano è perfettamente informato del contenuto di quel decreto - commenta Orsoni - e io spero ancora in un suo intervento, anche se non è assolutamente mia intenzione “tirarlo per la giacca”. Quel codicillo inserito sul decreto sull’innovazione che ci priverebbe di buona parte dell’Arsenale è una cosa vergognosa, un provvedimento fatto solo per tutelare gli interessi privati del Consorzio Venezia Nuova senza tener conto di quelli della città. Non è assolutamente vero, come sostiene il Magistrato alle Acque - e con cui avevamo già discusso il problema - che il passaggio di proprietà al Comune di questa parte di Arsenale non consenta il mantenimento delle lavorazioni del Mose finanziate dallo Stato. Si tratta, certo, di stipulare un nuovo accordo, ma il fatto stesso che il Consorzio paghi già ora un canone di concessione per proprie lavorazioni è la prova che potrebbero farlo su un’area statale, come su un’area privata. Il fatto che la proprietà dell’Arsenale passi al Comune non cambia nulla e la concessione in atto resta pienamente valida. È solo un pretesto per mantenere l’area nelle condizioni attuali, privandoci della proprietà di quasi tutto l’Arsenale nord e impedendoci anche di recuperarlo, visto che non potremo più contare sui canoni concessori che servirebbero per il suo recupero e impedendo ad Arsenale Venezia spa - la società che dovrebbe occuparsi della gestione del complesso - di fare il proprio piano industriale».
Le conclusioni di Orsoni sono amare: «È molto triste che in questa città ormai gli interessi privati prevalgano su quelli del Comune e della città. Così al Consorzio si concede l’Arsenale e quei fondi per il Mose negati dal Governo, in misura infinitamente inferiore, a noi per la manutenzione della città. All’aeroporto, il piano di sviluppo aeroportuale della Save finisce per “mangiarsi” il terminal acqueo destinato a servire la città. E il Porto non vuole trasferire le grandi navi a Marghera per tutelare gli interessi della Venezia Terminal Passeggeri. Per l’Arsenale, se Napolitano non potrà fermare in decreto, spero che possa farlo il Parlamento, quando il provvedimento arriverà in aula per la conversione in legge».
E a annunciare subito battaglia in Parlamento contro il decreto scippa-Arsenale sono già il deputato veneziano del Pd Andrea Martella e il senatore Paolo Giaretta. «Ci auguriamo - dichiarano - che il Capo dello Stato non firmi il provvedimento. Se invece il decreto dovesse essere convertito in legge presenteremo alla Camera ed al Senato gli emendamenti per l’abrogazione di questa norma. E’ necessario mettere lo stop a questo inaccettabile smacco. Riservare al Consorzio Venezia Nuova il ruolo di padrone pressoché assoluto dell’Arsenale significa bloccare ogni progetto di recupero di questa preziosa area, a beneficio della città. Siamo di fronte ad un potere invasivo che grava su Venezia, qualcosa di insopportabile per una città che cerca, anche attraverso l’Arsenale, nuove strade di sviluppo per l’immediato futuro. E’ chiaro che, se passa questo testo, una fetta enorme delle chance di rilancio di Venezia viene a tramontare definitivamente». Sulla stessa linea anche il Pd veneziano con i segretari provinciale e comunale Michele Mognato e Claudio Borghello che giudicano «scandalosa e inaccettabile la scelta di trattenere in capo allo Stato l’Arsenale di Venezia. Il Governo cambi idea e mantenga gli impegni già presi: chiediamo ai parlamentari veneziani e veneti in particolare, di adoperarsi affinché in sede di discussione parlamentare questa stortura venga cancellata».
Nell sottotitolo l’articolo della Nuova Venezia riferisce che il sindaco si è sfogato affermando che con l’iniziativa di Profumo si pone la «la Città in mano agli interessi privati», e convocando un un Consiglio comunale straordinario. E' certamente scandalosa la manovretta di Profumo per allargare surrettiziamenteil già largo spazio già concesso al Consorzio Venezia Nuova a scapito di quello attribuito al Comune. Ma la storia recente (gli ultimi 20 anni) delle intenzioni, dei progetti e degli affari relativi all’"Arzanà dei veneziani" andrebbe raccontata e sarebbe ricca di insegnamenti.
Certo è che le proteste del sindaco (e dei poteri elettivi) che hanno governato la città con piena continuità culturale suscitano, in chi conosce gli eventi veneziani sentimenti di indignazione dello stesso peso a quelli provocati dall’iniziativa del governo Monti. L,Arsenale non era forse già stato concesso al Consorzio Venezia Nuova per la parte più consistente e comunque come utilizzazione dominante nel silenzio complice di tutti? La città non era stata già donata al potente consorzio, e a chiunque volesse usarla come merce?
Del resto, quale proposta strategica è mai stato capace di formularela politica veneziana per quello splendido e gigantesco complesso dopo gli anni in quando De Michelis bocciò la proposta elaborata dalla giunta Rigo-Pellicani, in collaborazione, con i tre ministeri statali interessati, privilegiando la promozione del mercantilismo dell’arte contemporanee in alternativa allo sviluppo delle delle attività legata alla conoscenza, dei rapporti, storici e attuali tra la terra e il mare e al restauro di tutti i beni mobili e immobili che, nella città, quel rapporto testimoniano?
Infine, come sfuggire a un moto d'indignazione quando si legge che il sindaco di Venezia protesta oggi perché il governo favorisce gli interessi privati contro quelli della città, dopo che le vicende che la stampa cittadina ( ed eddyburg) hanno raccontato e denunciato: da quella del Lido di Venezia a quelle contrassegnate dai marchi Benetton , Cardin, Trussardi e via griffando? Ma facciano il piacere...
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